L’8 marzo scorso ‒ il giorno in cui furono chiuse la Lombardia e le province confinanti, con provvedimenti estesi a tutta l’Italia 48 ore dopo ‒ mi trovavo a Montecarlo per assistere al Pirata di Bellini. Oltreconfine la vita proseguiva quasi come se nulla fosse, e ci si stupiva della radicalità dei provvedimenti italiani. Ai numerosi connazionali presenti, tuttavia, era chiaro che le disposizioni sarebbero presto cambiate anche all’estero (come puntualmente è avvenuto nel giro di una settimana), e che ci si sarebbe dovuti preparare a un digiuno di musica dal vivo che sarebbe durato, si pensava, almeno un mese o forse due. Dopo alcune settimane, nel pieno dell’emergenza, nelle telefonate tra colleghi si dava invece per scontato che, per bene che andasse, si sarebbe tornati all’opera dopo l’estate o forse nel 2021. Così, il fatto che numerosi festival estivi italiani, invece di gettare la spugna, abbiano dato vita a una programmazione ‒ sia pure ridotta e adattata alle normative e alle esigenze di tutela sanitaria ‒ è stato salutato da tutti come un importante segno di vita e di speranza. Dopo alcune esitazioni dettate da ineludibili timori, ho deciso di rimanere fedele alla rassegna cui più sono affezionato, e sono andato a Martina Franca per il Festival della Valle d’Itria. La programmazione del festival è stata totalmente ripensata nei mesi primaverili, con l’intenzione non di “salvare qualcosa”, bensì di creare un cartellone in sé stesso coerente e compatibile con le circostanze. La scelta è caduta su “Arianna a Nasso” di Richard Strauss, presentata nella sua prima versione (1912) ma, anziché in lingua originale, in una nuova versione ritmica italiana di Quirino Principe e Valeria Zaurino. Ad “Arianna” è stato affiancato “Il borghese gentiluomo” dello stesso Strauss: in questo caso, le musiche di scena (versione 1917) non sono state accompagnate dal testo di Molière-Hofmannsthal, bensì da tre monologhi di argomento contemporaneo scritti ex-novo da Stefano Massini. Scelte anomale, e forse poco condivisibili, da parte di un’istituzione che ha sempre incentrato le proprie stagioni sul belcanto italiano e su esecuzioni filologiche, ma che hanno determinato a maggior ragione l’unicità di questa edizione nell’anno dell’epidemia. Unicità ancor più sottolineata dalla carrellata di star della lirica che ‒ complici le cancellazioni di impegni pregressi in tutto il mondo ‒ hanno interpretato anche i ruoli che solitamente sarebbero stati affidati agli allievi della locale accademia di belcanto, e sono state protagoniste dei numerosi concerti collaterali.
Tra i pochi festival stranieri che hanno mantenuto una programmazione c’è quello che da tanti è considerato “il festival” per eccellenza, Salisburgo. Questa estate è balzato sulle prime pagine dei nostri quotidiani a causa di una polemica scatenatasi, in primis sui social, a seguito di una recensione pubblicata da Giangiorgio Satragni sulla “Stampa”: una frase del collega, dalla formulazione forse non troppo felice, ma elogiativa e priva di alcuna malevolenza, è stata pretesto per lanciare accuse di sessismo alla critica musicale e al mondo della musica classica.
In Piemonte, proprio mentre questo giornale va in stampa, sono in corso due manifestazioni che hanno fatto fronte alla situazione sanitaria senza arrendersi: il festival MiTo-Settembre Musica, riprogrammato, similmente a quanto avvenuto a Martina Franca, “a misura di Covid”, con musicisti italiani (onde minimizzare gli effetti di eventuali lockdown), concerti di durata ridotta senza intervallo, e, a Torino, doppia recita per ovviare al limite di 200 persone ammissibili negli spazi chiusi (in Lombardia ne sono ammesse fino a 600, per cui quest’ultimo provvedimento non si è reso necessario per le serate milanesi della rassegna). E, tra Torino e Novara, il premio “Guido Cantelli”, dedicato a giovani direttori d’orchestra, di cui proprio quest’anno è stata organizzata l’undicesima edizione, dopo quarant’anni di sosta. Non potrà essere ammesso pubblico in sala, ma il mantenimento del concorso (che nelle sue prime dieci edizioni aveva “laureato”, tra gli altri, Riccardo Muti) è un segno di speranza doppiamente signficativo, perché, proprio in un anno così difficile, si rimette in moto uno strumento di valorizzazione del talento, tanto più importante in un’epoca in cui, per un giovane musicista, emergere e vedersi retribuire dignitosamente il lavoro non è affatto semplice. Di cuore, un grande augurio a tutti i candidati al premio “Cantelli”.
Marco Leo
Questo mese al botteghino…
Unione Musicale: il 22-23-28-29-30 settembre è in programma una mini-rassegna di 10 concerti (ogni giorno ce ne sono due con gli stessi interpreti, alle 17:30 e alle 21; ma spesso i programmi non si ripetono nei due appuntamenti). Il 22 settembre Trio di Parma, in programma Trii di Haydn, Kagel e Beethoven. Il 23 Pietro De Maria, pianoforte (Sonate di Beethoven). Il 28 e il 29 Francesca Dego, violino e Francesca Leonardi, pianoforte (Sonate e altre pagine di Beethoven). Il 30 Andrea Lucchesini, pianoforte (Sonate di Schubert).
Orchestra Rai: dal 17 settembre a fine anno è in programmazione una stagione di concerti, trasmessi in radio, televisione e streaming, i cui dettagli al momento in cui si scrive non sono ancora stati comunicati. Il pubblico sarà ammesso in sala nella misura consentita dalle disposizioni di legge.
Date le incertezze che ancora caratterizzano il settore dello spettacolo dal vivo, si ricordano gli indirizzi web delle istituzioni musicali cittadine, per tenersi aggiornati:
Unione Musicale: https://www.unionemusicale.it/
Filarmonica: https://www.oft.it/it/
Polincontri Classica: http://www.policlassica.polito.it/stagione
Educatorio della Provvidenza: https://www.educatoriodellaprovvidenza.it/
Orchestra Rai: http://www.orchestrasinfonica.rai.it/
Concerti Lingotto: https://www.lingottomusica.it/
Teatro Regio: https://www.teatroregio.torino.it/