Per non dimenticare

Eventi musicali intorno al “Giorno della memoria”

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Da alcuni anni, il 27 gennaio si celebra il “Giorno della memoria” ‒ stabilito dall’ONU in coincidenza con la data in cui, nel 1945, fu liberato il campo di concentramento di Auschwitz ‒ per ricordare le vittime dell’Olocausto, lo sterminio nazista del popolo ebraico. Al pari delle altre giornate in cui si ricordano le vittime delle ideologie e della follia umana, dovrebbe essere patrimonio di tutti e mai occasione di polemiche. Dal punto di vista musicale, non si può negare che sia una data un po’ “densa”, dato che nello stesso giorno ricorrono gli anniversari della nascita di Mozart (1756) e della morte di Verdi (1901); e, infatti, da quindici anni Torino è sede, nel weekend più prossimo, di una maratona concertistica denominata “Mozart Nacht und Tag”, che vede coinvolti i Conservatori piemontesi, il Teatro Baretti e l’Associazione Concertante. Tuttavia, quest’anno pare che l’attenzione delle maggiori istituzioni musicali si sia decisamente orientata alla celebrazione del Giorno della memoria. Il Teatro Regio è stato sede, il 27 gennaio, di un concerto della propria orchestra esplicitamente dedicato alla ricorrenza, diretto da Riccardo Frizza, che ha proposto l’ouverture “Le Ebridi” di Mendelssohn, la Sinfonia “Incompiuta” di Schubert e la Sinfonia n. 9 di Sostakovic.
Ma è stata l’Orchestra Sinfonica Nazionale RAI a riservare la più ampia attenzione a questa giornata, alla quale sembrava in un certo senso indirizzata tutta la programmazione del mese di gennaio. Innanzi tutto, i tre compositori eseguiti nei quattro concerti sinfonici del mese scorso appartenevano a famiglie ebraiche, e tutti furono, sia pure in maniera molto diversa, vittime della persecuzione nazista. Arnold Schoenberg (1874-1951), padre della dodecafonia, che era vivente, dovette lasciare la sua terra e trasferirsi negli Stati Uniti. Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809-1847) e Gustav Mahler (1860-1911), da tempo defunti, furono perseguitati post mortem con rimozioni di statue e divieti di eseguire le loro musiche, nonostante la stima e la popolarità di cui avevano goduto e nonostante, tra l’altro, in vita si fossero entrambi convertiti al cristianesimo (luterano Mendelssohn, cattolico Mahler). In secondo luogo, il concerto del 26-27 gennaio, diretto da Fabio Luisi, ha contemplato in programma un brano esplicitamente composto per ricordare l’Olocausto: “Un sopravvissuto di Varsavia” di Schoenberg (1947). Definito “oratorio”, nell’arco di meno di dieci minuti esso dà voce a un uomo ebreo che rievoca dal proprio punto di vista le atrocità commesse dai nazisti durante il rastrellamento del ghetto di Varsavia. Al termine del melologo (interpretato dall’attore Francesco Micheli), il coro maschile degli ebrei (Coro Maghini) intona l’inno “Shema Yisroel” mentre si avvia al proprio tragico destino. Una pagina brevissima la cui durata sembra dilatarsi all’infinito nella tragicità degli eventi rievocati, di cui il linguaggio musicale di Schoenberg sottolinea la dimensione disumana. A questo brano è seguita la Sinfonia n. 7 in mi minore di Mahler (1904-1906), di cui, dopo un primo movimento non del tutto messo a fuoco, sono risaltate le pagine centrali con le loro musiche notturne.
I tre concerti precedenti avevano visto due protagonisti assoluti: il direttore Daniele Gatti e il compositore Felix Mendelssohn. Gatti ha infatti diretto, in tre serate, l’integrale delle Sinfonie dell’enfant prodige tedesco: l’11-12 gennaio la Sinfonia n.1 in do minore e la Sinfonia n. 3 in la minore “Scozzese”; il 16 gennaio la Sinfonia n. 2 in si bemolle maggiore “Logbesang” per soli, coro e orchestra; il 19-20 gennaio la Sinfonia n. 4 in la maggiore “Italiana” e la Sinfonia n. 5 in re maggiore “La Riforma”. La mano di Gatti, sempre attenta, ha meglio valorizzato le pagine più complesse e solenni rispetto alla leggerezza della Sinfonia “Italiana”. Così si sono apprezzate certe atmosfere cangianti della “Scozzese”, il cui finale è stato particolarmente rivestito di eleganza; e la solennità religiosa della “Riforma”. Ma, più di tutto, è risaltato il “Logbesang”, il “Canto di lode” composto nel 1840 per celebrare il quarto centenario dell’invenzione della stampa. Un’opera monumentale restituita in tutta la sua imponenza, nella quale accanto all’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai si sono cimentati il Coro del Teatro Regio e tre solisti: il soprano Sara Blanch, il mezzosoprano Michèle Losier e il tenore Bernard Richter. A quest’ultimo soprattutto va una menzione per la voce duttile e levigata, a perfetto agio tanto nella limpidezza cameristica della prima aria quanto nel linguaggio drammatico del suo secondo intervento solistico.

