Servizio al prossimo

Domenica 19 gennaio mattina, sveglia non troppo presto, ci troviamo in sede alle 10 e mezza per il “servizio” di Sant’Antonio, processione e benedizione degli animali. È inverno, fuori fa un po’ freddo e c’è un’acquerugiola fastidiosa. Ci protegge il cappello con visiera, magari stavolta è utile, e un buon giaccone cucito con le stoffe di una volta, sembra ancora nuovo. Un caffè nella sede al caldo prima di metterci in marcia. Quanti siamo? Be’, neanche pochissimi, una ventina, grazie all’aiuto dei tanti amici delle bande canavesane. Che ricambieremo a tempo opportuno.
Ma a molti musici questo non piace. “…Suonare alle intemperie ansimando per tenere il passo non è il massimo. L’inquadramento non è perfetto e le note a volte escono stonate. Meglio non andare a fare figure…” Sbagliatissimo! Lo spirito della banda si vede proprio in queste occasioni, a mantenere alte le tradizioni e cercare comunque di dare il meglio ed offrire una certa qualità musicale, anche in pochi.
Siamo volontari? La applicazione regionale della legge del Terzo Settore ci ha inquadrato come tali, tra qualche dubbio; ma forse proprio in queste occasioni possiamo dire che ci avviciniamo allo spirito del volontariato. Un bicchiere di aranciata e un salatino come compenso, siamo qui solo per far vivere le tradizioni e dare un po’ di calore alla gente, ringraziando le amministrazioni locali che ancora ci permettono di coltivare il nostro sogno musicale.
Dimenticavo, gli esperti fiscali mi dicono che sarebbe meglio non usare la parola servizio ma “accompagnamento musicale”. Siamo all’assurdo o pare solo a me? Anche nel Vangelo si parla di servizio al prossimo e non credo avessero in mente la fatturazione elettronica.