Massimo Sacchetti
“Misty grey 1”
2024
Tempere su tavola
Rapisce il pensiero e richiama oniriche immagini la visione di vette sui cui versanti la nebbia ascende e che la luna rischiara, mentre esercita un fascino ipnotico la silenziosa, lenta nevicata osservata fra gli alberi di un bosco. Tali esperienze favoriscono la comprensione dell’inscindibile e profondo legame fra gli abitanti della montagna e la natura del luogo di origine, rapporto che conduce spesso gli artisti nativi di erte regioni a rendere omaggio alla propria terra.
Il paesaggio montano è il tema della mostra “Clair de lune”, di Massimo Sacchetti, allestita nella sala espositiva Hôtel des États di Aosta (Piazza Chanoux) e a cura di Daria Jorioz. Nel catalogo sono presenti testi della curatrice, dell’artista, di Rolando Deval e Alberto Fiz.
Sacchetti, che nel 2016 ha esposto con una personale al Castello Gamba di Chatillon, vanta numerose mostre in Italia e all’estero.
L’autore raffigura paesaggi nella loro continua trasformazione, nel susseguirsi di diverse condizioni atmosferiche e nel mutare di acqua e aria che si fondono e percorrono la superficie dei rilievi, scorrono verso il fondovalle oppure sorvolano e risalgono lentamente i declivi, celando e svelando sagome.
I dipinti comunicano come sia necessario acuire lo sguardo, dedicare attenzione ai dettagli per carpire la complessità nella trama della vegetazione che ricopre tratti di pendici e creste e come ci si debba porre in ascolto dell’apparente immobilità per cogliere l’evoluzione degli elementi naturali. Scure, statiche forme e nebbiosi, indeterminati contorni si sovrappongono e generano infinite variazioni di grigi.
Sacchetti ricrea altresì con lamine sottili di resina trasparente e graniglia in vetro di Murano la “Galaverna”, creazioni poggiate su ceppi lignei oppure su vasi di porcellana frantumati e irregolarmente ricomposti (“Instabile”).
Vengono raffigurate dunque le strutture effimere composte da delicati cristalli d’acqua destinati a rimanere solamente nella memoria, fugaci sculture naturali in bilico tra caos e geometria, tra leggi fisiche e immaginazione.
L’artista traduce asperità e dolcezza di un variegato territorio, ne ricerca l’essenza, il romantico infinito verso cui si apre l’animo che aspira al trascendente.
Nel lavoro dell’autore è riflessa inoltre l’incessante opera degli uomini per dominare i segreti della montagna, affascinante e difficile, incantevole e pericolosa: un perseverante incedere attraverso brevi passi conduce alla scoperta di splendide vedute, fra lo sfolgorio del sole fratto e diffuso dal vapore atmosferico e il pallido chiarore della luna piena.
In paesaggi diurni e notturni, ombre e luci si alternano e sottolineano forme che emergono con discrezione dalla moltitudine di segni pittorici.
La tecnica rievoca la tradizione: sulle tavole preparate con imprimitura di gesso e colla animale, alla stesura di tempere all’uovo segue l’utilizzo di pastelli autoprodotti dall’artista per mezzo di pigmenti naturali e collanti; il gesto dell’autore intreccia quindi sul supporto numerosi toni, sia caldi sia freddi, di grigio.
Nei boschi, gli aghi dei pini cadono inoltre al suolo in densi strati che ammantano e proteggono terreno e radici come fossero un vestito: nell’opera “Inverno” l’artista rappresenta la coltre di foglie quale uno scultoreo soprabito attorniato di alberi.
In contemporanea all’ultimo periodo di apertura dell’esposizione aostana, dello stesso artista si inaugura altresì la mostra “Galaverna” a Flashback Habitat (Corso Lanza 75, Torino – direttore artistico Alessandro Bulgini): sono ivi presenti otto opere che riproducono il fenomeno invernale, di cui l’autore coglie finanche le variazioni cromatiche, in conseguenza alle diverse angolazioni con cui la luce attraversa le traslucide sculture.
Due mostre estive per chi ama la montagna, i suoi silenzi e la gratificazione spirituale che può regalare la contemplazione di boschi e cime, figurata da un artista di consolidata capacità tecnica.
Massimo Sacchetti
“Galaverna”
2023-2024
Legno, graniglia di vetro e resina