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sabato, Settembre 14, 2024

    Le sorelle Marchisio, le voci torinesi che infiammarono Parigi

    Il loro è stato uno dei pochi casi al mondo, nella storia della lirica, in cui due sorelle si sono esibite insieme, per anni, una come soprano, l’altra come contralto. Parliamo di Barbara e Carlotta Marchisio, nate a Torino, rispettivamente il 6 dicembre 1833 e l’ 8 dicembre 1835. La loro era una famiglia di musicisti. Addirittura, il padre gli strumenti li costruiva, più precisamente assemblava e accordava pianoforti, mentre i fratelli, Antonino e Giuseppe, erano pianisti e compositori e insegnarono a suonare anche alle due sorelle. È proprio il caso di dire che il loro successo era legato esclusivamente alle straordinarie doti canore, senza alcuna influenza estetica, visto che erano tutt’altro che avvenenti o fatali. Anzi, il pubblico più malizioso (e le colleghe, accecate dall’invidia, che avevano cerato di entrare dalla porta principale della lirica, senza riuscirci…) le chiamavano “le due cantanti brutte”, indirizzando spesso a loro frasi che oggi verrebbero definite “body shaming”. Poi, quando iniziavano a cantare, zitti tutti, visto che le loro doti vocali ammutolivano la platea, lasciando la gente a bocca aperta. Nel 1863 Gioachino Rossini scrisse “Le Petite Messe Solenne”, una composizione sacra, realizzata per dodici cantanti, di cui quattro solisti, prevedendo pianoforti e un armonium, ovvero un tipo di organo a serbatoio d’aria. Nel 1864 Rossini individuò le sorelle Marchisio per interpretare le parti solistiche femminili, permettendo loro di diventare il più emblematico esempio di eccellenza canora lirica dell’ ‘800. Per queste signore fu un trampolino di lancio straordinario; Carlotta, la più giovane, a ventuno anni aveva debuttato nella “Norma” di Vincenzo Bellini, mentre Barbara, ancora quando si esibiva da sola, ebbe il merito di guadagnarsi il palco del Teatro Real di Madrid, offrendo la propria voce in importanti opere come, “Il Barbiere di Siviglia”, “Lucrezia Borgia” e “La Cenerentola”. Le due sorelle si unirono artisticamente nel 1858, due anni dopo debuttarono a Parigi, esibendosi in “Semiramide” di Rossini, all’Opera. Per l’occasione questo straordinario evento fu diviso in quattro atti (anziché due come l’originale), previde un corpo di ballo e una scenografia faraonica, che consacrò le Marchisio come le due grandi dive della lirica dell’epoca.
    Nella carriera delle sue sorelle sabaude un ruolo importante lo ebbe Carlotta Marchionni, l’attrice teatrale toscana, ma torinese d’adozione che, nel ruolo di insegnate all’Accademia Filodrammatica di Torino, diede lezioni di arte scenica, soprattutto a Carlotta. La caratteristica della coppia lirica piemontese era legata alla loro estrema intesa, che permetteva alle due voci di unirsi un’unica entità sonora, esempio di potenza e di capacità nel far vibrare le corde vocali, governandole come fa un domatore con un leone, ora aggressivo e pericoloso, ora dolce e affettuoso. Come in ogni favola, amara, che si rispetti, dopo il successo, gli allori, la popolarità a livello internazionale, ecco che puntuale arrivò il dramma: Carlotta, a 37 anni, morì di parto. La sorella maggiore continuò a cantare, ma lo fece con il dolore nel cuore, tanto che decise di uscire di scena. Si dedicò all’insegnamento e, in età avanzata, si recò a Napoli, dove impartì preziose lezioni al Conservatorio di San Pietro a Majella, trovando come allieva la celeberrima Rosa Raisa, soprano di discendenze russe e polacche, che Arturo Toscanini volle fortemente per la prima assoluta del “Nerone” (di Arrigo Boito) alla Scala di Milano. Poi la Marchisio si trasferì nel Veneto e qui impartì lezioni ad un altro mito della lirica, Toti Dal Monte, che seguì una carriera simile a quella della Raisa, visto che lo stesso Toscanini la cercò per il nuovo allestimento del Rigoletto di Verdi.
    Barbara morì a Mira il 19 aprile 1919, lasciando un’eredità artistica, al pari della sorella, unica.

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