Tutto come previsto e ampiamente prevedibile.
La tornata elettorale 2024 legata alle votazioni europee e regionali ha riservato ben poche sorprese, con un dato che non può che allarmare: il primo partito in Italia è quello degli astenuti, di chi non si è recato alle urne. Anche Caselle ha confermato questo preoccupante trend nazionale, visto che anche da noi ha tenuto a esprimere il proprio parere meno del 50% degli aventi diritto.
A San Maurizio è andata un po’ meglio, ma veramente di poco.
Le cause giungono da lontano e sono legate a fattori demografici, istituzionali, culturali e politici, rendendo palese una generale e sempre più marcata disaffezione per la cosa pubblica.
I partiti ci hanno messo abbondantemente del loro durante un’eterna campagna elettorale, usando il troppo tempo a disposizione non tanto per proporre e divulgare i programmi, quanto per trasformare il periodo in una costante verifica della loro esistenza in vita, della capacità di gestire il consenso, quasi si trattasse d’una votazione italiana di metà mandato.
L’ ubiqua netta torsione a destra scelta dal Vecchio Continente ha continuato a soffiare in modo deciso anche da noi, tanto che Fratelli d’Italia, il primo partito di governo, ha raccolto molto ovunque. Anche a Caselle e San Maurizio i maggiori consensi sono andati a Giorgia Meloni, che ha visto consolidarsi la sua leadership.
Poteva andare decisamente peggio al PD, che secondo alcuni sondaggi della vigilia aveva come sbarramento il non scendere sotto il 20%. Il 24 per cento raggiunto può essere una buona base di partenza per Elly Schlein, che però senza l’ attuazione d’un “campo largo” vede preclusa l’ambizione di voler mettere il fiato sul collo alla Meloni. “Campo largo” quanto mai difficile da realizzare, viste le perenni divisioni della sinistra e del centro-sinistra, unite allo schianto dei 5Stelle, al costante suicidio di Renzi e Calenda, e all’avanzata di Alleanza Verdi e Sinistra, forse l’unica vera grande sorpresa di questa votazione.
L’ “effetto Vannacci” non ha impedito alla Lega di perdere terreno nei confronti di Forza Italia, che ha dovuto ancora una volta aggrapparsi a Berlusconi per poter procedere.
Curioso e stravagante come a Caselle e San Maurizio ci siano stati, rispettivamente, 18 e 11 voti dati a Rassemblement Valdotain.
Per quanto concerne le elezioni regionali, scontatissimo il successo di Alberto Cirio, primo nostro governatore a cui viene concesso un mandato bis. Anche se si fa fatica a ricordare qualcosa di veramente epocale attuato da Cirio, bisogna riconoscere che il politico di Sinio ha saputo reggere la scena, essere sempre presente quando occorreva, sapendo evidentemente parlare al cuore della gente, creando una vantaggiosa affinità di vedute e sconfinando in un’alleanza palese pur non sancita col sindaco di Torino, Stefano Lo Russo.
Cirio ha raccolto più del 56% dei consensi. Grazie alla lista civica creata ad hoc, ha intercettato pure il consenso di chi in area moderata non si riconosceva nei partiti e ha messo tra sé e la Pentenero una differenza di ben 400.000 schede, segno ultra manifesto che il popolo di chi ha votato ha gradito il suo operato.
Ciò è avvenuto anche sfruttando l’autolesionismo del PD.
Il Partito Democratico ha iniziato la sua campagna elettorale in evidente ritardo, teso com’era a cercare un’impossibile quadratura del cerchio per proporre un candidato comune e condiviso. Le lotte interne al partito, che vedevano la fazione di Bonaccini a quella della Schlein contrapporsi, hanno originato fratture che hanno finito con l’indebolire il PD sabaudo e sperperare due possibili candidati forti, come Daniele Valle e Chiara Gribaudo. Non trovando accordo, e alla fine quasi scontentando tutti, per evitare un’ennesima figura di “pauta”, – dopo che già con l’ “affaire” legato alla famiglia Gallo un bel harakiri s’era attuato -, la scelta del candidato unico è caduta su Gianna Pentenero, una donna dal notevole curriculum e indubbie qualità, chiamata a immolarsi per spirito di servizio. Complice il deciso crollo dei 5Stelle, contenti del loro isolazionismo che li ha portati ben sotto il 10%, la Pentenero ha convogliato il PD oltre quota 33, ha tenuto Torino e nell’area metropolitana ha contenuto il distacco, il che non è poco date le premesse, ma non può soddisfare. A meno che non si sia felici di arrivare sempre secondi e non provare a creare le premesse per poter vincere.
Caselle e San Maurizio sostanzialmente si sono allineate alla tendenza della nazione. I Sanmauriziesi hanno assegnato a Cirio ben 2.431 voti, pari al 55,99 % , e alla coalizione della Pentenero 1.385 consensi (31,90 %).
A Caselle c’è stata una miglior tenuta del PD e del centro-sinistra, capace di andare oltre il 37% con 1.939 voti, ma il prescelto anche da noi è stato Alberto Cirio, a cui è andato il 48,53%, intascando ben 2.514 schede favorevoli.
Nulla da fare per i candidati locali, risultati ambedue non eletti.
Andrea Borello s’è piazzato 15° nella lista PD con 1.562 consensi, mentre Endrio Milano, che stava nella lista exploit di Alleanza Verdi e Sinistra, è risultato 13° con 290 preferenze. Out anche Mino Giachino, undicesimo tra i papabili di Fratelli d’Italia, con 952 voti.
Tutto com’era ampiamente previsto
Elezioni europee e regionali
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