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Collezionare tennis con Franco Alciati

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Hanno tutta la mia ammirazione le persone che si appassionano a un tema e fanno del loro tempo libero una caccia al tesoro. Avete già avuto modo di seguirmi nelle strane avventure di cercatori d’oro come Silvio Bianco, o creatori di “mosche ” da pesca come Fabio Mauri, o collezionisti di carabi come Leonardo Falletti, ma non avrei mai immaginato di vedere collezioni così preziose tutte dedicate al tennis. Il collezionista è il torinese Franco Alciati. Sono entrata in un bellissimo appartamento dove ogni angolo parlava di tennis in modo estremamente raffinato ed elegante, come d’altronde è l’idea di questo sport: quadri, manifesti d’epoca, fotografie, porcellane e bambole Lenci, mobiletti tendiracchette e, ben protette in album, figurine, cartoline e fotografie. Mentre osservo i tesori che Alciati mi mostra, indago….

“Quando hai cominciato a collezionare?”
– Ho iniziato negli anni in cui Panatta aveva reso il tennis uno sport appassionante per tutti. Io giocavo, senza particolari aspirazioni, ma ho cominciato a interessarmi ai tennisti italiani che avevano preceduto Panatta, ai grandi cambiamenti che nel tempo si erano verificati. Acquistavo regolarmente la rivista” Il tennis Italiano” e cominciava a prendere forma l’idea di cercare oggetti e cimeli, restringendo il campo al periodo tra il primo Novecento e gli Anni Sessanta. –
“Ora tu scrivi regolarmente su questa rivista.”
– Ho una rubrica sul collezionismo nella rivista  “Il tennis Italiano” che esce ogni due mesi dal 1929! La più antica al mondo.-
“Quando si è cominciato a giocare il tennis in Italia?”
– Il primo tennis lo giocavano in forma privata gli Inglesi ospiti in Liguria nella villa degli Hanbury; il primo campo in cui giocarono degli Italiani fu quello di Torino annesso allo Stadium, costruito per l’Esposizione Generale del 1911 e demolito durante la Seconda guerra mondiale, poi arrivò il primo vero campo da tennis a Milano. Da allora ci fu una crescita esponenziale di campi e di giocatori, ma solo con Panatta l’idea di praticare il tennis abbandonò la connotazione di sport d’élite.-
“Confermo! Ricordo bene come mi sentivo privilegiata e un po’ intimidita quando ho fatto qualche partitella nel campo da tennis che Silvio Passera, fondatore e direttore di Cose Nostre, metteva a disposizione di noi redattori! Era ancora netta negli Anni Settanta la stratificazione sociale.”
-Sì, secondo me è merito delle grandi vittorie di Adriano Panatta l’aver dato una svolta anche sociale al mondo del tennis. –
Franco Alciati apre le vetrinette e mi lascia fotografare bambole Lenci meravigliose, ceramiche dalle chiare sfumature dove la racchetta da tennis fa da leitmotiv.
“Come riesci a completare e arricchire le tue raccolte?”
– Naturalmente setaccio i mercatini, i venditori ormai mi conoscono e mi tengono da parte pezzi interessanti, ma soprattutto ci sono contatti on line e scambi frequenti. –
“So che hai fondato nel 2009 l’Associazione  Italiana Collezionisti del Tennis, quindi non ti mancheranno i contatti.”
-Siamo una cinquantina, quasi esclusivamente italiani. Tra noi c’è più collaborazione che rivalità, ma certo alcune cose non le cederei per nulla al mondo!-
E mi fa vedere una cartolina  con la figura di un tennista su fondo rosso.
– Questa è stata stampata in pochi esemplari per la presentazione della Coppa Davis a Genova nel 1928 contro l’Australia ed è la copia del manifesto eseguito da Ammirato, artista e tennista. Non la darei via neppure se ne avessi un’altra copia. –
“ Qual è l’oggetto a cui tieni di più?”
