Probabilmente è a causa di un allineamento degli astri, che succede ogni 1.987 anni.
Oppure forse è per colpa dei maledetti social, dove migliaia di nullafacenti tuttologi si preoccupano di organizzarci sadicamente il tempo libero.
O forse la nostra moglie/compagna/amante si è imbattuta in un pieghevole illustrativo dalla sua pettinatrice che ha pensato bene di non farsi i fatti suoi e di consigliarla su questa novità.
Comunque non la scamperete. Prima o poi toccherà anche a voi, è impossibile scappare.
Sto parlando della nuova tortura che da qualche anno provoca più vittime di uno tsunami: le panchine giganti. Anzi visto che siamo inglesi, le big bench.
La cosa positiva è che queste costruzioni sono posizionate in punti molto panoramici, di solito con vista su vallate e montagne, in luoghi incontaminati (o meglio, incontaminati prima che arrivassero con il loro seguito di visitatori). La cosa negativa (per me) è che ce ne sono più di 200 in tutta Italia, con la grande concentrazione nelle Langhe, in Piemonte, quindi pericolosamente vicine.
Allora, io posso capire la visita di un paese: osservi i suoi monumenti, i musei, i suoi negozietti con i prodotti tipici da acquistare, i resti delle altre ex stazioni Satti, le vie alberate, le borse di rifiuti nei fossi e le sue trattorie con le specialità locali da gustare.
Ma una panchina… Ma cosa visito su una panchina gigante!
Un sabato siamo partiti per vedere la panchina gigante di Ceva, nel Cuneese. Ero curioso, anche se la mia nuvoletta di Fantozzi mi suggeriva di cambiare completamente tema della giornata.
Tempo di percorrenza andata/ritorno: 10 ore (sarebbero 2, ma a causa dei cantieri sulla Torino – Savona iniziati nel 1962, con i relativi slalom e salti a ostacoli, c’è un leggero ritardo).
Tempo di visita: 10 minuti, più attesa da almeno mezz’ora.
Km. Percorsi: più di 200.
C’è qualcosa che non quadra: arrivate lì, guardate il panorama, fate due foto e bon. Fine della gita.
Se va bene. Se va male invece vi fate anche una bella coda, per aspettare che tutte le persone prima di voi abbiano completato il solito servizio fotografico di circa 200 foto da pubblicare sul National Geographic, realizzate con una calma disarmante e nelle pose più disparate.
Poi finalmente potrete salirci, insieme a tutti i microbi lasciati dai precedenti visitatori e a qualche pezzetto di panino alla porchetta, così potete fare colazione.
Incredibile la somiglianza con le panchine normali, perché tutti ci salgono con i piedi.
Ricordiamoci che, mentre in tutto il mondo la gente continua a morire per il Covid e le sue nuove varianti, noi da buoni italiani ci siamo tolti le mascherine. Miracolosamente il virus è scomparso.
Hanno aperto i recinti e liberato i pecoroni: e come tali, si sono riversati ovunque come una mandria impazzita. Anche i no-vax sono usciti dalle loro tane dove si erano nascosti per 2 anni.
Se guardate i recenti telegiornali, le città d’arte si sono riempite di gente: una folla incontrollata che cammina senza meta con lo sguardo perso nel vuoto, seguendo quelli davanti. Orripilante.
Ormai non importa dove andare, l’importante è andare e uscire a tutti i costi: quindi aspettatevi code e assembramenti ovunque, almeno fino al prossimo lockdown di settembre, che attendo.
Ritornando alle nostre panchine giganti non è finita qui: se pensate di esservela cavata bene tutto sommato avendo visto una panchina sola e basta, non vi illudete.
Perché c’è una trappola in agguato: il famigerato Passaporto.
Un piccolo e sinistro documento che deve essere timbrato negli esercizi commerciali o nella Pro Loco del paese, che certifica la visita della panchina in questione.
Naturalmente lo scopo è quello di completarlo: a oggi sono 210 le panchine giganti disseminate in tutta Italia, ultima quella di Pian della Mussa inaugurata un mese fa con grande soddisfazione degli ecologisti. Non vi preoccupate, a breve quando inizierà la transumanza dalla città, finirà fatta a pezzi e bruciata nelle grigliate degli educatissimi merenderos domenicali che infestano questa zona.
Al completamento del passaporto non si vince niente, ma in compenso riceverete un mazzo di rose rosse dalla A.B.P.G. (Associazione Benzinai Panchine Giganti) e dovrete ormai cambiare auto, dato che per questo giretto avrete 150.000 km in più.
E pensare che ci sarebbe un posto dove in un colpo solo si potrebbero vedere non solo decine di panchine, ma anche di sedie e poltrone, senza macinare km. Si chiama Ikea.
Riguardo a questa moda, ci sono preoccupanti notizie di cronaca: di solito molte coppie si eliminano a vicenda con le posate di plastica da pic-nic intorno all’ottava panchina gigante; molte altre divorziano dopo la dodicesima, alcuni abbandonando il partner proprio mentre è sulla panchina.
Resistono solo le coppie di giovanissimi vedendole tutte, ma si tratta di persone che si conoscono da pochissimo tempo, quindi tutto appare nuovo e meraviglioso “bau bau micio micio”.
Ora però sono preoccupato: dato che questa moda sta finendo, chissà cosa si inventeranno.
Da alcune indiscrezioni, pare che stiano per arrivare i primi water giganti.
Bear
Big…Marons
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