Dovremmo essere in quella che viene definita “era fluida” e invece non c’è mai stato niente di più denso.
Denso lo sbigottimento che continua a governare le nostre giornate da due anni a questa parte: la bestiaccia continua a tendere imboscate, noi rintuzziamo sperando di aver trovato l’antidoto capace di mettere fine alle disgrazie, ma poi il cielo si squarcia di nuovo consegnandoci ancora alla paura. Di certo una cosa è sempre più netta e chiara: avendo a che fare con un nemico non convenzionale, mutevole, siamo e saremo obbligati a procedere per tentativi, per cercare di arginare il morbo, fidandoci e affidandoci a ciò che la scienza dice. Tutto il resto è follia pura, delirio. L’invocazione per la creazione di un nuovo comitato di liberazione nazionale partito da Torino, città martire nella lotta al nazifascismo, è una bestemmia più che una totale stupidità.
Aveva pienamente ragione il nostro Presidente della Repubblica quando tempo fa reclamava di smetterla di dare spazio a chi sproloquia, a chi disserta di dittatura sanitaria, dell’Armageddon iniziato più di cent’anni fa per indurci in schiavitù. Non è una limitazione della democrazia non dare spazio a chi farnetica, vaneggia: dobbiamo evitare di essere improvvide casse di risonanza.
Certo che noi abbiamo dubbi riferiti a come si sta procedendo per cercare di uscire da questa tragedia, ma il dubbio è madre e matrice della scienza stessa, è il modo corretto per proseguire, pur sapendo che sul cammino incontreremo la fallacità umana con cui dover far conti. Ma non c’è alternativa alla ricerca, al nostro non sapere, e non è certo con verità scombiccherate e farlocche, con un nuovo buio della ragione che possiamo venir fuori da queste sabbie mobili.
Sabbie mobili che ci attendono anche a livello istituzionale, con la prossima elezione del Capo dello Stato, elezione che mai, nella storia della Repubblica, ha avuto un ruolo così importante. Ci sono stati decenni in cui il nostro Presidente ha rivestito più una carica onorifica, di rappresentanza pura che quella di sommo garante della nostra Costituzione. Basti pensare a Leone, quello delle corna dedicate agli studenti in quel di Pisa, per capire cosa si intende. Da lì in avanti, abbiamo avuto Presidenti più protagonisti che spettatori non paganti. Il ruolo che Pertini prima, Scalfaro, Ciampi e Napolitano poi e oggi Sergio Mattarella hanno avuto come baluardo, come argine supremo per non veder sopraffatta la nostra debole democrazia è stato fondamentale. Se non abbiamo ceduto e non abbiamo visto realizzato il piano previsto dalla Loggia P2 lo si deve soprattutto a loro.
Oggi siamo nuovamente qui, a uno nuovo snodo cruciale. Riusciremo nell’irresistibile impresa di eleggere qualcuno capace di fare crollare immediatamente credibilità e mercati? Prevarranno i giochi delle camarille o, illuminati sulla via di Damasco, anche i più impresentabili riusciranno a produrre un voto che non suoni a vergogna? Il dubbio è più che lecito.
Il fatto stesso che non si sappia bene che ruolo riservare a Draghi dice tanto di quanto sia corta la nostra coperta: spedendo al Quirinale il nostro attuale Primo Ministro chi potrebbe guidare l’anomala maggioranza e il Consiglio dei Ministri? Tenendo Draghi a capo del governo, chi di credibile mandare al Colle? Il fatto stesso di avere una rosa di nomi tanto ristretta e di considerare alcuni altri solo ripieghi, dice tutto.
Nel mezzo di questa lunga notte, ci mancherebbe solo doverci accorgere che è finita pure la scorta di “ padri nobili” e che dovessimo continuare a dar ragione al Sommo Poeta: “Ahi serva Italia, di dolore ostello, / nave sanza nocchiere in gran tempesta, / non donna di provincie, ma bordello!”.
Amen.
Sabbie mobili
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