La prendo larga, prima di augurarvi buone vacanze.
Fa caldo, e ce ne siamo accorti tutti. Non fosse altro perché ogni genere di autorità, insieme ad ogni genere di media, ha provveduto a ricordarcelo, non senza corredarci di preziosi vademecum su come proteggerci dalla calura, regalandoci preziose perle di saggezza, consigli che mai nessuno aveva provveduto a consegnarci, scavando nei meandri della scienza.
Il consiglio principe è: se avete sete, bevete. Se la scelta che vi si para davanti però sta tra un bel bicchiere di vin brulé o una bevanda fresca, seppur dubbiosi, preferite la seconda.
Anche se ciò che ripara dal freddo, ripara pure dal caldo, cercate di resistere alla tentazione di rimettervi giacconi, privatevi della maglia “di sotto” e di lana e optate per abiti leggeri. Sconsigliati, dopo previo parere medico, tute da sci e parka nepalesi.
Se ce la fate, evitate di fare running estremo alle 3 del pomeriggio e riconsiderate come nelle prime ore del mattino la temperatura sia meno alta.
Se vi sovviene, dedicate un pensiero al Berlusconi che fu – lui sì che sapeva cosa consigliarci -, rifugiatevi nelle gallerie commerciali, dove l’aria condizionata sfiora i -10° e potrete trovare pure qualche imperdibile offerta, bella figlia della nostra civiltà dei consumi.
Ai pasti non cedete alla tentazione – so che è difficile, ma provateci – di abbuffarvi di polenta concia, bagna cauda e tufeja, visto che recenti illuminati studi hanno stabilito che siano da preferirsi in estate cibi più freschi.
Evitare l’accensione di caldaie a metano, stufe a pellet e caminetti perché pare che contribuiscano ad alzare le temperature delle nostre abitazioni.
Insomma, consiglio dei consigli…state freschi, ma attenti alla “ filure”, perché a breve arriveranno i consigli per l’inverno, inverno nel quale avremo modo di avvalerci di eminenti pareri che ci conforteranno dicendoci che se avremo freddo sarà meglio scaldarci.
Spero che questi consigli possano risultarvi utili e che per un attimo vi distolgano dal sentimento che da tempo ammorba le nostre esistenze: la scontentezza.
Marcello Veneziani l’ha scritto in un suo libro e ci dice: “ Benché più longevi e benestanti, non viviamo felici e contenti. Si è spento o affievolito il piacere di vivere. Perché siamo scontenti pur vivendo meglio di ogni ieri, pur disponendo di più benessere, più conforti, più farmaci, più mezzi tecnologici, più anni di vita? Perché si sono allargati a dismisura i desideri fino a prevalere sulla realtà e sui diritti.
C’è qualcosa nell’aria del nostro tempo che fa della scontentezza il tratto comune dell’umanità, almeno in Occidente; è quel che genericamente si definisce «disagio di vivere». Non siamo contenti di come siamo, come viviamo, come veniamo trattati e considerati; non siamo contenti delle classi dominanti e del nostro Paese.
A lungo il potere si è retto sulla rassegnazione dei sudditi, sull’accontentarsi della gente nel timore del peggio e dell’ignoto. Poi è accaduto qualcosa che ha capovolto il senso e la direzione del potere; da allora ha puntato sullo scontento e sulla possibilità di incanalarlo e usarlo a suo vantaggio. I cittadini sono stati controllati, se non asserviti, tramite voglie e intolleranze veicolate, consumi e appetiti che li hanno resi dipendenti e alienati, malleabili e manovrabili. “
L’augurio che ci faccio è che il tempo delle vacanze ci serva per riconsiderare le priorità vere, il nostro stato: chi siamo e dove ci stiamo portando.
Ah, la calura!
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