La storia dei nostri saloni aeronautici iniziò nel 1961, in occasione dei festeggiamenti per i cento anni dall’Unità d’Italia. Torino cambiò volto: la monorotaia, il circarama…Alcuni edifici, con alterne fortune, sono sopravvissuti, come l’abbandonatissimo Palazzo del Lavoro e quello ancor bellissimo, il “PalaVela”.
A quei tempi la Fiat Aviazione partecipava ai vari saloni internazionali dove era in grado di esporre al pubblico tutta la sua produzione: dai velivoli, alle attrezzature, dell’importante sezione aviazione con gli ultimi modelli costruiti. Iniziarono così le consultazioni anche con gli enti locali torinesi e le istituzioni del Paese per gettare le basi per un eventuale salone da svolgersi nel capoluogo torinese.
Nel novembre 1963 con una conferenza stampa, venne annunciato ufficialmente dall’ingegnere Giovanni Nasi, presidente di Torino Esposizioni, che nel 1964 si sarebbe inaugurato il primo Salone Internazionale di Aeronautica. Erano presenti il sindaco di Torino ing. Anselmetti, il comandante della Prima Regione Aerea, gen. S.A. Antonio Giachino in rappresentanza del Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare Italiana, oltre a molte altre autorità civili e militari e una larga rappresentanza della stampa italiana e straniera.
Il Salone si proponeva di inserire Torino e l’Italia nell’ élite aeronautica mondiale che in Europa Occidentale aveva i suoi capisaldi a Le Bourget vicino a Parigi, Farnborough in Inghilterra e Hannover in Germania.
All’inizio si pensava di creare un nuovo Salone a Bruxelles ma, data l’importanza che poteva assumere la città di Torino, si preferì portare la mostra nel capoluogo piemontese. Non poche furono le pressioni della Fiat, che a quei tempi era una vera potenza.
Nel contempo, a cura del Ministero della Difesa, venne allestito nel Palazzo Vela il Museo Nazionale dell’Aeronautica, che raccolse l’abbondante materiale storico, tecnico, scientifico e divulgativo dell’aviazione italiana. Il museo venne inaugurato durante il primo Salone Internazionale dell’Aeronautica.
Nell’ambito del Salone venne anche inaugurato un cippo ricordo, eretto nel vecchio campo volo di Mirafiori dove, all’inizio del secolo scorso, si innalzarono in volo i primi aviatori italiani.
Nel Cimitero Generale della città di Torino venne anche costruito un Mausoleo dedicato ai caduti del volo del Piemonte.
Con cadenza biennale, dal 1964 al 1972, cinque Saloni vennero gestiti e coordinati da Torino Esposizioni, importanti eventi che resero il capoluogo piemontese e l’Italia nel novero delle grandi manifestazioni internazionali. Purtroppo gli alti costi di gestione e l’avvento della crisi petrolifera, sommato al fatto che la FIAT nel frattempo aveva dismesso all’Aeritalia la sua produzione aeronautica, causarono la chiusura definitiva di questa grande manifestazione.
Il primo Salone Internazionale dell’Aeronautica di Torino e delle Attrezzature Aeroportuali venne inaugurato il 31 maggio 1964, alla presenza del Ministro della Difesa Giulio Andreotti, del Capo di S.M. dell’Aeronautica Militare Gen, S.A. Aldo Remondino, dal prof. Vittorio Valletta, dell’avv. Gianni Agnelli, da parlamentari e alte autorità civili e militari.
L’importante rassegna organizzata per la prima volta a Torino, che come ben conosciamo fu la culla dell’aviazione italiana, ottenne un buon successo con oltre 300 espositori e circa 400.000 visitatori.
Dal punto di vista organizzativo la rassegna torinese venne suddivisa in due settori principali, una mostra statica di aerei, motori ed equipaggiamenti al Palazzo delle Esposizioni al Valentino, e una dinamica all’aeroporto di Caselle.
Con questa prima edizione il nostro Paese si era inserito perfettamente nel novero degli altri saloni di primaria importanza, anche se inizialmente non mancarono i problemi nei trasferimenti da Torino Esposizioni all’aeroporto di Caselle dove si potevano ammirare i velivoli, sia in mostra statica sia durante le presentazioni in volo.
Nel grande e luminoso salone “Edoardo Agnelli” a Torino Esposizioni lo stand della Fiat raggruppava tutte le migliori produzioni in atto, attirando un folto pubblico e una grande ammirazione da parte della stampa internazionale. In esposizione il G.91T e l’F-104G, poi il modello in scala naturale 1:1 di una delle gondole motori del nuovo progetto della Fiat il G.222 V/STOL e due motori a getto il Fiat 4023 “Orpheus”, e il G.E. J 79-11A, entrambi prodotti su licenza, nonché vari modelli di velivoli, e apparati elettronici. In esposizione anche la struttura del satellite di prova “ELDO”, progettato e costruito dalla azienda torinese in collaborazione con la Aerfer.
All’aeroporto di Caselle erano presenti il G.91, il G.91T, il G.91 nei colori della PAN (le Frecce Tricolori), e il filante caccia bisonico F.104G “Starfighter”, tutti poi presentati in volo nelle giornate del Salone. Partecipò anche la Pattuglia Acrobatica Nazionale che si era presentata per la prima volta con la formazione di 9 G.91PAN entusiasmando il pubblico presente con meravigliose evoluzioni acrobatiche.
La vedette del Salone senza dubbio fu la presenza del dimostratore Lockheed L100-20 (versione civile del C-130E Hercules), arrivato a Torino direttamente senza scalo da Marietta (GA) USA, sede della ditta dopo un volo di 7.980 km percorsi in 13 ore e 20 minuti.
Le nazioni partecipanti al Salone (Argentina, Belgio, Canada, Cecoslovacchia, Francia, Germania, Inghilterra, Jugoslavia, Olanda, Svezia, Svizzera e Stati Uniti) erano tutte intente a sviluppare nuovi progetti di tecnica aerospaziale..
Le industrie nazionali, presenti in gran numero, portarono i loro prodotti di punta come l’attiva Agusta con tutta l’intera gamma di elicotteri, tra cui il nuovo A-105, gli Agusta-Bell 204B, l’A.B. 47G3B-1. Purtroppo era assente il grosso A-101G, impegnato in intense prove di collaudo.
La Rinaldo Piaggio presentò il bimotore P.166 che ebbe un discreto successo di vendite nazionali (A.M.) ed internazionali, oltre al simulacro del PD-808 bireattore d’affari purtroppo costruito in pochi esemplari; un progetto con la Douglas americana, che come spesso gli statunitensi fanno, si ritirò lasciando l’incombenza alla sola Piaggio, azienda che non aveva una potenzialità (ed aiuti governativi) da poter controbattere l’agguerrita concorrenza.
La SIAI Marchetti, anch’essa in pieno sviluppo, presentò l’anfibio FN-333 “Riviera”, mentre la Macchi portò le sue due punte di diamante, l’aviogetto M.B. 326 e il monomotore “tuttofare” AL-60 “Santamaria”, costruito su licenza Lockheed.
Una curiosità fra le costruzioni italiane, fu il piccolo elicottero biposto Cicogna C-1 della Costruzioni Italiane Elicotteri di Torino. Il prezzo era di 1.500.000 di lire e nell’intenzione del costruttore l’elicottero doveva risolvere i problemi del traffico cittadino essendo adatto anche a viaggiare su strada una volta ripiegati fusoliera e motore. Se pensiamo che siamo ancora qui a studiare il miglior sistema elettrico a pilotaggio remoto, l’unica cosa da dire è che troppo poco è cambiato in sessant’anni per risolvere i problemi legati al traffico.
L’Aeronautica Militare nel grande salone torinese partecipò con buona parte del materiale di cui disponeva, come il bersaglio telecomandato Meteor P-1, il missile contraereo Nike Ajax e la gamma dei razzi-sonda BPD. Un’altra sezione era dedicata ai sistemi di radioassistenza con i più recenti modelli di apparati nonché un pallone sonda per il rilevamento e la trasmissione automatica dei dati atmosferici.
All’aeroporto di Caselle la forza aerea azzurra mise in mostra buona parte della eterogenea gamma di velivoli che allora aveva in dotazione come il Republic RF-84F, il Fiat/N.A. F-86K (il “Kappone” per il suo grosso nasone nero), il bimotore Grumman S2A-1 “Tracker” antisommergibile, il velivolo da trasporto Fairchild C-119G “Vagone Volante”, e diversi altri.
Sui piazzali dello scalo si avvicendarono oltre cento velivoli compresi diversi elicotteri, tra cui quelli della Sud Aviation francese con il possente Super Frelon, in grado di trasportare oltre tre tonnellate di carico, oppure 30-40 militari e i loro equipaggiamenti, nonché il monomotore da diporto Gardan GY-80 Horizon. La società francese presentò anche il modello del futuro supersonico civile “Concorde”, sviluppato insieme alla britannica B.A.C.
I nostri cugini d’Oltralpe, grazie alla Dassault, misero in mostra per la prima volta il bireattore d’affari “Mystère 20”, ribattezzato in seguito “Falcon”, nome più gradito al mercato americano, inoltre la società presentò la serie dei suoi velivoli da caccia come i Mirage IIIC di ultima generazione.
Da parte americana la Beechcraft espose la vasta gamma dei suoi rinomati velivoli da turismo e d’affari, tra cui il “King Air” ancora oggi in produzione dopo oltre 60 anni, mentre la svizzera Pilatus presentò il versatile “utility” Porter nelle versioni a pistoni e a turboelica, ancora oggi ampiamente impiegati in tutto il mondo date le sue brillanti prestazioni.
La Saab svedese espose due dei suoi supersonici da difesa “Draken” nella livrea della forza aerea nazionale.
