Novità di metà febbraio scorso: il governo ha di nuovo spostato, al 1 gennaio 2025, la data a partire dalla quale gli enti non commerciali di tipo associativo devono dotarsi di partita IVA. Ottima notizia, plauso delle organizzazioni di settore. Ma di che si tratta e dobbiamo davvero rallegrarci?
Molte delle nostre bande a partire dal 2022 si sono trasformate in APS (Associazioni di Promozione Sociale) e si sono iscritte nel RUNTS (Registro Unico del Terzo Settore) diventando a tutti gli effetti degli ETS “Enti del Terzo Settore” (legge 117/2017).
Queste bande sono spesso di piccole dimensioni e non hanno partita IVA in quanto non esercitano attività “di natura commerciale”, come invece potrebbero essere la prestazione di servizi musicali retribuiti, concerti a pagamento o sponsorizzazioni. Fino ad oggi questi soggetti (APS senza partita IVA) non erano coinvolti in nessun modo da adempimenti IVA, in quanto le eventuali attività effettuate a beneficio degli associati erano considerate “escluse” ossia non esistenti ai fini IVA.
Una spada di Damocle tuttavia pende da tempo su questi enti. Già dal 2008 la Commissione Europea ha aperto una procedura di infrazione contro lo Stato Italiano, sostenendo che le attività che hanno un potenziale contenuto economico devono essere in ogni caso considerate nel campo di applicazione dell’IVA, indipendentemente dalla loro finalità. Gli stati membri poi possono prevedere lecitamente delle esenzioni ad esempio per le attività svolte senza lucro nei confronti dei soli associati in conformità agli scopi istituzionali. Parlando di associazioni musicali il caso frequente è quello delle lezioni di musica erogate agli allievi ove che pagano una quota a solo rimborso dei costi sostenuti dalla banda, come ad esempio i pagamenti agli insegnanti o le spese vive di materiali didattici.
Già sembra un gioco di parole, ma quale differenza c’è tra “esenzione” ed “esclusione”? Con l’esclusione la banda non deve preoccuparsi proprio dell’IVA, con la esenzione invece deve dotarsi di partita IVA e quindi sottoporsi ad un aggravio di formalità e burocrazie. Pur potendo beneficiare delle facilitazioni per i soggetti che effettuano solo operazioni esenti a questo punto sarà meglio farsi assistere da un professionista qualificato per evitare sanzioni e magari sarà necessario acquistare qualche software gestionale specializzato. Quindi altri costi….. proprio in un momento in cui gli enti locali, grazie ai quali le nostre bande sopravvivono, hanno sempre meno fondi da destinare alla cultura.
Un ottimo motivo per protestare contro i burocrati dell’Unione Europea? A mio parere personale no, semmai è invece un’altra buona ragione per lamentarsi del legislatore italiano. L’IVA esiste da cinquant’anni nella UE e si basa su principi simili in tutti i paesi membri, ma il livello di complicazione a livello attuativo, il numero di adempimenti e le sanzioni spropositate per errori puramente formali sono tipiche del nostro bel paese. Per non parlare dei continui cambi di normative e scadenze, cosa che di nuovo ci obbliga a rivolgerci ai consigli non sempre gratuiti dei nostri professionisti (e meno male che ci sono).
Novità IVA per le bande
Dalla Filarmonica Cerettese
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