Nel salone della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino ( P.za C. Alberto ) è stata inaugurata la mostra di Roberto De Wan; il completo e ricco catalogo è introdotto da Angelo Mistrangelo che annota come poco a poco “prende forma e contenuti una scrittura impetuosa e creativa”.
La presentazione si completa con un testo di Barbara Ronchi della Rocca che ama i lavori di De Wan “pieni di facce inquiete, di rimandi simbolici”,
e con il saluto di Guglielmo Bartoletti e di Franco Cravarezza.
Una delle sezioni presenta l’opera Struttura ( 2021, con Alessandro Russo ), acrilico che potrebbe derivare da un paesaggio fissato nella memoria. Ma di paesaggio vero e proprio occorre parlare a proposito delle opere Marina e Cielo e mare, per giungere infine a Cap Ferrat ( 2018 ), paesaggio architettonico dominato dai pini della Còte d’Azur e da un
” Ritratto collettivo” caratterizzato da sguardi misteriosi e talvolta interrogativi.
Ritornando all’opera Marina, l’olio è contraddistinto da vivaci susseguirsi cromatici che sfociano in un brandello rosso spento mentre “Cielo e Mare” è un olio giocato sui toni di azzurro e di verde riflessi nelle acque del mare che s’infrangono a riva.
L’ultima sezione s’intitola Ricordi e qui i rimandi al passato – specie all’arte francese – maggiormente si evidenziano, dagli sguardi agli atteggiamenti, ai pesci, alle nature morte ai profili scuri dipinti attorno all’immagine principale sino alla presenza di aerei in volo.
Il curatore – bene ha fatto – ha qui raccolto il mondo degli affetti, ad esempio, con i protagonisti de La famiglia necessariamente ambientata a Milano oppure con il ritratto di Leo isolato fra simboli e memorie.
Entrando nella sala espositiva, la prima impressione che il visitatore riceve è quella di essere avvolto in un susseguirsi di cromìe, di sogni giunti da lontano, di rossi che sfociano ora nel rosa, ora nell’aranciato. Statuari sono i custodi della Vallée des Merveilles, opera caratterizzata dal latrare dei cani in corsa; misteriosa la protagonista della tela Mythos, facilmente individuabile il sorriso di Bocca di rosa che forse “poneva l’amore sopra ogni cosa”; un bel ritratto evocante anni lontani.
Nel milanese Luna park perché i pesci sono verdi e un classico ritratto fuoriesce dall’acqua? Simona Fornelli infine ha un cuore grande la cui realtà trova felice riferimento nello sguardo profondo e nell’allusiva presenza di una coppia di volatili.
L’opera Melograno accomuna molti particolari ma è soprattutto gradevole “l’interno”
( se vogliamo, riferito al mondo di Riccardo Gualino ) con arredi, oggetti, lampade e un geometrico tappeto.
Le opere Susy e A teatro concludono una rassegna ricca di fantasie, di sedimentate memorie, di strutture e astrazioni.
Roberto De Wan vive a Milano, Monaco, Parigi e Londra, anche a Torino s’immagina, ed è Amministratore Delegato della Società De Wan, docente di Sociologia della Moda, ospite in trasmissioni televisive ( Porta a Porta, Uno mattina ); nelle Collezioni Vaticane è ospitata l’opera Fidéle.
Colore, ancora colore!
Una mostra dedicata a Roberto De Wan
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