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giovedì, Novembre 7, 2024

    Giovanni Paolo II a Torino per la Sindone

    23 e 24 giugno 1998 Fu il vicesindaco Martufi a portare il saluto di tutti i Casellesi

    All’aeroporto di Caselle il 23 giugno del 1998 il Papa al suo arrivo all’aeroporto “Sandro Pertini” venne ricevuto dalle più alte autorità civili, militari e religiose della Regione e per Caselle Torinese dal vicesindaco Ambrogio Martufi, in sostituzione, per motivi di salute, del sindaco Giovanni Rosito. Martufi portò al Papa il saluto e l’augurio di buone vacanze da parte di tutti i Casellesi. Papa e vicesindaco li vediamo nella foto scattata il 23 giugno 1998 dal fotografo ufficiale dell’Osservatore Romano.
    Giovanni Rosito, preside delle locali scuole medie, è stato sindaco di Caselle per due mandati: dal 1994 al 2002. Ambrogio Martufi è stato vice sindaco e assessore nella Giunta Rosito.
    A proposito della visita papale, si è stimato che nella giornata torinese del Santo Padre siano state 450 mila le persone che videro il Papa davanti al Duomo, lungo il tragitto compiuto per raggiungere piazza Vittorio Veneto e nella stessa piazza, dove celebrò la Messa. Giovanni Paolo II aveva potuto venerare la Sindone in una ostensione privata durante la sua prima visita a Torino, il 13 aprile 1980.
    I numeri dell’Ostensione
    Due milioni e 400 mila le persone che varcarono in 57 giorni, dal 18 aprile al 14 giugno del 1998 le porte del Duomo di Torino per vedere la Santa Sindone. La maggior parte di esse venne da Piemonte, Lombardia e altre regioni italiane, ma ci furono anche visitatori (quasi 65 mila) che percorsero migliaia di chilometri per posare gli occhi sul Telo: pellegrini giunti dall’Asia, da centro e sud America e perfino dall’Oceania.
    Il motto dell’Ostensione “Tutti gli uomini vedranno la tua salvezza” scelto dall’Arcivescovo di Torino, il Cardinale Giovanni Saldarini, dettò le linee guida delle proposte pastorali e culturali realizzate durante l’evento.
    Quella del 1998 fu la prima ostensione dell’era Internet. Oltre 100 mila i contatti registrati dal sito ufficiale: uno spazio web con centinaia di immagini e testi tradotti in quattro lingue. Le tecnologie multimediali rivestirono un ruolo importante anche per l’allestimento del percorso di avvicinamento alla Sindone, lungo il quale, tra le altre cose, su alcuni maxischermi posizionati nelle sale della lettura venne proiettato un video in alta definizione che mostrò ai visitatori, attraverso le immagini riprese in occasione dell’ostensione privata del 25 giugno 1997, i segni impressi sul Lino. Inoltre, grazie a una telecamera piazzata all’interno del Duomo, fu possibile, attraverso Internet, seguire anche i momenti salienti della visita del Papa Giovanni Paolo II, avvenuta il 23 e 24 maggio 1998.

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    Nel segno della Sindone
    “ll 24 maggio 1998 – scrive in una sua testimonianza monsignor Giuseppe Ghiberti, uno de più esperti biblisti mondiali, morto il 2 settembre 2023 – Papa Giovanni Paolo II giungeva a Torino come pellegrino della Sindone. Si sapeva che egli aveva un rapporto particolare con quella realtà misteriosa, ma quel giorno tutto il mondo poté rendersene conto e coglierne le motivazioni. Era proveniente da Vercelli e giungeva a Torino stanco, in condizione di salute non ottimale. Tutti i suoi gesti furono però pieni di significato. Entrò nel Duomo ancora segnato dalle conseguenze dell’incendio dell’anno precedente e si diresse alla cappella dell’Eucaristia. Aveva in mano la corona del rosario che non lo abbandonava mai. Si fermò in adorazione e poi si diresse al camminamento dei pellegrini per inginocchiarsi davanti alla Sindone. Fu di nuovo raccoglimento lungo. Giunto alle sedi, pronunciò quel discorso sindonico che rimane come il più esteso e articolato insegnamento del suo pontificato sulla Sindone.
    L’hanno chiamato il Papa della svolta antropologica nel magistero pontificio, ma l’affermazione ha bisogno di alcune precisazioni. Segni notevoli della rinnovata sensibilità si rinvenivano già in alcuni predecessori, come Paolo VI; e soprattutto questa sensibilità si presentava come un modo rinnovato per esprimere la fede di sempre nell’unico «Redemptor hominis», il Salvatore Gesù. La Sindone è stata per lui una delle realtà che gli richiamavano più suggestivamente i contenuti di questa fede. Da essa e dai suoi problemi egli prese lo spunto per confermare il rispetto del magistero della Chiesa per le autonomie della ricerca scientifica, quando affermò che la Chiesa non si riconosce «competenza specifica per pronunciarsi» su alcune questioni riguardanti «il rapporto tra il sacro Lino e la vicenda storica di Gesù». Essa «affida agli scienziati il compito di continuare a indagare»; solo «li esorta ad affrontare lo studio della Sindone senza posizioni precostituite».
    Dalla Sindone, «icona della sofferenza dell’innocente di tutti i tempi», egli trasse stimolo ad affinare l’attenzione alla sofferenza dell’uomo”.

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    Gianni Rigodanza
    Gianni Rigodanza
    Gianni Rigodanza è un giornalista e scrittore. Maestro del lavoro, Casellese dell’Anno, premio regionale di giornalismo; tra i fondatori, redattore e direttore di Cose Nostre per 32 anni. Finalista del 3°concorso letterario Marello. Autore di diversi libri di storia locale. Ha scritto per il Risveglio, Oltre e Canavèis.

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