Se un ragazzo, o ragazza, decidesse di marinare la scuola, cosa succederebbe? Immaginiamo: genitori in allarme, verrebbero subito mobilitati tutti i parenti per riacchiappare i ribelli e gli insegnanti verrebbero presi dall’angoscia. Forse verrebbero mobilitati anche i carabinieri. Tutti direbbero: “ Ma come si sono permessi di marinare, invece di studiare e prepararsi alle sfide della vita? Chi fa queste cose diventerà sicuramente un delinquente. Ecco cosa diventeranno.”
Siamo sicuri? Noi, ai nostri tempi, marinavamo spesso la “ squola” eppure nessuno di noi è diventato un poco di buono: anzi. Detto ciò ritengo che i ragazzi e ragazze abbiano il diritto a marinare. So bene che tecnicamente è impossibile e, forse, nel mondo odierno nemmeno auspicabile. I ragazzi e ragazze, i giovani in generale, hanno bisogno di marinare metaforicamente il sistema formativo attuale, complessivamente preso, per ritrovare un loro spazio autonomo di giudizio e di praticare quelle forme di gioco libero e creativo: fuori da quel corpus di regole finalizzate a costruire un individuo comunque vincente: sempre. Bisogna essere sempre un vincente nella vita. Vincente nel senso di un percorso di vita brillante e appagante sul piano economico e della visibilità sociale. Pazienza se questo porta l’individuo a rinunciare a un suo volto specifico e costruito sui propri talenti che, se non utili a un percorso da vincenti, vanno combattuti. Su questi temi, da anni, molte personalità come Galimberti, Rossi D’Oria e altri insistono. Galimberti dice, riprendendo l’insegnamento di Platone: “Compito dell’insegnante, e di tutti quelli che sono preposti alla cura dei ragazzi, aggiungo io, è quello di far aprire prima il cuore dei ragazzi e ragazze poi segue l’insegnamento nozionistico. Se non si apre il cuore non si apre la mente.”
In questi nostri tempi frenetici, e dal benessere diffuso, le giovani generazioni hanno una vita codificata e programmata. Praticamente non hanno nessuno spazio da dedicare a se stessi, da gestire autonomamente e secondo le proprie inclinazioni: I voti a scuola devono sempre essere ottimi, guai se c’è un voto cattivo oppure, dio non voglia, dovessero prendere una nota. Immediatamente i genitori diventerebbero i sindacalisti dei propri figli. C’è poi la palestra, la danza, lo sport, tutte attività codificate e in cui, per l’orgoglio della famiglia, i ragazzi devono primeggiare. A questo proposito vi propongo di andare a vedere una partita di calcio dei pulcini. Normalmente a queste partite sono presenti tutti i famigliari: mamme in testa che, subito appena inizia la partita, si scatenano contro l’allenatore, arbitro e tutti coloro che impediscono al loro pargolo, che vuole solo giocare, di mostrarsi per quello che è: il nuovo Maradona. Esperienza, questa, vissuta in prima persona ai tempi della militanza nella Caselle Calcio, assieme a Biolatto, Buri e altri. I giovani hanno soltanto bisogno di fiducia. Hanno bisogno di essere accompagnati nel percorso della vita: percorso difficile e impegnativo. In questo il ruolo della scuola è cruciale. Ecco perché i tagli all’istruzione sono inaccettabili. Essi hanno bisogno di utilizzare tutti i loro talenti che, molto spesso, sono diversi da quelli che pretendono i genitori. Purtroppo molti adulti riversano sui loro figli le loro frustrazioni e i loro fallimenti. Se vogliamo costruire una società migliore, solidale e più umana, sì più umana, c’è bisogno di giovani consapevoli e disponibili e che mettano i loro talenti sul tavolo da gioco: secondo le loro predisposizioni e attese. Stiamo vivendo da qualche anno un’ulteriore esperienza in ambito scolastico. Ogni volta che accompagniamo una classe a conoscere l’arte e la storia di Caselle verifichiamo la loro enorme curiosità e apertura mentale. Molti dicono: ”Ma se stanno sempre incollati ai cellulari?!” Siamo sicuri che questo atteggiamento non sia, in forme sbagliate, il grido di chi chiede più libertà e considerazione? Rassegniamoci, i giovani sono migliori di noi. Hanno voglia di sapere e di libertà. Non bisogna reprimere le loro attese. Solo così potranno diventare gli adulti che realizzeranno quello che noi non siamo stati capaci di fare. Schiavi di un successo effimero.
Marinare “la squola”?
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