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Comune di Caselle Torinese
sabato, Luglio 27, 2024

    La penna stanca

    Il foglio è lì, davanti a me. La penna giocherella tra le dita. Non si decide ad appoggiare la punta sulla candida superficie della carta.
    Le righe stampate sul foglio sono lì pronte ad accogliere le parole, per allinearle e guidare la mano.
    Niente, non arriva niente alla mente: vuota.
    Sei al consueto tavolo da lavoro in cucina. Un tavolo che fa anche da desco per mangiare, lo usi anche per scrivere, disegnare fare appunti. Le dita continuano a far giocherellare la penna, ma questa non ne vuol sapere di cominciare a scrivere.
    Come al solito hai riflettuto molto, per giorni, domandandoti: “Che scrivo?” Sei stato alla ricerca di un’idea che non arriva. Strano, ripeti nella tua mente, qualcosa in genere si affaccia nei tuoi pensieri: una storia, un ragionamento su un tema intrigante. Nulla.
    Questa volta rischi il flop. Non ci riesci perché, diciamola tutta, sei vuoto dentro e anche apatico.
    Ti chiedi da dove arrivi ciò. Non lo sai. Non è vero che non lo sai: lo sai eccome.
    Sei disorientato, non sai come raccapezzarti in un clima complessivamente confuso e approssimativo. Troppe certezze vacillano. I pilastri che hanno accompagnato il tuo percorso sembrano che non ti sorreggano più.
    La politica. Ecco, per te è sempre stata una compagna e un punto di riferimento.
    Hai sempre amato la politica, quella vera, quella che definisce la tua personalità di individuo. Quel modus vivendi fatto di valori etici e morali: il tuo mondo ideale vacilla. Pare che ci si debba vergognare. Eppure le maggiori personalità del pensiero hanno sempre tenuto in gran conto l’agire politico come motore per definire il ruolo della donna e dell’uomo nella comunità: Platone e Confucio su tutti assieme a tanti altri.
    Ti infiammavi da ragazzo. Ti infiammavi ai comizi tenuti nella piazza grande del paese. Ti infiammavi assieme alla molta gente presente. Gente entusiasta, povera di denari ma ricca di dignità. Gente che aspirava ad un po’ di benessere da regalare ai propri figli e alla loro donna. Gente che chiedeva di essere considerata, poter svolgere un ruolo. Cose negate da sempre. C’era un’idea che accomunava tutti, un’ideologia : il socialismo. Un’idea come motore per trasformare la società. Pensavi che fosse difficile ma possibile.
    Oggi ti accorgi che è diventata una parolaccia. Ideali? Roba vecchia, residuati. Destra e sinistra? Per carità categorie superate.
    Perché bisogna vergognarsi di un’idea che ha alla base un concetto di giustizia e uguaglianza , come diceva Gramsci?
    Un’idea, diceva, da conquistare con l’azione e lo studio:” Studiate, studiate perché ci sarà bisogno di tutta la nostra intelligenza.” Questo diceva.
    E invece? Non ti riconosci più in una pratica politica, che dovrebbe essere al servizio della comunità, ma è dominata da arrivismo, personalismi e saccenteria.
    La ricerca del vantaggio personale anche a discapito di altri. Ecco cosa domina oggi, e non solo in politica
    Sei sempre stato convinto che una comunità civile e democratica dovrebbe avere alla sua base una scuola per tutti, una sanità che curi poveri e ricchi e un sistema carcerario inclusivo ed equo. Questo hai sempre pensato: con convinzione. Conquiste costate sacrifici, molti sacrifici. Cose da difendere. E invece ti accorgi che sono i settori più bistrattati e su cui si abbatte la scure dei tagli. Tagli operati anche da chi non te lo aspetti.
    Sai che senza una classe dirigente colta, preparata e disponibile al servizio per il bene comune non è possibile risalire la china. Rimani sbigottito dalle continue manifestazioni di ignoranza. E invece?
    E invece…Invece. Questa parola sta diventando una vera ossessione.
    Come fai a far capire che solo con la partecipazione, l’adesione a un comune sentire è possibile l’inversione? Meglio tacere per non esporsi al disprezzo o, peggio, al dileggio. Eppure sai che è giusto.
    Come è giusto parlare di tante cose fondamentali: la pace, l’ambiente, la cultura. Cose che non è possibile ignorare.
    Parlare della pace. Bisognerebbe farlo con obiettività di giudizio, conoscenza e sincera adesione ai drammi. Ti accorgi che molti sono esclusivamente preoccupati del proprio benessere. Se ti esponi l’accusa di guerrafondaio è dietro l’angolo.
    Forse, anzi togliamo il forse, solo i giovani sono realmente interessati a lottare per la pace, l’ambiente il lavoro e dignità.
    Ti puoi rifugiare nella cultura e nell’arte. Qui puoi essere te stesso. Puoi costruire un mondo su misura per te stesso. Un mondo che tu sai che è vero e di grande aiuto e bellezza. Eppure ti dicono: “Con la cultura non si mangia”. Come fai a far capire che senza cultura non si mangia, anzi: vivremmo ancora sugli alberi.
    Non riesci a scrivere perché non sai come raccontare le tue angosce. Ecco direbbero: il solito pessimista. No, non è pessimismo. È sconforto davanti ad un quadro fosco.
    Non c’è speranza allora? Mi rifiuto di pensarlo. Nonostante il vuoto che attanaglia la mente di molti dobbiamo sempre credere che si può.
    Alla fine la penna comincia a scrivere. Scrive perché spera. Spera che: – Adda’ passa a nuttata -. Come recitava Eduardo.

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