Un grande italiano nel mondo della musica

Ricordo di Stefano Mazzonis di Pralafera

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La sera di domenica 7 febbraio ‒ mentre il direttore già premeva per farmi rispettare le scadenze, e io non avevo ancora un’idea precisa del pezzo da scrivere ‒ è giunta una notizia che ha reso provvidenziale il mio cronico ritardo. Un succinto, ma commosso, comunicato stampa dell’Opéra Royal de Wallonie, firmato dal Sindaco di Liegi, annunciava la morte di Stefano Mazzonis di Pralafera, direttore generale e artistico del teatro d’opera liegese. L’annuncio è giunto come un fulmine a ciel sereno, poiché la sua età non era certo avanzata, e non vi erano notizie di dominio pubblico concernenti le sue condizioni di salute. Stando ad alcuni necrologi, pare che sia stato vittima di un tumore fulminante.
Ho conosciuto Stefano Mazzonis (da non confondere con il cugino Cesare, a lungo direttore artistico dell’Orchestra Sinfonica Nazionale RAI) alcuni anni fa a Liegi, su presentazione dell’amico Fulvio Stefano Lo Presti, in occasione di una delle mie prime visite all’Opéra Royal de Wallonie (ORW), che è stato probabilmente, non a caso, il teatro straniero da me più frequentato nell’ultimo decennio. Ho trovato una persona cordiale, molto ospitale con i giornalisti e rispettoso delle opinioni di ciascuno, ma senza peli sulla lingua nell’affermare e difendere la propria concezione del teatro d’opera. L’ho rivisto ad ogni mia successiva visita, dato che era di fatto presente in sala ogni sera. Nel 2018 lo intervistai, per conto del Teatro Regio di Torino, che nell’aprile di quell’anno mise in scena la sua produzione dei “Lombardi alla prima crociata” di Verdi (Mazzonis era anche regista in prima persona), e il nostro colloquio fu pubblicato sul programma di sala dell’opera. È quindi inevitabile che, in queste righe, ai dati biografici si mescolino ricordi personali.
Di famiglia torinese, Mazzonis di Pralafera era nato a Roma nel 1949, dove si era formato in giurisprudenza, affiancandovi sempre lo studio e la frequentazione della musica, sua vera passione. Dai primi anni Ottanta iniziò la duplice attività di regista e di organizzatore di eventi musicali, prima per realtà private (i “Concerti Telecom”), poi in rassegne via via più importanti, fino ad arrivare alla sovrintendenza del Teatro Comunale di Bologna, tra il 2002 e il 2006. Nel 2007 è giunto a Liegi, dove è stato confermato alla direzione del teatro per tre mandati consecutivi. Nei primi anni dopo il suo arrivo, l’ORW dovette trasferirsi in una sede provvisoria, per i lunghi lavori di restauro dello storico Theatre Royal, restituito al suo originario splendore e dotato di nuove strumentazioni tecniche. Parallelamente alla cura dell’edificio, Mazzonis si è preoccupato di dare una precisa identità all’istituzione musicale, fondandola su tre pilastri: il repertorio italiano e francese del XVIII e soprattutto del XIX secolo, non limitato ai suoi titoli più frequentati, ma riproposto anche nelle opere meno conosciute, per le quali non mancava il “sold out” (“se il pubblico si fida di te, viene ad ascoltare con curiosità anche i titoli che non conosce”); allestimenti tradizionali e rispettosi dell’ambientazione prevista dagli autori, in contrapposizione alla maggioranza di quanto si mette in scena nell’area nordoccidentale del continente, dove si punta molto sullo sperimentalismo (“la gente va all’opera per sognare, non per rivedere sul palcoscenico il proprio quotidiano”); una forte politica di formazione del pubblico, in particolare delle giovani leve (“abbiamo un 30% di under-26 tra gli spettatori”). Quando gli chiesi se, alla scadenza del terzo mandato nel 2022, pensasse di fermarsi a Liegi, mi diede una risposta che oggi suona amaramente beffarda: “Sono un fatalista, e in questo lascio fare il destino”.
Ho incontrato per l’ultima volta Mazzonis esattamente un anno fa, quando ‒ mentre negli aeroporti iniziavano a svolgersi alcune pratiche di sicurezza legate a un virus che si credeva ancora lontano ‒ a Liegi andò in scena “Don Carlos”, il capolavoro verdiano presentato nella sua versione originale francese integrale, includendovi anche le pagine che il più delle volte vengono tagliate. Fu uno spettacolo monumentale, fondato su una ricostruzione meticolosa del Secolo d’oro spagnolo nei suoi costumi e nelle sue cerimonie. Nell’intervallo, un’associazione di melomani fiamminghi conferì a Mazzonis, che curava la regia, un riconoscimento per il rispetto e la fedeltà con cui la produzione si era accostata alla partitura. In quello stesso intervallo, concordai con lui un’intervista per la rivista “Musica”, in vista del bicentenario del Theatre Royal di Liegi (novembre 2020). La pandemia ci ha impedito di incontrarci, così come ha impedito di celebrare in grande stile i duecento anni del teatro. Ora l’ORW dovrà trovare il successore di questo italiano poliedrico che, con piglio manageriale e un grande amore per l’opera, ha saputo forgiare l’identità di un teatro belga e farne un centro di cultura musicale per un ampio territorio transnazionale, attirando visitatori da tutta Europa.

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Questo mese al botteghino…
Sino al 5 marzo, salvo un improbabile approdo in “zona bianca”, non si potranno svolgere spettacoli dal vivo con pubblico. Per il seguito, occorrerà attendere le normative che saranno emanate dal governo e dagli enti locali. Si invitano perciò i lettori a far riferimento, per i programmi venturi, agli aggiornamenti via via pubblicati sui siti web delle varie istituzioni musicali. Si tenga presente che alcune istituzioni hanno avviato un programma di eventi in streaming, dei quali si potrà trovare notizia sui siti stessi.
Unione Musicale: https://www.unionemusicale.it/
Filarmonica: https://www.oft.it/it/
Accademia Stefano Tempia: https://www.stefanotempia.it/
Polincontri Classica: http://www.policlassica.polito.it/stagione
Educatorio della Provvidenza: https://www.educatoriodellaprovvidenza.it/
Orchestra Rai: http://www.orchestrasinfonica.rai.it/
Concerti Lingotto: https://www.lingottomusica.it/
Teatro Regio: https://www.teatroregio.torino.it/

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