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sabato, Settembre 14, 2024

    Marco Polo: mercante, cartografo, etnografo e ambasciatore

    Una gloria italiana in mostra a Venezia

    Per celebrare i 700 anni della morte di Marco Polo (1254-1324 ) Palazzo Ducale di Venezia ospita la mostra “I mondi di Marco Polo. Il viaggio di un mercante veneziano del Duecento”, un’esposizione con circa 300 opere provenienti dalle collezioni veneziane e da importanti istituzioni italiane ed europee.
    Questo grande viaggiatore va ricordato soprattutto poiché il suo non fu un approccio all’Oriente mosso da esclusivi interessi commerciali – che furono certamente l’incipit della sua avventura – ma quello di un geografo, di un etnografo e di un antropologo.

     

    Monumento a Marco Polo, Ulan Bator, Mongolia_foto Tsegi Marion

    All’origine una grande curiosità per l’alterità, vista come patrimonio da conoscere e da trasferire nelle terre in cui il cristianesimo aveva eletto i suoi domini come centro del mondo.
    Il territorio d’indagine in cui si mosse Marco Polo era immenso: l’impero mongolo. Allora era sconfinato: basti dire che si estendeva per 24 milioni di chilometri quadrati, con cento milioni di individui, vale a dire un quarto della popolazione mondiale di allora. Fondato da Gengis Khan (1162-1227), l’impero vide la luce (1206) con l’unificazione di molte tribù locali – soprattutto con le popolazioni tartare – e, aspetto importante, la politica condotta dal potere mongolo favorì i contatti economico-culturali con l’Occidente e l’Oriente. Con la morte del fondatore l’impero mongolo fu suddiviso in quattro parti, ognuna delle quali aveva a capo un proprio khan.
    Pur non essendo il primo occidentale a esplorare quei territori (antesignani furono: Ascelino da Cremona, Giovanni di Pian Carpine e Guglielmo di Robruck) Polo adottò un approccio da cartografo, da etnografo e da antropologo, guardando a quei mondi lontani, con un interesse che andava oltre quello eminentemente commerciale: fu molto attento a usi e costumi, puntando così l’attenzione su quegli aspetti culturali che, pur nella loro estrema differenza rispetto a quelli dell’osservante, erano comunque depositari di conoscenze e tradizioni che fanno parte dell’identità di un popolo.
    Figlio d’arte verrebbe da dire, infatti il padre e lo zio, Nicolò e Matteo Polo, iniziarono il loro viaggio nel 1260 partendo da Soldaia sul Mar Nero e spingendosi fino a Bukhara nell’odierno Uzbekistan. Giunsero alla corte del Gran Khan dei mongoli, Kubilai, in Cina. Iniziarono quindi il viaggio di ritorno nel 1266. Ripartirono da Venezia nel 1271con Marco, che allora aveva 17 anni.
    Si diressero alla corte di Kubilai dopo aver attraversato Persia, Asia centrale, i deserti della Cina occidentale e il Catai, seguendo quella che nei secoli successivi sarà chiamata la “Via della seta”. Nel regno del Gran Khan, i Polo vi rimasero quasi vent’anni con il ruolo di mercanti, però, stando a Il Milione, Marco ebbe anche incarichi politico-amministrativi di fiducia, fino ad assumere il titolo di governatore di una città.
    Nel 1290 i polo ripresero il viaggio di ritorno e cinque anni dopo fecero rientro a Venezia.
    Secondo la tradizione, Marco sarebbe stato imprigionato nelle carceri genovesi forse già dal 1296: dobbiamo infatti ricordare che Venezia e Genova erano allora in lotta per il predominio commerciale nel Mediterraneo.
    Nelle prigioni genovesi dettò il resoconto dei suoi viaggio a Rustichello di Pisa (seconda metà XIII secolo-inizio XIV): vide così la luce Il Milione – o Divisament du monde.
    Dopo aver riacquistato la libertà e ritornato a Venezia, si dedicò all’attività commerciale, si sposò ed ebbe tre figlie.
    Il Milione si presenta come un’opera contrassegnata da un notevole sincretismo letterario, in cui traspare l’influenza di generi diversi: in alcune parti è evidente il peso dell’immaginario fantastico medievale, il altre prevale la cronaca e sono abbondanti la novellistica e la tradizione leggendaria orientale.
    Si ritiene che il titolo del libro sia il risultato un’aferesi di Emilione, soprannome della famiglia Polo.
    Moltissime le copie e soprattutto le rielaborazioni. La veste originaria sarebbe quella di due soli codici conosciuti: uno in francese e l’altro in toscano. Nel secondo sono stati effettuati tagli per eliminare le fantasie orientali e gli aspetti cavallereschi del primo, in cui invece sono enfatizzati. Sono centinaia le elaborazioni effettuate nei secoli successivi in molte lingue, moltissime varianti e inserzioni secondarie: 150 i manoscritti conosciuti prima della diffusione della stampa.
    Il Milione fu per molto tempo un testo di riferimento per viaggiatori, geografi e cartografi: anche Cristoforo Colombo ne ebbe una copia pubblicata ad Aversa nel 1485. Dalla metà del XV secolo, nella maggior parte dei mappamondi erano presenti i luoghi indicati da Marco Polo.

    I MONDI DI MARCO POLO
    IL VIAGGIO DI UN MERCANTE VENEZIANO DEL DUECENTO
    Venezia, Palazzo Ducale
    Fino al 29 settembre 2024

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