“Quando c’è una meta anche il deserto diventa strada”, così recita un proverbio arabo, come ben sa Flavia Franguelli, operatrice presso l’Informagiovani casellese, che dello studio della lingua araba ha fatto una passione e un possibile lavoro futuro.
“Fin da bambina – racconta Flavia – ho sempre amato le lingue straniere. Mi piaceva scoprire suoni e parole nuove, le memorizzavo con facilità e imparavo studiando i testi delle canzoni dei miei cantanti preferiti come Avril Lavigne o i Tokio Hotel. Così non ho avuto incertezze sulle scelte scolastiche successive: dopo il liceo linguistico ho proseguito gli studi conseguendo la laurea triennale, presso l’Università di Ragusa, in mediazione linguistica e culturale. È stato in quegli anni che, dovendo aggiungere un’ ulteriore lingua a quelle già conosciute come l’inglese, il francese e il tedesco, la mia scelta è ricaduta sull’arabo, o meglio avrei voluto imparare il russo ma, non essendo presente tale cattedra presso l’università, ho optato per l’arabo. Questa seconda scelta è risultata vincente perché la lingua araba è stata amore a prima vista: sono rimasta colpita dalla scrittura così fluida ed elegante, e dalle sue strutture grammaticali e sintattiche. Affascinata dalla cultura araba, dopo la laurea, ho deciso di migliorare la conoscenza della lingua soggiornando per sei mesi a Tunisi. Con un’amica abbiamo condiviso un appartamento a pochi passi dalla Medina e ci siamo immerse in questa città che è un crocevia di culture, dove mi sono sentita accolta e ho riscoperto un tempo lento, scandito dai riti della quotidianità, che mi ha permesso di esercitare l’arabo acquisendo così un buona padronanza anche nel parlato. Il mio sogno nel cassetto è sempre stato quello di diventare traduttrice, in particolare sono attratta dalla traduzione editoriale per cui, quando sono tornata dalla Tunisia ho subito pensato di proseguire gli studi per la laurea magistrale laddove avrei potuto migliorare ulteriormente la mia conoscenza della lingua. Torino è risultata la città più idonea. Contavo di seguire i corsi della “consigliatissima” professoressa Tresso, per cui ho lasciato Ragusa per raggiungere la nuova Università con grande entusiasmo e rinnovate speranze. Purtroppo ho scoperto che la docente di riferimento non seguiva più i corsi a cui avrei voluto accedere, ma ormai la strada era segnata e poi Torino mi è piaciuta molto fin da subito tanto che ho deciso di restare. In questi anni non ho trovato nell’Università gli stimoli che avrei desiderato, mi sono sentita delusa: non ho più avuto modo di arricchire la mia conoscenza dell’arabo e così il mio sogno di diventare traduttrice resta chiuso nel cassetto, almeno per ora. Ma, come sempre, nei momenti di crisi, si scoprono nuove risorse, infatti, grazie al consiglio di un amico, ho presentato domanda e svolto un anno di servizio civile. Dopo l’anno di tirocinio sono stata assunta, attraverso la cooperativa ORSO, presso l’Informagiovani : mi divido tra Venaria, Torino e Caselle.
Grazie a quest’esperienza sto raccogliendo nuove idee e opportunità: il nostro sportello svolge un servizio di orientamento di primo livello rivolto ai giovani del territorio, cerchiamo di ascoltare le loro esigenze e di essere un punto di riferimento e di aiuto nella redazione dei curricula e nella mappatura delle offerte di lavoro. Collaboriamo inoltre all’organizzazione delle iniziative del territorio legate ai giovani come feste di Halloween, Natale, Carnevale, eventi estivi. A partire dall’ ottobre 2023 sono stati avviati anche gli sportelli Informadisabili e Informastranieri, che si rivolgono alle rispettive fasce di popolazione. Ed è grazie soprattutto a quest’ultimo sportello che ho ritrovato un nuovo percorso ricco e stimolante. In collaborazione con la Caritas di Caselle abbiamo organizzato un laboratorio settimanale intitolato “Chiacchieriamo?”, costituito da una serie di incontri di conversazione rivolti agli stranieri che desideravano migliorare le loro competenze orali in lingua italiana, affrontando temi di vita quotidiana come la cucina e la salute. L’esperienza ha avuto successo e, grazie alla presenza di un nutrito gruppo di donne magrebine, ho potuto riprendere a parlare l’arabo facendo da ponte fra le due culture. Per il prossimo anno ci piacerebbe proporre l’organizzazione di un piccolo festival interculturale, sull’esempio di quelli già avviati in comuni limitrofi, coinvolgendo i partecipanti al laboratorio “Chiacchieriamo?” per favorire lo scambio e l’integrazione.
Lavorando con le donne straniere, ho ripensato a un’esperienza molto provante, vissuta nella mia terra, quando sono stata chiamata a lavorare per un giorno, presso l’hot-spot di Pozzallo in qualità di traduttrice dall’arabo: dovevo porre domande prestabilite ai migranti appena sbarcati cercando di capire la provenienza e il vissuto di ognuno, in collaborazione con la polizia locale. Un compito molto delicato, a volte ingrato, mentre vedevo sfilare accanto a me un’umanità sofferente, davanti alla quale mi sono sentita impotente e impreparata e che mi ha fatto a lungo riflettere. Ora che ho ritrovato una nuova strada da percorrere faccio mia una frase di Gandhi che vorrei potesse diventare la mia bussola:” Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fin tanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo “.