Dalla Cina con furore

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State lavorando? O esercitate lo smart working? Siete in casa cercando qualcosa da fare e quando lo trovate rinunciate perché non avete lo spirito adatto per qualsivoglia attività?

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Ha ragione Il Pojana, al secolo Andrea Pennacchi: per il virus siamo bestie, impaurite; quasi otto miliardi di potenziali prede, tutte a portata di starnuto o colpo di tosse: per lui non c’è che l’imbarazzo della scelta, un umano in cui replicarsi lo trova quando vuole.

 

Dunque, siamo partiti mesi fa con immagini di una Cina devastata dal virus, le strade deserte, la gente sui balconi di Wuhan farsi coraggio, cantare, piangere; guardavamo l’emergenza crescere rapidamente così come gli ospedali sorti quasi dal nulla e operativi in pochi giorni, altro che Salerno – Reggio!

 

Osservavamo quasi distaccati, pensando che certo, quei poveretti se la stavano passando veramente male.

Pochi giorni e COVID19 era qui: strade deserte, gente sui balconi dei palazzi a farsi coraggio e a cantare per esorcizzare la paura. Se avremo agito bene o in ritardo lo diranno i mesi futuri; in questo lasso di tempo avremo provato di tutto per allontanare il contagio e la paura, mentre i veri eroi, medici e infermieri, loro rischiano ancora la vita come nessun altro. L’epidemia è diventata pandemia e anche da noi le strutture attrezzate sono cresciute altrettanto velocemente di quelle cinesi.

 

Nonostante i continui richiami a rimanere a casa, gli imbecilli privi di senso civico continuano ad andare in giro, e a renderlo noto sui social, una firma sulla loro stupidità. Ma ora è veramente calato il silenzio: nessuno ha più voglia di mettersi al balcone, di fare l’aperitivo online; adesso si tace. Per passare il tempo le stiamo provando tutte, per poi ricominciare da capo.

 

I social sono diventati il grande rifugio e lì gira tutto ciò che la mente umana riesce a partorire in cattività: vignette o frasi che elencano tutto ciò che di buono ci ha lasciato il virus: la possibilità di lavorare da casa, l’inquinamento sparito, i furti quasi azzerati, una vita meno frenetica, la solidarietà, e che siamo tutti uguali. In merito, ho forti dubbi! Altre sono vere e proprie farneticazioni, insieme alle false notizie che mitomani incalliti mettono in giro.

Trovando terreno fertile i complottisti stanno dilagando, ed escono allo scoperto, lasciano le loro tane e, chissà come, sono in possesso di prove inconfutabili sul fatto che il virus sia scappato da qualche laboratorio militare cinese (fa più effetto del laboratorio a Pinasca), che la pandemia è voluta per giochi di potere, che il vaccino verrà venduto a carissimo prezzo e con esso ci verranno iniettate nanoparticelle per manipolare la nostra volontà, e che avremo inserito un microchip, per controllarci, o che siamo in guerra contro il maligno o i rettiliani. Lieti di divulgare notizie allarmanti.

Fermiamoci un attimo a riflettere: mi prendo un amaro e mi siedo: mal digerisco l’idea che un potere voglia sterminarci come mosche, sarebbe contro gli interessi dei mercati e di coloro che il potere lo possiedono veramente: questi hanno la necessità di una stabilità economica e politica, di gente che lavora e in salute per continuare a vendere prodotti, servizi, e semmai creare nuovi desideri, non di cadaveri.

 

Quanto al condizionare le menti, basta già la televisione, o meglio un certo tipo di televisione, e cito non a caso, i programmi di Barbara D’Urso o Mario Giordano; sicuramente l’abuso è nocivo. Quanto al controllo degli spostamenti non ci sarà bisogno del microchip sotto pelle: il sistema ce lo siamo già procurati noi ed è il nostro smartphone, col quale siamo tracciabili eccome, e non solo per gli spostamenti, ma anche per i nostri gusti, abitudini, spese e quant’altro.

Sorvolo sul maligno, su coloro che fanno meditazione su Facebook, piattaforma dove spesso trovo odio e frustrazione, e cito qualche passo di un messaggio arrivato nei giorni scorsi: “Sfruttiamo la configurazione astrologica alla congiunzione di Giove e Plutone per creare un portale che porterà l’umanità a superare l’attuale crisi”.

Vi racconterò se l’iniziativa avrà colto nel segno.

 

Certo l’idea del microchip per alzare la basculante del box o aprire casa, non è male!

 

Luciano Simonetti

 

 

 

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Luciano Simonetti
Sono Luciano Simonetti, impiegato presso una azienda facente parte di un gruppo americano. Abito a Caselle Torinese e nacqui a Torino nel 1959. Adoro scrivere, pur non sapendolo fare, e ammiro con una punta di invidia coloro che hanno fatto della scrittura un mestiere. Lavoro a parte, nel tempo libero da impegni vari, amo inforcare la bici, camminare, almeno fin quando le articolazioni non mi fanno ricordare l’età. Ascolto molta musica, di tutti i generi, anche se la mia preferita è quella nata nel periodo ‘60, ’70, brodo primordiale di meraviglie immortali. Quando all’inizio del 2016 mi fu proposta la collaborazione con COSE NOSTRE, mi sono tremati i polsi: così ho iniziato a mettere per iscritto i miei piccoli pensieri. Scrivere è un esercizio che mi rilassa, una sorta di terapia per comunicare o semplicemente ricordare.

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