Sono ancora in tempo per una proposta culturale? Qualche giorno fa mi è arrivato un invito da parte dello staff di Urbano Cairo per assistere alla conferenza “La forza della qualità”, roadshow che stanno portando in tutta Italia. Ho scoperto l’impero della RCS, apprezzato l’eccellente presentazione di due amministratori delegati, gustato un ottimo aperitivo ma soprattutto ammirato la location che Urbano Cairo ha scelto: il Museo del Risorgimento di Palazzo Carignano.
Un museo che forse stiamo un po’ sottovalutando. La visita guidata prevista prima dell’evento è stata diligentissima, ma per motivi organizzativi molto breve, così ci sono tornata due giorni dopo. Una visita però non basta, tante sono le sale con i documenti, i reperti, le opere d’arte da osservare! La storia, quella che non è stata forse troppo manipolata dalle migliaia di fonti …fake come quelle odierne. La storia nostra che riguarda la nascita dell’Italia unita è lì dentro: e ora il museo è rinnovato e decisamente affascinante. Io vi ero andata in visita scolastica con i ragazzi, tantissimi anni fa, ma tornarci è stato entusiasmante; un bel modo anche per ripassare la storia. Istituito nel 1878, ma aperto al pubblico nel 1908 nei locali della Mole Antonelliana, il Museo Nazionale del Risorgimento è il più antico tra i musei italiani di storia patria. Ospitato dal 1938 nelle sale di Palazzo Carignano, il museo è stato completamente riallestito nel 2011 in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Grande emozione dà ancora affacciarsi sulla Camera dei Deputati del Parlamento subalpino. Già allora la politica aveva messo in un angolo gli ideali? Non so, mi concedo l’emozione della visita alla cella di Silvio Pellico, cerco di decifrare le grafie ottocentesche di lettere e documenti contro patrioti carbonari e mazziniani, guardo con invidia le belle scatole con strumenti per il disegno e l’acquerello di Carlo Alberto, le porcellane dentro una valigetta da viaggio, i piccoli tesori di una vita da …re. Ancora però non vi ho rivelato la presenza nel Corridoio della Camera del Museo di una interessante mostra fotografica di 94 scatti che potrete ammirare fino a fine giugno. “Professional dreamers” è dedicata a donne che hanno saputo seguire un sogno e ne hanno fatto una professione. L’indagine è opera di due fotografi: Tiziano e Gianna Baldizzone e una psicologa: Remigia Spagnolo. La curatrice della mostra è India Dhargarkar. Il progetto globale è sostenuto dalla Fondazione di Marisa Bellisario. Nel corso di alcuni incontri proposti sempre qui all’interno del Museo gli autori dialogano con queste quindici donne che hanno saputo affrontare problemi, condizionamenti e stereotipi realizzando il proprio sogno in ambiti diversissimi. I ritratti fotografici le rivelano immerse nel loro sogno: Emily Young scultrice, usa la pietra per far emergere il legame stretto che abbiamo con il nostro pianeta; Eriko Horiki dedica la sua vita alla rituale creazione del washi, una speciale carta fatta a mano; Severina Lartigue segue la sua ossessione floreale creando fiori di ogni materiale; Lida Kindersley insegue l’ispirazione delle lettere dell’alfabeto e con la propria squadra lavora a incidere lettere e simboli; Elisabetta Ajani coinvolge anche i suoi allievi d’accademia nella creazione di scenografie, attingendo a un disegno che sembra scritto in lei da forze ereditate dal padre sensitivo; Riccarda de Eccher è capace di unire due passioni: le Dolomiti e l’acquerello, scalandole prima e dipingendole poi; Helen Nonini, è imprenditrice poliedrica e per molti anni ha indossato il turbante per far sentire alle donne in chemioterapia il suo sostegno; l’arciera Elisabetta Mijno nello sport e nella professione di chirurgo ha saputo vincere la sua disabilità; Debora Rizzetto è sorpresa dallo scatto fotografico in mezzo alle api regine di cui sorprendentemente ha deciso di prendersi cura; Annalisa Buffo appassionata di alberi e …degli alberi genealogici delle cellule progenitrici, come scienziata, studia per aprire la via a interventi riparatori al cervello; Mariacristina Gribaudi impegna le sue energie tra casa, fabbrica, musei, creando continui momenti di apertura e inclusione; infine Chloè Meyzie: in una famiglia di musicisti di strumenti a fiato infila la scelta di suonare il sassofono e non ancora paga, diventa Direttore d’ orchestra; Lucie Branco diventa scalpellina dei Compagnons du Devoir du Tour de France a dispetto di divieti e pregiudizi; infine, Armelle Chiari, che vediamo in fonderia chiusa in un’armatura come un’ esploratrice spaziale, dà vita a opere d’arte tra metalli e fuoco. Una vera sorpresa queste biografie, la sensazione di trovare delle amiche.
Dopo l’uscita del nostro giornale avremo ancora due date possibili per gli incontri in programma: 13 maggio ore 18: incontro con l’équipe organizzatrice e l’11 giugno ore 18 incontro con Patrizia Caraveo, astrofisica ed Helen Nonini, imprenditrice e brand advisor.
Ma perché donne sognatrici e coraggiose proprio qui in questo museo? Voglio interpretare l’abbinamento: proprio perché qui si ricordano tanti sognatori che hanno combattuto e spesso dato la vita per i loro sogni. Il valore che distingue questa mostra è che si tratta di donne e anche se ne conosco altre testarde e sognatrici come queste, sono felice che l’obiettivo si fermi su loro. Chissà che possano anche suggerire a questo museo uno spazio riservato alle donne che durante il Risorgimento hanno dato un enorme contributo e non solo cucendo bandiere e camicie garibaldine.
Naz
Museo del Risorgimento, tesori da riscoprire
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