A causa di un improvviso malore, all’età di soli 71 anni, si è spento un casellese “doc”, Gianni Siccardi, che brillantemente riusciva ad alternare il lavoro da bravo ingegnere civile con una grande passione aeronautica. Ho conosciuto Gianni nell’ormai lontano 1970, ed è nata una amicizia che è durata 54 anni. Non poco.
Raccontare tutte le decine e decine di viaggi fatti con Gianni è impossibile, in quanto oltre a visitare saloni internazionali aeronautici, le nostre “scorribande” vertevano soprattutto verso gli aeroporti più importanti per fotografare le compagnie note e meno note, oppure basi militari in varie nazioni.
Come non ricordare il viaggio del ’98, di oltre 22.000 chilometri e 27 ore di volo, tra andata e ritorno per andare a Hong Kong al vecchio aeroporto Kai Tak, dove gli aerei prima di atterrare puntavano un grosso quadrato bianco dipinto su una collina per poi effettuare una virata stretta mozzafiato per non andare a cozzare contro le montagne limitrofe. Un vero pellegrinaggio da parte di tutti gli “spotter” e appassionati fotografi del mondo per portare a casa un “bottino” da fare invidia.
Con Gianni molte volte si partiva di mattina presto con l’aereo per andare a fotografare nei più importanti scali europei, il tutto il più delle volte effettuato in giornata. Forse una pazzia, non so dire, ma la passione per noi era tanta e la stanchezza non si faceva sentire.
Un ultimo grande desiderio di Gianni e anche mio è stato quello di andare alla Siberia di Domodossola a vedere e fotografare nel mese di gennaio il monumento dedicato al pilota peruviano Geo Chavez, il primo intrepido trasvolatore delle Alpi. Lì ci eravamo ripromessi di andare questo mese al Lido di Venezia, al raduno di alcuni dei mitici Douglas C-47(DC-3). Voleremo in altra occasione.
Ciao Gianni, rimarrai sempre uno dei miei migliori amici, e te lo dico con molta certezza e tristezza, mio fratello.
Luigi Perinetti
Sulle tue spalle, fotografando aerei
Ero piccola, forse 4 anni. Stavo seduta sulle spalle di mio papà al fondo della pista dell’aeroporto di Caselle. Ai “pompieri”, come mi diceva lui, vista la prossimità alla stazione dei vigili del fuoco dell’aeroporto. Lui con la sua macchina professionale, io con una di quelle giocattolo. Era abbastanza per me, per “scimmiottare” i suoi gesti e voler essere come lui. Credo sia nata in quei momenti la mia passione per gli aerei. Non era solo qualcosa che appassionava entrambi: era una connessione unica, un amore che forse non tutti hanno il privilegio di poter condividere con il proprio genitore.
Papà e io abbiamo avuto la fortuna di viaggiare tanto insieme: Stati Uniti, Europa in lungo e in largo, alcune mete non prettamente turistiche che abbiamo esplorato con spirito “avventuriero” e senza troppe pretese. Poi i voli su aeromobili dei “tempi d’oro”: DC-3 ad Amsterdam con l’amico fraterno Luigi Perinetti, Li-2 a Budapest, un De Havilland a Cotswald.
Non basterebbero le pagine di un libro intero per scrivere delle tante memorie e i momenti trascorsi insieme a papà. Ogni volta che tornava da un viaggio ascoltavo i suoi racconti per ore, guardavo le sue fotografie, mi immergevo persa e inspirata nelle sue storie.
Posso solo dire: grazie papà per tutto quello che hai fatto per me, per le opportunità che mi hai offerto, per tutti i bei momenti che abbiamo condiviso, per avermi reso la persona che sono, pregi e difetti (d’altra parte, come dice mamma, “Sono la tua fotocopia”).
Ora potrai volare più alto dei tuoi aerei. Ti voglio bene.
Bianca
Ricordando mio fratello
Eccomi triste e smarrita a parlare di te, mio fratello. Le parole, le tante parole dette in questi giorni non bastano a cancellare il vuoto che hai lasciato in tutti noi, in me.
Ti ho sempre avuto al mio fianco e ora, improvvisamente, per la prima volta mi sento sola.
Sì perché tu ci sei sempre stato; c’eri quando da bambini costruivamo, nel cortile del ciabôt, le tende per giocare agli indiani, oppure, in latteria, aspettavamo ansiosi che mamma preparasse i gelati: la nocciola era per te, ne eri così ghiotto.
Quando poi hai iniziato a coltivare la passione per gli aerei, ti si è aperto un mondo. Con la bicicletta, la tua prima macchina fotografica e l’immancabile taccuino andavi all’aeroporto; non ti vedevamo per ore ma immaginavamo dove fossi.
Sei stato ricordato da tutti come un professionista serio, attento alle esigenze altrui, pronto a intervenire con competenza ad ogni richiesta di aiuto; io ti voglio ricordare come un fratello speciale, il migliore.
Hai sempre saputo placare la mia ansia rassicurandomi, a volte semplicemente con uno sguardo, oppure dicendomi “stai tranquilla”. Ciò che mi conforterà, almeno un pochino… lo spero, sarà il ricordare tutto il bene che ci hai voluto e ci hai lasciato.
“Non esiste separazione definitiva finché esiste il ricordo”, Isabel Alende
Ti voglio bene, Gianni. Fa’ buon viaggio.
Silvana
Mio porto sicuro
Gianni, sinonimo di roccia granitica, di porto sicuro in cui approdare.
Al centro del suo mondo la figlia, gli affetti, il lavoro e… gli aerei! Nei tanti viaggi fatti insieme era d’obbligo alla partenza e all’arrivo la tappa in terrazza, se c’era, o semplicemente in aeroporto, per fotografare questo o quell’aereo che ancora mancava alla sua già nutrita collezione. Ho imparato con il tempo, per sentirmi meno “ignorante” a conoscere le compagnie e qualche aereo, poi lui si divertiva a verificare.
Era sempre pronto a mettersi in gioco per allargare le sue già infinite conoscenza; nel futuro c’erano ancora viaggi e progetti. Battisti cantava:“Che sarà di noi, lo scopriremo solo vivendo!” e la scoperta purtroppo è stata dura ed inaspettata.
Rimarrà il ricordo di un uomo dall’aspetto severo, ma con un cuore grande e generoso.
Maria Teresa
Sono stato suo amico per decenni, il primo socio della sua “Air Spotter Association” assieme abbiamo condiviso la passione per gli aerei, assieme siamo stati 3 giorni sulla Jon Fitgeral Kennedy, un sogno realizzato grazie a lui, eravamo insieme il giorno dell’incidente aereo caduto a poche centinaia di metri da casa mia, per molti anni della nostra gioventù molto insieme, poi … il mondo gira e va avanti, io ho lasciato Caselle per Milano e ci siamo persi di vista, ci si incontrava poche volte, una volta l’anno di sicuro, spesso il giorno dei defunti davanti alla fotografia di un altro grande amico di gioventù di entrambi, il buon Grande Dario.
Che la terra ti sia lieve Gianni, conservo un grande ricordo di te!
Un saluto commosso.
Ciao Silvana, ricordo spesso anche te, tua madre, tuo padre.
Condoglianze.