Resiste dal 1842 a guerre e pandemie la Società Promotrice delle Belle Arti di Torino che anche quest’anno ripropone l’Esposizione di Arti Figurative, promossa dal Presidente Giovanni Prelle Forneris, dal Vicepresidente Angelo Mistrangelo, dal Consiglio Direttivo e dalla Commissione Artistica. Orietta Lorenzini ha curato allestimento e catalogo.
Numerose le opere da evidenziare tra le 577 in mostra, realizzate da 352 autori, di cui alcuni già parte del mondo dell’arte.
La fotografia assume nella società un ruolo via via maggiore e dunque a questo mezzo creativo è dedicata una parte dell’esposizione: Rita Bernardi, finanche ispirata illustratrice, si lascia condurre dalla musica, invece Roberta Capello riassume in un trittico alcune delle varie tecniche artistiche che padroneggia. Annamaria Zappatore sa trasformare in una “Metropoli notturna” un insieme ordinato di graffette, mentre Renato Valterza propone paesaggi e particolari colti all’aperto; Ernesto Cosenza sceglie poi immagini tratte dalla ricerca di elementi naturali antropomorfi e Cinzia Mariella documenta infine un viaggio compiuto in terra marocchina.
Il visitatore incontra sculture lungo l’intero percorso espositivo: si viene accolti dalle leggiadre figure femminili di Sergio Unia, circondate dalle enigmatiche eppur allusive forme scolpite nel marmo da Rino Fornasa.
Pierangelo Devecchi “assembla” una nave ed una lignea “Geisha” mentre Osvaldo Moi attribuisce significato alla struttura sferica per mezzo di associazioni figurative; Attilio Lauricella conferisce altresì la propria cifra stilistica tanto alle sculture quanto ai dipinti.
Maria Ausiliatrice Laterza racchiude in una “scatola di luce” una composizione rivolta alla condizione della donna in relazione ai pregiudizi culturali.
Franco Tomatis rappresenta in un bronzeo bassorilievo un racconto di argomento religioso; con lo stesso metallo lavorano inoltre Juan Sanmiguel per sintetizzare il concetto di “Maternità” e Claudia Sacerdote, che foggia figure dai contrasti impressionistici.
Francesco Zavattaro Ardizzi plasma ritratti di gusto realista, mentre Lisena Aresu presenta opere dall’accurata fattura, con accenti d’introspezione.
Anna Sciarrillo e Valter Massia dipingono su vetro; Anna Tulliach crea invece per mezzo della vetrofusione.
Delicati seppur intensi i disegni dell’abruzzese Gigino Falconi e quelli di Emma Viora Zavattaro Ardizzi; attraverso l’uso di tecniche miste Elena Ribero giustappone vita e morte.
Inquieta l’occhio di coccodrillo che Luciana Francone incide con la tecnica della maniera nera ed è “specchio dell’anima” lo sguardo rappresentato a vernice molle ed acquatinta da Franco Inz.
Simone Trotta immortala con gli acquerelli una Torino immersa in una luce volubile, come mutevoli appaiono le atmosfere predilette da Gianfranco Naretto.
L’inclinazione per una maggiore oggettività si palesa nelle raffigurazioni di Attilio Dal Palù, Delio Meinardi e Gian Pietro Farina; diversamente Patrizia Colombo narra di un “Incontro” fantastico in un bosco nebbioso.
I soggetti distintivi di Giuseppe Garau restano sospesi tra gioia e malinconia; Lidia Delloste pone personaggi in scene urbane caratterizzate da trasparenze e “riflessi di luce”, titolo altresì dell’acquerello di Giovanna Sannazzaro.
Come Annamaria Palumbo interpreta con colori ad olio il rigoglio estivo della vegetazione, così Lia Laterza traduce per mezzo dell’acrilico i pensieri di una giovane donna.
Gianna Dalla Pia Casa immagina un luogo incantato, quali si rivelano le alture viste da Bartolomeo Delpero; fuoco, fumo e turbini simbolici dipinge poi Dora Paiano.
Giancarlo Aleardo Gasparin ritrae “Giulia come Flora”; a riferimenti agresti ricorrono Donato De Ieso e Franco Pieri mentre Gianni Stevano espone un nudo femminile guardando al Divisionismo ed al Simbolismo.
Ritratti e figure propongono inoltre attraverso stili differenti Mario Pich, Rodolfo Trotta, Ernani Arria e Francesco D’Elia.
D’altro canto, Marisa Manis, Mariella Zoppi, Pierino Nervo e Paolo Pirrone s’ispirano alla natura rielaborandola in maniera personale ma nature morte ed oggetti in interno attraggono Anna Velliscig, Claudia Saggiorato e Flavia Forlin (Flalin).
Elio Pastore gioca con il “movimento” di figure e luci ed Enrico Bruno rievoca l’optical art.
Pietro Giorgio Viotto racconta infine di un cavaliere e di una landa desolata: parimenti, Andrea Tulliach illustra una donna nella solitudine urbana.
Ancora una volta, un’esposizione d’arte testimonia la resistenza dell’uomo contro le difficoltà della vita.
In apertura: Simone Trotta “Piazza Vittorio”, acquerello