L’iniziativa “Ciclabile Umana” nasce con “proteggiMI” a Milano nel novembre 2022 e da qui si diffonde rapidamente in altre città italiane. In cosa consiste questo particolare flashmob? Si proteggono letteralmente con corpi e biciclette i tracciati della ciclabile, per evitare che le auto occupino la corsia destinata ai mezzi sostenibili.
Torino ha organizzato l’iniziativa recentemente, raccogliendo la partecipazione di Milano, Roma, Cagliari, Napoli, Firenze e Treviso. Per la prima volta è stato realizzato un evento perfettamente in sincronia e con tanto di diretta, gestita dall’associazione Salvaiciclisti di Roma, da sempre attiva sul fronte della sicurezza della mobilità sostenibile, che ha supportato in tempo reale l’iniziativa.
A Torino si è scelto un metodo operativo che valorizzasse le persone, in modo da lanciare il chiaro messaggio che la ciclabile umana non parte necessariamente da movimenti, collettivi o associazioni, ma da cittadini che scelgono di spostarsi ogni giorno utilizzando biciclette e roller. La grande sfida è stata organizzare l’evento per le 7:30 di mattina, orario in cui la gente si sposta per andare a scuola e a lavoro.
La partecipazione è stata davvero massiccia, nonostante il maltempo, con centinaia di persone disposte da largo Vittorio Emanuele e corso Vittorio Emanuele in direzione Porta Nuova. Vedere un lungo tratto ciclabile protetto da una catena di persone e mezzi sostenibili con cartelloni è stato un momento emozionante, ma è stato anche un ottimo modo per comunicare attraverso il flashmob, i volantini, i cartelloni (alcuni davvero esilaranti) con l’aiuto di casse e microfoni, le criticità di vivere in una città da sempre votata all’automobile. Torino vanta il primato di città più inquinata d’Italia e non presenta infrastrutture adeguate. I controviali condivisi sono pericolosi e spesso la parte ciclabile viene occupata da auto parcheggiate.
“Noi riteniamo che il compito di una Amministrazione dovrebbe essere quello di tutelare le categorie più fragili, ma purtroppo questo non accade. Si parla ormai da parecchio di “città 30” e diversi centri urbani si sono adeguati a questo limite. Ma Torino? Possibile che non ci sia una piano di ristrutturazione tangibile? La micromobilità viene tuttora vista come una soluzione inadatta rispetto al codice della strada, mentre in molti altri paesi del mondo è uno strumento fondamentale anche per favorire lo spostamento attraverso mezzi pubblici.
Il nostro progetto è di continuare a coinvolgere sempre più città, per provare a spingere l’acceleratore sul dibattito di “città 30”, sottolineando la necessità di strade sicure, con segnaletica ben evidente, stalli e archetti di fronte a edifici pubblici e scuole. Dobbiamo agire sopratutto coinvolgendo gli studenti e le fasce più giovani, per educare alla mobilità sostenibile. Sarà un processo lento e faticoso, ma ormai si sono messe in moto tantissime persone e realtà in grado di coordinarsi per una causa che unisce finalmente l’Italia da nord a sud.”
Flavio Vallarelli