Sembra un po’ paradossale parlare di ritorno all’idroelettrico, quando l’allarme generale è sulla carenza di acqua. Ma la produzione di energia da fonte idroelettrica, specie da piccoli impianti, non sottrae acqua agli utilizzi agricoli, come dimostra la plurisecolare storia delle nostre bealere, che hanno sempre avuto un duplice utilizzo: irriguo e per dare forza motrice agli opifici.
Per questo è una buona notizia quella appresa nella Commissione Lavori Pubblici del 27 febbraio scorso, dove in discussione nella Sala Giunta di piazza Europa era la bozza di convenzione da stipulare da parte del Comune di Caselle con la Società SIAM di Fossano, che ha presentato il progetto per la realizzazione di un impianto idroelettrico, denominato “Lanificio Basilio Bona”, sfruttante l’acqua captata dal Canale di Caselle, ramo Sinibaldi.
Più che di realizzazione di un nuovo impianto, si può parlare di ripristino, anche se con diverse modifiche, di un impianto già esistente fra il Follone e l’ex opificio Bona, ma abbandonato da parecchi decenni.
Vediamo la configurazione prevista dal progetto. Il nuovo impianto, come quello preesistente, vedrebbe la derivazione dell’acqua dal canale Sinibaldi a fianco della cascina Follone, tramite la formazione di uno sfioratore con posa di sgrigliatore dentro il canale esistente. Il canale esistente verrebbe poi ripristinato nel tratto fino all’incrocio con Strada Francia, ove verrebbe realizzata la vasca di carico. Dalla vasca di carico partirebbe la condotta forzata, realizzata con tubazione di diametro 120 cm, che non entrerebbe più dentro il complesso Bona ma, interrata nel prato esterno, lo aggirerebbe sul lato ovest. La centralina con il gruppo turbina-alternatore verrebbe ospitata in apposito locale da realizzare in corrispondenza dello spigolo sud del complesso Bona. Nelle immediate adiacenze, l’opera di scarico dell’acqua nella bealera che riparte verso il Caldano e la cabina di consegna MT alla rete di distribuzione elettrica.
La produzione dell’impianto, da quanto emerso nella discussione in Commissione consiliare, avrebbe un valore di circa 100.000 euro all’anno, di cui il 4% sarebbe versato alle casse comunali come onere di compensazione (il 3% stabilito per legge più un 1% aggiuntivo derivato da trattativa).
La richiesta di autorizzazione unica integrata, ai sensi del D.Lgs 387/2003, avrà un iter gestito dalla Città Metropolitana tramite Conferenze di Servizio a cui parteciperanno tutti gli enti interessati, fra cui, ovviamente, il Consorzio Riva Sinistra Stura.