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giovedì, Maggio 16, 2024

    Garibaldi…da capovolgere

    Quando c'era l'Italia di Peppone e Don Camillo

    Leggo sempre con molto interesse gli articoli di Vittorio Mosca: la foto del disegno di Garibaldi mi ha fatto ricordare gli anni della mia militanza nella Democrazia Cristiana.

    Chierichetto, la domenica a servire messa prima alle sei, messa grande alle dieci, alle quindici i vespri, la partita di pallone e poi a trovare mio papà alla Casa del Popolo di San Francesco al Campo borgata Sant’Anna (quanti Santi) e cantare con i compagni di mio papà “bandiera rossa”.

    La cosa mi divertiva un mondo, era piacevole stare con persone semplici e allegre davanti ad un bicchiere di vino, a me davano la gazzosa, con la pallina di vetro che fungeva da tappo, che meraviglia.

    Cantavo “bandiera rossa” senza sapere cosa in effetti fosse, così come in chiesa cantavo il Tantum Ergo senza capirne gran che.

    Andando avanti negli anni mi feci un idea della politica, feci una scelta e non cantai più “bandiera rossa”.

    Per quanto concerne il Tantum Ergo è una questione di fede, lì non si discute.

    Mio padre mi raccontava, avendolo sentito da Togliatti, che in Russia gli operai erano i veri padroni delle fabbriche; mio padre era muratore, naturalmente io ci credevo come pure lui credeva alle parole di Togliatti.

    Poi scoprimmo che le cose non stavano esattamente così.

    Oggi il comunismo per quanto riguarda l’Europa è quasi scomparso, mentre esiste in Cina, un tipo di comunismo che veramente farebbe girare Marx nella tomba, non esiste capitalismo al mondo più sfacciato di quello cinese, peggio di quello americano, che a me sta molto stretto; tutti i capitalismi sfacciati sono detestabili, di qualsiasi colore essi siano, ma questo sarebbe un discorso molto lungo e non è il tema di questa mia.

    Resta il fatto che a diciotto anni mi iscrissi alla D.C. e fondai la sezione di Ceretta di San Maurizio Canavese, paese nel quale la mia famiglia si era trasferita.

    A ventuno anni fui eletto in Consiglio Comunale quale consigliere  D.C. e conobbi un comunista, ex capo partigiano che già avevo incontrato nel 1943 con un fazzoletto rosso al collo e il mitra posto di traverso pronto all’uso.

    Questo uomo che mi aveva affascinato si chiamava Giacinto Bestonso; fui felice di incontrarlo quale capogruppo del P.C. nello stesso Consiglio Comunale.

    Diventammo amici, la stima era reciproca, discussioni a non finire, ma ci volevamo bene e come già detto ci stimavamo.

    Un giorno decise di andare in Russia in Vespa, ritornò e si dimise da capogruppo e aderì al Partito Socialista.

    Ma cosa c’entra l’articolo dell’amico Vittorio con questo racconto mi si chiederà.

    C’entra perché se non avessi raccontato l’antefatto della militanza politica non si capirebbe il perché io sia in possesso di una immagine di Garibaldi che  veniva usata come propaganda politica

    Questa immagine era il simbolo del P.C.I. utilizzata in una campagna elettorale essendo venuto a meno l’interesse di usare il tradizionale falce e martello.

    A questo punto i democristiani fecero questo volantino con disegnata la faccia di Garibaldi riprendendo esattamente il simbolo degli avversari con la stella rossa, ma che capovolgendolo appariva ben altro personaggio, volendo dire: attenti, votate Garibaldi, ma..

    Se vogliamo era anche una politica divertente e spiritosa.

    Sono certo che, conoscendo lo spirito e l’intelligenza di Vittorio, mi perdonerà questa piccola impertinenza.

    A Vittorio un caloroso abbraccio.

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