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Comune di Caselle Torinese
venerdì, Novembre 15, 2024

    11-20 luglio 1990, Giovanni Paolo II verso il Monte Bianco

    All’aeroporto il sindaco di Caselle Federico Zavatteri accolse Papa Wojtyła

    L’11 luglio del 1990 atterrò all’aeroporto “Sandro Pertini” di Caselle l’aereo partito da Roma-Ciampino con Papa Giovani Paolo II come tappa per prendere poi l’elicottero che lo avrebbe portato in Valle D’Aosta, esattamente a Les Combes d’Introd, Barmasc, Introd e Monte Bianco per un periodo di vacanza sino al 20 luglio.
    Ad attenderlo per salutarlo, appena sceso dall’aereo, c’erano le più alte autorità civili, militari e religiose, tra le quali anche il nostro sindaco di Caselle Federico Zavatteri che portò a Sua Sanità, a nome di tutti casellesi, il saluto e l’augurio di buone vacanze.
    Li vediamo nella foto, papa e sindaco, con al centro il cardinale Saldarini, arcivescovo di Torino; la foto fu scattata dal fotografo ufficiale dell’Osservatore Romano.
    Federico Zavatteri venne nominato sindaco di Caselle nel settembre del 1987 e rimase in carica fino all’aprile del 1989; fu poi rinominato nel luglio del 1990, per rimanere in carica fino all’aprile del 1993. L’incontro che Zavatteri ebbe all’aeroporto di Caselle con Papa Giovanni Paolo II nel luglio 1990 non fu il primo, perché ebbe modo di salutarlo – sempre all’aeroporto di Caselle – anche nel settembre del 1988 quando il Papa venne a Torino per visitare i Luoghi Salesiani di Don Bosco.
    Papa Giovanni Paolo II, ovvero Karol Józef Wojtyła, divenuto Giovanni Paolo II con la sua elezione alla Sede Apostolica il 16 ottobre 1978, nacque a Wadowice, città a 50 km da Kraków (Polonia), il 18 maggio 1920. Era l’ultimo dei tre figli di Karol Wojtyła e di Emilia Kaczorowska, che morì nel 1929. Suo fratello maggiore Edmund, medico, morì nel 1932 e suo padre, sottufficiale dell’esercito, nel 1941. La sorella, Olga, era morta prima che lui nascesse. Fu battezzato il 20 giugno 1920 nella Chiesa parrocchiale di Wadowice.
    Giovanni Paolo II morì in Vaticano il 2 aprile 2005, alle ore 21.37, mentre volgeva al termine il sabato e si era già entrati nel giorno del Signore. Fu il 264º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica. (1920-2005: quando scomparve aveva 85 anni). Giovanni Paolo II è passato alla storia per i suoi 27 anni di pontificato come uno dei papi più importanti della Chiesa.

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    Verso la vetta del Monte Bianco
    Il papa il 18 luglio del 1990 salì in elicottero sul Monte Bianco e dai 4.700 metri del colle Mayor benedisse l’Europa che da lì, allora, si intuiva unita e in pace. Giovanni Paolo II alla fine riuscì ad andare sulla montagna più alta del nostro continente. La sua salita sul Monte Bianco venne già programmata nel 1986, quando andò in Val D’ Aosta in visita pastorale, il 7-8 settembre. Ma le condizioni del tempo non permisero, in quell’occasione, l’ascensione del Papa che fu portato invece sul Mont Chetif, di fronte a Courmayeur.
    Nell’occasione, un piccolo elicottero salì sulla vetta più alta della parte italiana del Monte Bianco, il colle Mayor, di fronte alla vicinissima vetta francese a quota 4.481, lungo la quale c’era una cordata di scalatori. Il Papa era accompagnato da Franco Garda, presidente del soccorso alpino e speleologico nazionale, che sul Monte Bianco perse un figlio di 18 anni.

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    Quando l’elicottero si posò sulla vetta la temperatura era di sei gradi sottozero: il Papa indossava una giacca a vento sulla sottana bianca, aveva un cappello di pelle e occhiali da sole. Ammirò il paesaggio e pregò. Per una ventina di minuti poi camminò sulla cima mentre Garda gli indicava le montagne, visibili in una giornata nitida. “Queste montagne – disse il Papa – suscitano nel cuore il senso dell’infinito, con il desiderio di sollevare la mente verso ciò che è sublime”.

    Domenica 15 luglio 1990- Campo sportivo di Introd
    Incontro di Giovanni Paolo II con i giovani della Valle d’Aosta

    “La prima parola che mi è venuta in mente – disse il Papa – non era in italiano, non era in francese. Era in latino: “Petra autem erat Christus”. Dice sant’Agostino che così si spiega anche il nome Petrus. “Petrus a petra”. “Petra erat Christus” e da questo nome viene anche il nome di Pietro. Ma non so perché questa parola mi è venuta in mente, ma ho pensato subito alle montagne, perché tutto si trova in questo ambiente stupendo: la Val d’Aosta, le montagne, soprattutto il Monte Bianco, poi anche il Gran Paradiso e tante altre. Allora certamente le montagne, specialmente queste alte montagne, sono pietre. Ci sono prati, ci sono boschi, il verde, ma al di sopra del verde c’è la pietra. Questo ci porta avanti nella nostra riflessione. Se Cristo è la pietra vuol dire che Cristo ci chiama a una salita. L’uomo, la donna, ciascuno di noi è chiamato a una salita. La vita umana è una salita. Lo sentono soprattutto i giovani. Essi volentieri compiono delle salite in montagna. Ma c’è un’altra salita, il cui nome è Cristo. È una salita interna, una salita che porta ad essere più, ad essere più umani, più cristiani, ad essere più vicini a Cristo, a questa pietra, a questo monte, a questa cima.
    Allora auguro a tutti questa salita, questo pellegrinaggio e vi ringrazio per questo incontro che era anche una salita, perché era una preghiera. Tutto il programma del nostro incontro era una preghiera. Abbiamo incominciato invocando la parola di Dio, riflettendo su questa parola di Dio in silenzio. Grazie di cuore”.

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    Gianni Rigodanza
    Gianni Rigodanza
    Gianni Rigodanza è un giornalista e scrittore. Maestro del lavoro, Casellese dell’Anno, premio regionale di giornalismo; tra i fondatori, redattore e direttore di Cose Nostre per 32 anni. Finalista del 3°concorso letterario Marello. Autore di diversi libri di storia locale. Ha scritto per il Risveglio, Oltre e Canavèis.

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