Le attrezzature al suolo
Il Salone non solo fu dedicato all’aviazione ma anche alle attrezzature aeroportuali che furono presentate con una importante varietà di mezzi e veicoli, in modo massiccio dai tre maggiori costruttori italiani, la Fiat, la Lancia e la O.M. che misero in mostra diversi veicoli specializzati come l’autocisterna Viberti di Torino da 40.000 litri che poteva rifornire un aereo con 3.000 litri al minuto. L’inglese Rooles, che aveva già come clienti importanti compagnie aeree come la B.O.A.C. (ora British Airways), la Lufthansa, e la SAS scandinava, da parte sua presentò equipaggiamenti per rifornimenti di bordo degli aerei.
La Belotti presentò dei mezzi di grande qualità con due novità assolute: la gru semovente “63-VF” per interventi veloci ed un equipaggio di sei persone in cabina addetti ai soccorsi e munita di un braccio girevole a 360°, mezzi adottati in varie specialità anche dalla SAGAT gestore dell’Aeroporto di Torino Caselle.
Erano presenti le Officine Aeronavali di Venezia, specializzate nella costruzione di scale mobili di varie dimensioni e carrelli per servizi, ma anche nella manutenzione, revisione e modifiche strutturali degli aerei, come gli anziani DC-3/C-47, C-46, fino ai grossi aviogetti moderni.
La rassegna torinese vinse un ambito premio da parte del Comitato Internazionale di Assistenza Aeroportuale di Parigi
Nelle giornate del Salone l’Aeronautica Militare presentò il costituendo Museo del Volo nel Palazzo a Vela di Millefonti, con l’intenzione di allestire la collezione di vecchi aerei che contribuirono alla storia aeronautica italiana. Purtroppo in seguito l’idea, osteggiata dall’amministrazione torinese, venne abbandonata e i velivoli esposti vennero trasferiti a Roma e oggi fanno bella mostra di sé nel Museo Aeronautico di Vigna di Valle.
La Festa dell’Aria
Il Salone si chiuse il 7 giugno con la Festa dell’Aria sull’aeroporto di Caselle, alla quale presero parte quasi tutti i velivoli presenti. Protagoniste assolute furono però le nostre “Frecce Tricolori”, ai comandi del Cap. Vittorio Cumin, che si esibì con la pattuglia formata da nove G.91PAN. Da notare che quella brillante formazione acrobatica impiegò per la prima volta velivoli di totale costruzione italiana. Precedentemente le pattuglie che avevano preceduto Pattuglia Acrobatica Nazionale, come i Lanceri Neri, il Cavallino Bianco, i Diavoli Rossi e i Getti Tonanti avevano impiegato velivoli di costruzione straniera come gli F-86E e gli F-84G e F.
Le esibizioni in volo si svolsero in una atmosfera festosa, con grandi applausi dalla folla presente. Praticamente quasi tutti i velivoli presenti a Caselle si esibirono in evoluzioni da brivido, visto che a quei tempi era possibile vedere aerei che passavano a pochissimi metri dal suolo. Per dire, un velivolo monomotore, dopo l’esibizione, atterrò con le foglie degli alberi appese alle gambe del carrello; lo spavaldo pilota collaudatore venne rimbrottato, ma questi scese senza imbarazzo dal suo velivolo. Altri tempi.
Spettacolare la presentazione del grosso quadrimotore Lockheed L-100-20, che nelle mani esperte dei piloti collaudatori della ditta americana volteggiarono sul nostro scalo con manovre quasi simili a un velivolo acrobatico e non da trasporto pesante. Durante un basso passaggio l’aereo fu talmente basso che quasi sfiorò la torre di controllo del nostro aeroporto. Questa manovra entusiasmò letteralmente i visitatori, a tal punto che iniziarono a sventolare cappelli, cappellini o ciò che disponevano nelle loro mani.
Dopo questa fantastica esibizione, terminata con un atterraggio mozzafiato, riprese il carosello dei velivoli da addestramento, da caccia, da trasporto, e ci fu il lancio dei paracadutisti dal grosso bimotore americano C-119G della 46^ Aerobrigata dell’Aeronautica Militare basata a Pisa. Questo velivolo per tanti anni venne impiegato come un vero “mulo” da trasporto, tanto purtroppo, nel 1961, da diventare involontario protagonista a Kindu in Congo del massacro di 13 aviatori italiani del contingente OMUC, inviati in una missione di pace.
In quegli anni il problema del rumore, dei fumi emessi dagli aerei, del CO2, non era ancora di attualità come oggi, per cui durante i vari sorvoli degli aerei a reazione da caccia più facevano rumore e più ci si esaltava perché ciò era ritenuto un indicatore della potenza del velivolo: alcuni di essi raggiungevano quasi la velocità del suono poco prima del micidiale colpo di tuono.
Anche gli elicotteri della Agusta fecero del loro meglio, dimostrando come queste macchine avrebbero in certi casi sostituito gli aerei per la poliedricità di effettuare atterraggi in ogni dove compresi i salvataggi in alta montagna o durante le calamità naturali per soccorrere o portare aiuti alle persone in difficoltà.
Il Salone dell’Aeronautica di Torino fu una bellissima vetrina e durante la manifestazione della “Festa dell’Aria” le persone accorse e sparse anche nei prati limitrofi al nostro aeroporto furono tantissime, tanto da arrivare a contare oltre 300.000 spettatori.