Da un’idea di cinque giovani in tempo di lockdown ad un evento con più di venticinque persone. Questo il percorso del Fridays for future casellese, concretizzatosi attraverso l’elaborazione del “Progetto Madre Natura”. Stufo di vedersi circondato dal degrado ambientale, questo gruppo di giovani ha scelto in modo lodevolmente volenteroso di impegnarsi in prima persona nella risoluzione del problema, mettendo direttamente le mani in pasta, o meglio, “tra i rifiuti”. Occorre a questo punto premettere che la sfida ambientale ha due dimensioni di pari importanza, ma di diverso livello. La prima è globale e legata alla crisi climatica, urgente e complessa, relativamente alla quale il singolo cittadino non può che protestare con ogni mezzo per convincere la politica ad elaborare delle leggi per limitare le emissioni e non finanziare più le grandi imprese inquinanti. Questa dimensione è salita recentemente alla ribalta grazie al movimento di protesta fondato dalla sedicenne svedese Greta Thumberg, che ha portato a scendere in piazza il 27 settembre dello scorso anno un milione di ragazzi in Italia, centomila dei quali solo nella nostra Torino. La politica ha sempre risposto con molte parole, ma poche azioni, non collocando mai la sfida ambientale al vertice dell’agenda politica. La seconda dimensione invece è quella individuale, di basso impatto per la risoluzione della crisi climatica, legata al surriscaldamento globale, ma fondamentale per la qualità della vita di ogni giorno e per sensibilizzare i cittadini al rispetto dall’ambiente. La zona lungo il torrente Stura rappresenta un emblematico esempio di questa mancanza di rispetto: rifiuti d’ogni sorta giacciono abbandonati in ogni dove, persino a pochi passi dall’ingresso dell’ecocentro. Proprio grazie al “Progetto Madre Natura”, partito da riunioni virtuali e gruppi WhatsApp durante il lockdown, il 20 settembre scorso è stata realizzata quella che in gergo si chiama una “trash challenge”, ovvero la raccolta del maggior numero possibile di rifiuti abbandonati. In una sola giornata sono stati infatti raccolti più di quaranta sacchi di immondizia. L’idea è proprio quella di partire dalla dimensione concreta, dando il buon esempio. La cifra è tutt’altro che bassa e ha reso necessario il supporto del Comune e della Protezione Civile, con cui i ragazzi ideatori del progetto si erano già incontrati a più riprese, ottenendo la fornitura gratuita materiale per la raccolta e il trasporto dei rifiuti raccolti. Sono state anche segnalate a Seta due discariche abusive. I meandri burocratici degli uffici comunali restano però complessi, motivo per cui i ragazzi ideatori del Progetto sperano di continuare questa collaborazione, senza mai schierarsi politicamente (quella ambientale è una sfida senza colore politico!) e magari un domani iscrivendosi all’albo comunale delle forme associative. L’obbiettivo finale del “Progetto Madre Natura” però non si limita a pulire l’intero Lungo Stura, da Caselle al parco Chico Mendes, e preservarlo tale (impresa già di per sé non facile considerando la quantità di rifiuti abbandonati durante gli anni e la quasi totale assenza di controllo sul territorio, che permette a scaricatori abusivi e viandanti maleducati di agire indisturbati), ma anche e soprattutto riuscire a creare una vera e propria presa di coscienza green a livello locale. Proprio per questa ragione seguiranno altre iniziative simili, che prenderanno il nome di “Domeniche della Natura” a cui tutta la cittadinanza è invitata a partecipare e le cui informazioni saranno reperibili sulle pagine social del “Progetto Madre Natura” stesso, che potete trovare su Facebook ed Instagram. Restano due auspici e una considerazione da fare. Progetti di questo genere, tra cui si segnala anche il progetto “Puliamo il Mondo” che si terrà il 18 ottobre, non possono che essere delle toppe finalizzate a risolvere parzialmente il problema. Ma non basta. Occorre che le Amministrazioni da un lato scoraggino il deposito illegale di rifiuti, ad esempio posizionando telecamere di sorveglianza, multando i responsabili, e dall’altro favoriscano un corretto smaltimento dei rifiuti quotidiani, ad esempio collocando degli appositi cestini per la raccolta differenziata (richiesta, questa, avanzata proprio dal “Progetto Madre Natura”) e favorendo la diffusione delle attività di formazione dentro e fuori la scuola, per insegnare il rispetto dell’ambiente come valore fondante del vivere in società. Se non siamo in grado di buttare i nostri rifiuti in un bidone, non saremo nemmeno in grado di operare una transizione ecologica e salvarci dalla crisi climatica. E ce ne renderemo conto quando sarà troppo tardi.
Andrea Borello