Questo mese al botteghino…

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Unione Musicale: (https://www.unionemusicale.it/)

Numerosi appuntamenti da camera, tra il Conservatorio e il Teatro Vittoria. Si segnala, al Conservatorio: l’1 marzo, recital del pianista Alexander Gadjiev (musiche di Chopin e Musorgskij); il 15 marzo, duo Sol Gabetta (violoncello) – Bertrand Chamayou (pianoforte), con musiche di Mendelssohn e Brahms.

Filarmonica: (https://www.oft.it/it/)

Il 14 marzo, al Conservatorio, la stagione “Alchimie” prosegue con la tappa “Argento”: Alessandro Cadario dirige l’Orchestra Filarmonica in pagine di Rossini e Poulenc. Nel mezzo, sarà eseguita la Sinfonia n. 2 “Un mondo nuovo” di Nicola Campogrande, scritta l’anno scorso come riflessione sulla guerra, che prevede anche un testo cantato dal mezzosoprano Stefanie Iranyi.
Accademia Stefano Tempia: (https://www.stefanotempia.it/)
Polincontri Classica: (http://www.policlassica.polito.it/stagione)

Educatorio della Provvidenza: (https://www.educatoriodellaprovvidenza.it/)
Concertante: Numerosi appuntamenti in varie sedi e orari. L’8 marzo alle 21, alla Famija Turineisa, concerto tutto al femminile con il soprano Francesca Lanza e la pianista Anna Barbero che interpretano musiche di compositrici.

Orchestra Rai: (http://www.orchestrasinfonica.rai.it/)

Il 21 febbraio concerto strarodinario, diretto da Kristjan Jarvi, con brevi composizioni per lo più legate al tema del Carnevale. Proseguono poi i concerti del giovedì e venerdì: si segnala il 9-10 marzo il pianista Francesco Piemontesi che interpreta il Concerto n. 5 “Imperatore” di Beethoven, diretto da Constantinos Carydis (seguono Z Metamorphosis di Borboudakis e la Sinfonia n. 6 di Sostakovic).

Concerti Lingotto: (https://www.lingottomusica.it/)

Il 28 febbraio la pianista Hélène Grimaud, con la Camerata Salzburg, interpreta il Concerto in re minore KV 466 di Mozart e il Concerto per pianoforte in la minore op. 54 di Schumann. La serata prevede anche la Sinfonia n. 39 di Mozart.

Teatro Regio: (https://www.teatroregio.torino.it/)

Dal 25 febbraio all’8 marzo Aida di Verdi, con Angela Meade, Silvia Beltrami, Stefano La Colla, Gevorg Hakobyan (cui si alternano Erika Grimaldi, Anastasia Boldyreva, Gaston Rivero), direttore Michele Gamba, regia di William Friedkin. Dal 10 al 18 marzo, al Piccolo Regio, Powder Her Face di Adès, con Irina Bogdanova, Amélie Hois, Thomas Cilluffo, direttore Riccardo Bisatti, regia di Paolo Vettori.

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