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martedì, Marzo 19, 2024

    Il suolo: una risorsa limitata e da salvaguardare

    Se ne è parlato sabato 25 giugno al CEM di Caselle

    Il titolo principale “La prossimità: mito infestante” era un po’ criptico, ma si chiariva nel sottotitolo: “Il suolo: una risorsa limitata fra stato attuale e prospettive future”.

    Questo argomento, indubbiamente di interesse e di forte attualità, è stato proposto dall’associazione culturale casellese Aegis per il pomeriggio di sabato 25 giugno, nella sala multifunzionale del centro di via Basilio Bona 32. In un lato della sala era anche allestita una piccola mostra fotografica, in tema con l’argomento proposto, in quanto intendeva presentare il Progetto Fotografico Collettivo Nazionale della FIAF Ambiente Clima Futuro, a cui aderisce a livello locale il Circolo Fotografico Casellese con la mostra Bridge to 2030, visitabile dal 13 giugno al 5 settembre tutti i lunedì sera dalle 21 alle 23 nel salone di via Madre Teresa di Calcutta 55. Lo ha spiegato, a inizio pomeriggio, Silvia Sales, dopo l’apertura dei lavori fatta da Davide Vottero nella sua veste di presidente di Aegis.

    Ha preso quindi la parola Maria Cariota, portavoce a Torino del Forum Nazionale “Salviamo il Paesaggio”, che ha relazionato sul tema del suolo, come risorsa finita, non rinnovabile, fornendo diversi dati, relativi alla situazione sia a livello Italia, che a livello locale torinese.  Il suolo consumato è passato dal 2,7% degli anni ’50 a oltre il 7% di oggi, mentre la media UE è intorno al 4%.  Nel nostro Paese abbiamo cementificato oltre 23.000 chilometri quadrati di territorio, con una superficie pari all’Emilia Romagna. Nel 2020 il consumo di suolo in Italia è stato di 15 ettari al giorno. Eppure, in Italia sono presenti oltre 7 milioni di abitazioni non utilizzate, 700 mila capannoni dismessi, 500 mila esercizi commerciali chiusi. E si continua a costruire. La logica ancora una volta è quella di servirsi dei prati come “vuoti urbani” da sfruttare, sui quali costruire e incassare gli oneri di urbanizzazione. “Torino non ha solo il primato di città più inquinata d’Italia ma si colloca anche nei primi posti della classifica dei Comuni italiani per superficie cementificata” continua Cariota. “Il 67% del territorio torinese, nonostante l’immeritata fama di città verde, è coperto di cemento, un dato elevatissimo se si considera che una buona parte della superficie non impermeabilizzata è costituita dalle pendenze della parte collinare. Le abitazioni non utilizzate a Torino sono 60.000”.Secondo recenti studi, per fornire un dato di attualità in queste roventi giornate di inizio estate, la differenza di temperatura fra aree urbane e aree rurali è pari a 6° C. Altri servizi forniti dal suolo: ogni ettaro di terreno non urbanizzato trattiene 90 tonnellate di carbonio e 3,8 milioni di litri d’acqua.

    La relazione della dott.sa Cariota si conclude con la proiezione di un filmato che vuole essere un messaggio di speranza, riferendo dell’esito positivo avuto dalla battaglia condotta a Torino dal comitato “Salviamo i prati”, costituitosi nel 2019 per iniziativa di un gruppo di cittadini della periferia ovest per difendere i prati liberi rimasti fra i palazzi in borgata Parella, e che un progetto del Comune voleva cementificare per realizzare uno studentato per le Universiadi 2025.

    Nel breve spazio finale dedicato al dibattito è arrivata la domanda, specifica per la realtà locale casellese, relativa a cosa succederà sulle aree ATA di fianco all’aeroporto. In sala era presente l’arch. Antonella Passaretti, che si è presentata nella sua nuova veste (che verrà a breve ufficializzata) di Assessora all’Urbanistica: il confronto della nuova Amministrazione col privato proprietario delle aree non è ancora cominciato e tutti gli esiti sono ancora possibili, compreso quello che le aree in questione rimangano prati. Questo quanto riportato dall’arch. Passaretti, e che coincide con le dichiarazioni rilasciate dal neosindaco Marsaglia nel corso della recente campagna elettorale.

    1 commento

    1. Ma come? Esposito Mauro dice esattamente il contrario sulle aree davanti alla Kelemata. Forse voleva costruire lui? Si mettessero d’accordo prima di dichiarare cose insostenibili

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    Paolo Ribaldone
    Paolo Ribaldone
    Dopo una vita dedicata ad Ampere e Kilovolt, ora dà una mano a Cose Nostre

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