Un progetto con molte analogie con quello di Caselle Torinese, ma ancora più in grande, quello di Westfield Segrate. D’altra parte, non per niente siamo nella “grande” Milano, nella periferia est, a pochi minuti di auto dall’aeroporto di Linate.
Westfield è una multinazionale di origine australiana, che aveva pianificato qualche anno fa lo sbarco in Italia, con un mega-investimento da 1300 milioni di euro, per un parco commerciale da 185.000 metri quadrati, focalizzato sul settore del lusso: le Galeries Lafayette, tanto per fare un nome, avrebbero avuto a Segrate il loro primo insediamento in Italia. Partner italiano nell’investimento, il gruppo Percassi (quello, per dare un riferimento a noi vicino, che ha realizzato, e già poi ceduto, l’Outlet di Settimo Torinese).
Il cantiere Westfield è stato aperto a Segrate l’anno scorso. Anche per loro, qualche mese fa, la bomba Covid ha avuto ripercussioni pesanti. Sospesi i lavori in corso, che erano per la bonifica dei terreni, non ancora quelli di costruzione del nuovo. A fine aprile l’annuncio della società: “In uno scenario economico già difficile per il retail a livello globale, la pandemia avrà un ulteriore significativo impatto sull’economia e sul settore e in particolare sui progetti di sviluppo. L’incertezza che la combinazione di questi fattori ha generato ha portato alla decisione di sospendere i lavori per la costruzione di Westfield Milano fino a quando non ci saranno le condizioni per il rilancio del progetto stesso”.
Due mesi dopo, a fine giugno di quest’anno, la direzione di Westfield Milano annuncia un taglio di 30.000 mq nelle superfici dei negozi (che scenderanno quindi da 185.000 a 155.000 mq), nonchè il rinvio di un anno, al 2022, della data ipotizzata per l’apertura. Spiega la società: «I motivi sono legati ai nuovi comportamenti dei consumatori. Ormai sta avanzando sempre di più l’e-commerce e anche il retail di domani continuerà a cambiare. In futuro le esigenze saranno diverse, Westfield si adatta al mercato che cambia».
Il ridimensionamento del progetto ora deve essere oggetto di una variazione dei permessi a costruire. Il sindaco di Segrate, Paolo Micheli, ai giornali locali: «Aspettiamo di vedere le carte, ma è chiaro che le scelte strategiche dell’operatore non interessano più di tanto al Comune. C’è invece un po’ di preoccupazione per quanto riguarda gli oneri di urbanizzazione». Infatti, se questa “contrazione” del progetto comportasse una richiesta di parziale ristoro delle somme anticipate già nel 2015 dal colosso della grande distribuzione, sarebbe, per il Comune di Segrate, un problema non da poco.
Due progetti a confronto
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Interessanti i numeri sugli investimenti, completamente differenti nonostante dimensioni comparabili.