– In realtà non è tanto il possesso di un oggetto ad appassionarmi, ma la soddisfazione di ricostruire storia e rapporti fra oggetti: una racchetta ad esempio che appare in mano a quel tennista in una fotografia, un portaracchette da viaggio come quello fotografato tra i bagagli della leggendaria Suzanne Lenglen, la bambola Lenci fotografata insieme alla tennista che ne ha ispirato le fattezze, una cartolina con l’immagine della tennista inviata e firmata proprio dall’atleta.-
“Immagino che tu abbia materiale per raccontare aneddoti e storie a non finire sia su come hai reperito alcuni pezzi, sia sulla loro storia o le curiosità che li legano.”
– Sì, ho modo di raccontare: ho scritto alcuni libri e tutti gli anni, dal 2010, esce un “quaderno del collezionista” a cura della nostra Associazione: mi piace ricostruire meticolosamente un periodo storico, ad es. nel 2025 è uscito “ Il tennis club Juventus” in cui ho ricostruito tutte le gare disputate dal 1923 al 1942. Nel 2023 ho parlato delle figurine italiane dedicate al tennis, dalle prime Liebig ai giorni nostri.-
“Cosa mi racconti delle cartoline? Ne hai raccoglitori pieni.”
– Sono particolarmente affascinato da quelle illustrate da grandi firme come Boccasile, Dudovich, Meschini, ma anche le altre sono molto ricercate dai collezionisti.-
“E quelle magnifiche bambole Lenci ?”
– A loro ho dedicato una delle mostre all’Archivio di Stato: insieme ai giocattoli di fine Ottocento e primo Novecento legati al tennis si pavoneggiavano le signorine Lenci, in panno, elegantissime. Esiste un bel catalogo di quella mostra.-
“A proposito di eleganza: so che hai riservato un posto speciale alla francese Suzanne Lenglen, Cosa ti ha colpito in lei?”
– Intanto un legame con Torino c’è! È venuta a giocare nel campo dello Stadium nell’aprile del 1926. Era una tennista celebre per le vittorie in Francia e Regno Unito; aveva vinto 25 titoli del Grande Slam tra singolare, doppio e doppio misto. È stata la prima tennista a dettare moda nell’abbigliamento: con lei le gonne, con grande scandalo, salirono al polpaccio e nelle foto è sorprendente vedere come, anche grazie a questa maggiore libertà di movimento, saltava arrivando a colpire palle impossibili!
“Leggera sulla punta delle espadrillas come una ballerina, le avversarie se la ritrovavano d’improvviso a rete, e si battevano da sole pensando che un banale pallonetto fosse sufficiente a superarne la modesta statura. Suzanne, capace di saltar la rete a piedi pari, si librava leggerissima verso l’alto, e non falliva una sola schiacciata”, racconta Ginni Clerici nella biografia della Lenglen. Io ho la racchetta con cui lei ha giocato ad Atlanta nel gennaio 1027 durante il suo tour professionistico nel Nord America! Sto anche ricostruendo tutti i momenti della sua venuta a Torino nel 1926.-
“Dimmi il nome dei tuoi miti del tennis…o lawn-tennis come si ostinano a dire gli Inglesi.”
– Sto scrivendo un libro dedicato a Uberto ei Morpurgo, triestino, quindi prima austriaco poi dal 1921, dopo la guerra, italiano; grande tennista, fu il  primo atleta a vincere una medaglia olimpica nel tennis per l’Italia.
Tre nomi del tennis moderno comunque su tutti: Panatta, Nadal e Sinner ovviamente!-
“Hai in programma una nuova mostra all’Archivio di Stato? Mi dicono che i tuoi pezzi fanno invidia ai più grandi musei del tennis come quello di Wimbledon, Roland Garros e Newport!
Bisognerebbe proporti al più presto una mostra qui a Caselle, dove anche grazie al nostro direttore Elis Calegari la tradizione tennistica continua…”
– Perché no. Intanto verrò a vedere i vostri campi da tennis! –
E di sicuro qualcuno cercherà nei vecchi bauli qualche meraviglia per te: racchette in legno della Sarp o della Sail, palline firmate dai campioni o quelle della Pirelli anni ‘28-’29, cartoline spedite da Panatta…Chi lo sa!
Naz
contatti: alciatifranco@libero.it

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