L’uomo di domani

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Stavo riascoltando, alla radio, un capolavoro del grande Lucio Dalla: “L’ultima Luna”.
Allegorie, orrori e paradossi, per poi terminare con una goccia di speranza, col bimbo appena nato, colui che sarà l’uomo di domani.
Poesia allo stato puro.
Terminato il brano, è partita, con volgarità, una sequenza di spot, praticamente la versione più stringata di quelli che ci ammorbano ovunque alla TV e online, quando si aprono inesorabilmente banner pubblicitari in quantità insopportabile, tanto da farci chiudere la pagina.
Beni o necessità, forse per l’uomo di domani, sicuramente per quello di oggi.
Un uomo di oggi che dev’essere costantemente monitorato, guidato, anzi: lo desidera; ha la necessità irrimandabile di trovarsi tutto pronto, fatto, facilmente fruibile, e costantemente guidato nelle proprie scelte.
In un certo senso abbiamo accantonato anche il bisogno di pensare: è tutto lì, allunghi una mano, clicchi, paghi, è tuo; che sia un bene o un servizio.
Però siamo fragili, e senza alcune guide diventa complicato il quotidiano: cito a caso: l’uomo di oggi e di domani, andrà al Museo Egizio perché una influencer lo consiglia?
È lo stesso uomo che invece di parlare con gli amici, le persone, al limite con uno specialista, confida le proprie ansie, le insicurezze, ad una app?
“Questa app mi ha aiutato con la mia salute mentale”. Nel leggerlo ho pensato a qualcuno chiuso in uno sgabuzzino mentre interagisce col cellulare. Che pena!
Magari è lo stesso che su Instagram ha seguito con interesse e commentato Alessia Marcuzzi mentre esibisce un vibratore col sorriso e la complicità di chi fa una marachella.
La mettiamo insieme all’influencer.
Colui o coloro che si curano la mente con la app, sono gli stessi che chiedono lo sportello dello psicologo a scuola, incapaci di interagire tra loro, o comunque con un umano?
L’uomo di domani è quello capace di riunirsi in branchi per rapinare i proprio coetanei in pieno centro? È quello con alle spalle una famiglia la quale delega completamente alla scuola l’educazione, con la scusa del poco tempo a disposizione? All’uomo di domani, ma soprattutto a quello di oggi, occorre empatia, sensibilità, una educazione all’affettività e al rispetto, ma tutto questo la scuola non lo può fare da sola.
Come sapete, è tornata di moda l’ Educazione Civica, per anni chiamata in altro modo, o semplicemente snobbata: adesso si corre ai ripari, visto il dilagare di un certo andazzo. Certo serve, ma a casa?
Se l’uomo di oggi è carente, quello di domani va formato, ma non cambiando i giudizi a scuola: un vero e proprio trattato su ogni studente, perché il voto (si dice) non aiuta a colmare le lacune, ma offende e discrimina. Dice semplicemente la verità: 8… sai, quindi continua così, oppure non sai, e allora rimettiti sui libri: 4. Anche con l’aiuto dei genitori, per i più piccoli.
Non occorrono grandi riforme: la scuola insegna e i ragazzi apprendono. È tutto qui.
Parole inutili: in un istituto torinese, le menti fertili hanno partorito l’uso dell’asterisco per non identificare più il genere. Non più ragazzi e ragazze ma ragazz*. Non più studenti ma student*, iscritt*. Tutti contenti.
Genio. In piedi. Applausi.

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Luciano Simonetti
Sono Luciano Simonetti, impiegato presso una azienda facente parte di un gruppo americano. Abito a Caselle Torinese e nacqui a Torino nel 1959. Adoro scrivere, pur non sapendolo fare, e ammiro con una punta di invidia coloro che hanno fatto della scrittura un mestiere. Lavoro a parte, nel tempo libero da impegni vari, amo inforcare la bici, camminare, almeno fin quando le articolazioni non mi fanno ricordare l’età. Ascolto molta musica, di tutti i generi, anche se la mia preferita è quella nata nel periodo ‘60, ’70, brodo primordiale di meraviglie immortali. Quando all’inizio del 2016 mi fu proposta la collaborazione con COSE NOSTRE, mi sono tremati i polsi: così ho iniziato a mettere per iscritto i miei piccoli pensieri. Scrivere è un esercizio che mi rilassa, una sorta di terapia per comunicare o semplicemente ricordare.

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