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Comune di Caselle Torinese
venerdì, Aprile 19, 2024

    Una spremuta di…Applausi

    Vi prego, aiutatemi!

     

    Sono giorni ormai che soffro di allucinazioni, e vi assicuro che non sto assumendo sostanze particolari oltre frutta, verdura, carne e l’inderogabile pizza capricciosa del venerdì.

     

    Eppure vivo quotidianamente in un mondo irreale.

     

    Vi sembrerà incredibile ma vedo condannati in terzo grado di giudizio, agli arresti domiciliari, pontificare tranquillamente in televisione non di calcio o di golose ricette (e non potrebbero), ma direttamente di questioni legate al reato di cui si sta scontando la pena.

     

    Scopro poi che in Italia per trattare di medicina e biologia è sufficiente essere laureati in Tuttologia e preferibilmente essere cuochi, esperti d’arte o giornalisti sportivi; ovviamente i virologi sono presi a calci nel sedere e spernacchiati. Ci mancherebbe!

     

    Imparo anche che le priorità vitali per la nostra razza animale non sono più l’aria, l’acqua e il cibo, ma il calcio e tutti i relativi campionati. Costi quel che costi, dovessimo giocare pure sulla Luna, ma s’ha da fare! Perché non è un gioco, ma una serissima e produttiva attività economica, ed è già tanto che non abbiano preteso di essere equiparati al settore agricolo… Insomma, un mondo dove il fatto stesso che sei “economico” sei intoccabile e garantito perché sostieni il popolo…Strano, avevo sempre pensato che fosse il Popolo a sostenere l’economia… e soprattutto a decidere cosa possa fregiarsi del titolo di economia…

     

    Allucinazioni!

     

    Annoto, infine, che siamo un popolo propenso all’auto estinzione perché pure di fronte ad una pandemia globale sente l’irrefrenabile desiderio di scatenare un ulteriore morbo: quello della guerra fratricida. Guelfi e Ghibellini, Montecchi e Capuleti, Orazi e Curiazi… vuoi mai che si perda l’abitudine, e così, invece di far fronte comune contro un comune nemico ci si rivolta contro l’amico, come ben profetizzò Leopardi nella sua Ginestra:

     

     

     

    Stolto crede così, qual fora in campo                ( È da considerarsi stolto chi in un campo
    Cinto d’oste contraria, in sul più vivo                  asse
    diato dai nemici, sul vivo dello scontro
    Incalzar degli assalti,                                          
    e nell’incalzar degli assalti
    Gl’inimici obbliando, acerbe gare                       
    dimenticando i nemici, accesi duelli
    Imprender con gli amici                                      
    scatena con gli amici
    E sparger fuga e fulminar col brando                 
    mettendo in fuga e uccidendo con la spada
    Infra i propri guerrieri.                                       
     I propri guerrieri )

     

    Allucinazioni!

     

    Ecco, vorrei svegliarmi da questo incubo e vedere le piazze colme, non di gente inferocita, non di rabbia ribollente, ma zeppe di medici, infermieri, soccorritori e di tutte le figure del mondo del Sistema Sanitario Nazionale che hanno lottato duramente, a costo della propria vita, per salvare le nostre di vite.

    Uniti a loro gli insegnanti di tutta Italia, Dirigenti e personale Ata, che nel giro di un giorno si sono dovuti reinventare la Scuola e che con tutti i loro ragazzi l’hanno condotta in porto, sì con qualche vela malconcia, qualche cima spezzata, il timone allentato, ma integra, funzionante e l’equipaggio salvo.

     

    Chiamerei in piazza tutti coloro, milioni di persone, che hanno continuato a lavorare, a fornire i servizi essenziali, permettendoci di avere luce, gas, comunicazioni, sicurezza e soprattutto cibo. Testimoni silenziosi e invisibili di una Nazione che ha continuato a vivere nonostante tutto.

     

    Pretenderei poi di avere lì, con tutti noi, chi ha amministrato questa Italia nella tempesta, dal Governo al sindaco del più piccolo Comune nazionale; tutti coloro che hanno dovuto assumere, nel bene e nel male, decisioni repentine e drammaticamente esistenziali, come mai era capitato ad un amministratore in tempo di pace.

     

    Infine accoglierei tutti coloro che hanno sofferto nella malattia per sé o per un proprio caro e chi, nel quietarsi della burrasca, dovrà purtroppo mettere in conto un dissesto economico, la fine di un lavoro, una crisi per sé e per la propria famiglia.

     

    Ecco, vorrei con tutto il cuore che a quel punto partisse un applauso, da e per tutti noi; perché solo unendo le nostre forze, la nostra solidarietà, la nostra voglia di andare avanti potremo dare un nuovo domani a noi stessi e soprattutto a chi verrà; e sono certo, migliore del mondo che lasciamo alle nostre spalle.

    Le allucinazioni, invece, le lascio volentieri a chi, per propri interessi, intende… acerbe gare imprender con gli amici…

     

     

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