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sabato, Luglio 27, 2024

    Greta e le altre

     

    Guardate bene la foto a corredo di questo scritto.
    Collage di questo tipo ne girano diversi sui social, da un bel po’.
    Soprattutto su Facebook.
    Il soggetto è sempre lo stesso, c’è Greta Thunberg da un lato e, accanto, la
    foto di un bimbo/a, come in questo caso, che vive in condizioni disumane.
    Greta viene di norma effigiata in situazioni di viziata, figlia dell’opulenta
    società occidentale, circondata da un gradevole benessere.
    Le didascalie sono sempre insultanti verso l’attivista svedese. È presentata
    come un’arrivista viziata che nulla ha che fare con le condizioni di vita
    delle persone del terzo mondo. Ovviamente, spesso, si sottolinea che dietro
    di lei ci sono famelici genitori opportunisti pronti a manovrarla come una
    marionetta.
    È così? Questa vicenda si presta ad alcune considerazioni. Vediamone
    qualcuna.
    Greta Thunberg, come tutti noi, ha avuto la fortuna di nascere nel ricco e
    opulento occidente. È forse una colpa essere nati in un luogo dove c’è un
    benessere diffuso? Ovviamente no. Non è altrettanto una colpa quella di
    essere nati in un paese povero. È il caso che ha voluto così.
    L’attivista non viene mai, mai, raffigurata quando, da sola e infreddolita,
    stava giornate intere davanti al parlamento svedese per attirare l’attenzione
    sulla tragedia dei mutamenti climatici: mai. È un caso? Ovviamente no.
    Altrimenti tutta l’impalcatura crolla.
    Oggi i giovani sono seriamente preoccupati dai cambiamenti
    climatici e non solo. A ragione. Greta, e tanti altri giovani, sono i
    protagonisti di questo movimento che sta attirando l’attenzione su ciò in
    modo diverso e radicale.
    Su questo punto il filosofo Galimberti è categorico: “ I giovani vivono il futuro come una minaccia e non come un’opportunità. Sentono che non avranno le stesse chance dei loro genitori, sia in ambito lavorativo che di condizioni di vita.”
    Sotto accusa ci sono le politiche dei paesi ricchi insensibili che pensano
    solo al potere. Questi ritengono di poter gestire i futuri scenari con piccoli
    aggiustamenti. Sono forse preoccupati dagli interessi economici in
    pericolo: è questo il nocciolo centrale che fa inviperire molti? A mio
    avviso sì.
    Per esorcizzare questo vasto movimento molti chiamano questi giovani “gretini”.
    Altra considerazione: può questo movimento avere effetti benefici sui
    popoli del Terzo Mondo? Un mondo che vive in condizioni disperate.
    Altra domanda: chi sono quei popoli, stati industrie ecc. che hanno sempre
    sfruttato quella gente con politiche colonialistiche, durate secoli,
    foraggiando, anche e non solo, governi corrotti e disponibili? La risposta è
    facile: è sempre lo stesso mondo opulento che produce, e ha prodotto, i
    disastri ambientali e le disuguaglianze.
    Su questo punto bisogna essere chiari: il Terzo Mondo ha sempre avuto un
    ruolo marginale nei processi che stanno determinando i mutamenti
    climatici.
    Avviare un serio processo politico ed economico, che punti ad affrontare
    sul serio il nodo dei cambiamenti climatici, non può prescindere da una
    seria messa in discussione dei rapporti economici tra paesi ricchi e aree
    del mondo povere.
    È il nodo centrale: ineludibile.
    Ecco dove si salda il rapporto tra i “gretini”, come sprezzantemente
    vengono chiamati i seguaci della Thunberg, e i giovani poveri del Terzo
    Mondo. Sono interessi convergenti. Non ci sono alternative nel ritenere
    prioritarie queste strategie.
    Vuoi vedere che proprio questo fa paura? La messa in discussione del
    nostro ruolo centrale. Ovvero: il ruolo egemonico e i privilegi di un
    mondo che pensa che tutto gli sia dovuto?
    Accettare queste sfide è l’unica strada percorribile.
    Cominciare a percorrere una strada virtuosa è assolutamente indispensabile
    per cominciare a dipanare i tanti nodi aggrovigliati che rischiano di
    travolgerci. Non solo ambientali.

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