Ah saperlo, che diavolo di periodo sarà il prossimo.
Non posso esimermi dall’augurarci un salutare buone vacanze, ma c’è qualcosa all’altezza dello stomaco che non va né su né giù. Sono troppe le incognite che gravano sull’incombente periodo autunnale. I dati relativi alla produzione mancata nei mesi di clausura, la scarsa ripresa avvenuta in troppi comparti legati alla “ società dei consumi” autorizzano a fosche previsioni. Se poi a dirtelo, un giorno sì e l’altro anche, ci sono persone che il polso della situazione reale eccome se ce l’hanno – come Oscar Farinetti, l’imprenditore langarolo che è forse tra i pochi italiani ad avere una visione superiore -, be’, c’è di che preoccuparsi del prossimo autunno che proporrà un immediato inverno.
Potrebbe essere un nuovo “autunno caldo”, col venire al pettine di tutta una serie di nodi accumulati nel corso degli ultimi superficiali decenni.
La fine della cassa integrazione in deroga è ben più d’una spada di Damocle, appesa sulla testa di troppi di noi: che possa essere l’anticamera di licenziamenti pare scontato. Sono troppe le aziende e gli imprenditori in sofferenza. Senza produzione non c’è incasso, senza incasso non c’è possibilità di pagare gli stipendi e senza stipendi si acuisce ancora di più la disuguaglianza sociale che è il vero male di questi nostri tempi.
“Salvo larghe intese”, le manovre statali spesso si incagliano in un impianto burocratico barocco, con “ manine” che integrano le norme per cercare di far passare anche quello che grida vendetta. Manzoni liquiderebbe il tutto con un semplice “trufferie di parole” per cercare di farci capire come ennesimamente un linguaggio basato su meandri di coordinate e subordinate, di termini astrusi ( grandiose le “rime buccali” per designare la bocca dei nostri pargoli ), rappresenti il nostro progetto futuro di nazione.
Se solo pochi mesi fa eravamo ben più che alla frutta, con un Paese vecchio, anacronistico, zavorrato e immerso in una mucillaggine, come possiamo ipotizzare che si possano trovare soluzioni reali e bastevoli?
L’impianto, Mes o non Mes, si reggerà solo se l’Europa caccerà i quattrini, che per necessità di cose non saranno a fondo perduto ed elargiti sulla fiducia. Occorrono intenti e progetti seri, e chi, sul fronte politico, è in grado di approntarli?
La più parte della nostra classe dirigente è vorace e mediocre, e spesso fa pure pensare a quanto scrivevano Fruttero e Lucentini con la loro “ prevalenza del cretino”.
Certo è che possiamo vantare un grande concorso di colpa, per averli eletti e supportati col nostro silenzio/assenso.
Temo fortemente che il risveglio nostro possa essere brusco assai e che non si sia preparati alla bisogna.
Vedo fosco, e non posso fare a meno di dirlo.
Per quanto concerne il nostro mondo piccolo casellese che dire? La richiesta di sospensione dei permessi a costruire operata da Aedes, visti i chiari di luna, è ed era abbastanza scontata. È il quadro generale che sconforta: visti gli andamenti dei mercati, viste le tristi condizioni in cui tutto il mondo commerciale occidentale versa, chi mai si avventurerà a concludere una storia che dura ormai da troppo? Sarà curioso leggere i programmi elettorali delle prossime tornate comunali: se ci ritroveremo dentro il riattamento della vecchia stazione, la conclusione del COM e un altro po’ della stagnazione che da troppo ci permea, be’ qualche motivo di sana incazzatura potremmo pure avercelo.
Per questo metto le mani avanti: astenersi perditempo.
Elis Calegari