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venerdì, Maggio 2, 2025

    Contratti commerciali e sviluppo sostenibile: il punto dell’Avv. Tappero

    La commissione europea ha definito lo sviluppo sostenibile come la chiave per soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere quelli della generazione futura.
    Per realizzare tale obiettivo, è stato previsto un pacchetto normativo europeo, che detta i principali standard ed obblighi di trasparenza a cui le imprese devono conformarsi in tema di sostenibilità ambientale, sociale e di amministrazione (cosiddetti criteri ESG).
    Quali sono le imprese che devono adempiere all’obbligo di reporting aziendale riguardante la sostenibilità?
    – grandi imprese europee, quotate e non, che fatturano più di 150 milioni di euro annui;
    – grandi imprese estere, quotate e non, che fatturano in UE più di 150 milioni di euro;
    – piccole e medie imprese quotate, pur potendo beneficiare di un maggior arco temporale per adeguarsi.
    Tuttavia, anche le PMI dovranno valutare attentamente i rischi derivanti da un mancato adeguamento, nel tempo, ai nuovi standard europei (per esempio: esclusione dal mercato, minor competitività).
    La normativa di riferimento è contenuta nella direttiva europea CSRD 2022/2464
    (Corporate Sustainability Reporting Standard Directive), entrata in vigore il 1° gennaio 2023.
    Il focus della direttiva è incentrato sull’adozione di un modello di gestione trasparente, che permetta:
    – di monitorare l’impatto che una specifica realtà produttiva ha sull’ambiente;
    – di misurare gli effetti che un corretto adeguamento agli standard di sostenibilità può avere sul processo produttivo.
    In relazione al recepimento della CSRD, l’art. 5 della stessa direttiva dispone che gli Stati membri diano seguito adottando le previsioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie a conformarsi agli artt. 1 – 3 della direttiva, entro il 6 luglio 2024.
    Si stima che i soggetti obbligati ad allinearsi alla nuova normativa saranno circa 50.000.
    Le regole dettate dalla direttiva avranno un’applicazione progressiva a partire dal 2024 sino al 2028, a seconda della dimensione dell’impresa.
    I criteri ESG hanno un impatto rilevante anche in rapporto alla disponibilità di erogazione dei finanziamenti alle imprese da parte del sistema bancario.
    In tale ambito, le linee guida dell’EBA (European Banking Authority) prevedono che nella valutazione del merito creditizio delle imprese di ogni dimensione debba essere considerata “l’esposizione del cliente ai fattori ESG, in particolare ai fattori ambientali e all’impatto sul cambiamento climatico, e l’adeguatezza delle strategie di mitigazione, come specificate dal cliente”.
    In caso di mancato adeguamento alla direttiva CSRD, le aziende potranno incorrere in sanzioni amministrative, oltre che in diverse ulteriori misure.
    Ciascuno Stato membro provvederà a determinare la specifica tipologia di sanzione da comminare all’interno della propria giurisdizione, nonché l’entità della stessa.
    “Al progress a cösta sacrifissi”

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