Coda moderna
La lavanda profuma ancora! Questa per me è la notizia più bella di questo nuovo inizio di giornata.
No caro Elis non sono diventato matto, almeno non completamente e non ancora. Non sono nemmeno in overdose da Barolo, ma dove si va ormai a gustare un buon vino che sembra di essere in guerra? Tutto chiuso, con la gente che ha paura e si nasconde furtiva nella propria casa. Almeno, la gente intelligente. Perché quella stupida è tutta in giro nella movida, con la mascherina sotto il naso, che ride e festeggia la propria idiozia fino ad arrivare a negare l’esistenza della pandemia. Tranquilli, ce n’è per tutti, avrete modo di ricredervi.
Ma andiamo per ordine.
Non saprò mai come ho preso il Covid19. Una cosa inaspettata per me, che in tutto il periodo della pandemia sono stato come un agente di C.S.I.. Mascherina ovunque, gel disinfettante, non ho mai toccato una maniglia, una persona, un oggetto che non fosse mio. Lavaggio mani prima e dopo essere andato in bagno ed in molti momenti della giornata. Evitato cene pranzi aperitivi gite birra con gli amici. Di andare a trovare mia mamma in casa di cura nemmeno a parlarne, perché giustamente data la fragilità dei degenti erano blindatissimi già dal mese di Marzo. Se arrivava posta oltre a disinfettare le lettere obbligavo il postino a passare sotto una doccia di soda caustica… tranquilli sta bene, è solo diventato biondo platino.
Maledizione abbiamo vissuto praticamente di bacche e bevuto acqua piovana per otto mesi per non toccare cibi frutta pane dolciumi eccetera confezionati da chissà chi ed in quale modo.
Eppure eccolo qui. Il Covid19 è troppo subdolo, si nasconde ovunque. Secondo me la mascherina è solo un rimedio poco efficace, perché il virus è sempre in agguato: su un giornale in edicola, su un foglio di carta, su una transenna o su una tovaglia. Credo sia impossibile sfuggirgli. Al di là degli imbecilli di cui sopra.
Comunque.
Dato che sono abbonato a vita alla tracheite, pensavo proprio a questo, perché i sintomi erano febbre alta, mal di gola, la testa che scoppiava, e un senso di affaticamento generale: subito sentito il medico curante (che ringrazio di cuore perché non mi molla un attimo chiamando tutti i giorni) sono andato a fare il tampone. Dove mi sono reso conto che il virus sta tornando alla grande.
Era lunedì 12 Ottobre: fiducioso mi sono recato in auto a Lanzo, per andare all’ospedale Mauriziano, quello sulla collina. Non appena arrivato all’ingresso della cittadina, ovvero al grosso incrocio con lo stradone che da una parte va a Robassomero, dall’altra in galleria verso le Valli di Lanzo, c’era una coda di auto, ferma.
La cosa non mi ha spaventato, perché in quel giorno c’era la fiera del paese quindi il traffico era più che giustificato. Giustificato una fava: quella era proprio la famigerata coda per il tampone.
Mi sono così accodato alle 11.30. Sono passato alle 15.30. In compenso ho visto cose che voi umani non potete immaginare: ho visto mamme arrabbiate con le infaticabili infermiere perché il pargolo aveva fame, ho visto insospettabili adulti arrivare fin su a piedi per non fare la coda, ho persino visto astuti furbetti sbucare da una bara come Dracula e avvicinarsi al punto di controllo per essere rimandati in Transilvania.
Il risultato non si è fatto attendere molto: positivo. Notevole anche come la sanità si muova bene, nonostante le critiche che tutti gli abbiamo sempre fatto: nel giro di poco è già arrivato via mail il certificato con le norme riguardante la quarantena. Notevoli anche le disposizioni sulla sicurezza: una sera sono arrivate quattro camionette dell’esercito, che hanno scaricato le sentinelle ad ogni angolo della casa; nel prato davanti, un nido con una mitragliatrice sorveglia gli ingressi. Sul nostro cancello è stato verniciato il simbolo delle radiazioni, con la scritta “Achtung Verboten – Appestaten”. Mah forse sono un po’ esagerati…
Nei primi quattro giorni ho avuto la febbre alta, sopra i 38… e quando uno ha la febbre alta non può fare niente, tranne che pensare. Ed i pensieri non possono essere che negativi: per la prima volta in vita mia ho pensato alla morte. Non ai viaggi, alle moto, alle donne o a qualche nuova auto. Alla morte. Perché questo virus è talmente fetente che in un attimo si può trasformare da tracheite in polmonite…e da lì il passo è breve. Ho pensato soprattutto a chi lasciare tutte le mie cose, o meglio a quei pochi amici in grado di apprezzarle: ad esempio non lascio certo la mia rara Gretsch semiacustica del 1980 dalla prestigiosa storia musicale a qualche parente che la scambierebbe per una pala da neve, o che si farebbe vedere solo nel caso fossi miliardario. Oppure la mia collezione di dischi LP a qualche ragazzino bollito dalla tecnologia che proverebbe ad infilarli nel telefono… no ci ho pensato bene, con la conclusione che andrebbe tutto a qualche associazione animalista, gattili e canili. Gli animali sono sempre meglio di certe persone.
Dicono che i gatti sono freddi distaccati, niente di più falso: i miei due gatti non mi mollano un attimo. Anche i cani fuori non mi mollano, abbaiando tutto il giorno e rompendo i maroni in continuazione.
Poi ho anche pensato alla mia figuraccia: ma dai, un conto è scrivere “Il grande divo del rock and roll Bear è scomparso: l’altra notte alle 03:20 all’incrocio della Route 66 nei pressi di Salinas sulla sua Chevrolet Bel Air ’57 si è scontrato con una Ford Fairlane ‘60”, un conto è scrivere “L’anonimo baracchino Ezio Baldini se ne è andato a causa del covid, in un’abitazione di Benne di Corio”. Non è la stessa cosa…
Poi sembra che la febbre, a forza di panini con Tachipirina antibiotici e cortisone, se ne sia andata. Almeno ad oggi, Martedi 20 Ottobre. Per questo riesco a scrivere il pezzo, vantando addirittura una certa lucidità.
Sembrerà incredibile, ma ci sono dei lati positivi anche con un’infezione come questa: ad esempio, mi ha telefonato il sindaco o meglio la sindaca di Corio, di persona, che ringrazio. Voleva sapere come stavo, raccomandandosi di chiamarla in caso di qualsiasi necessità come ad esempio medicine o spesa, perché ci sono quelle meravigliose persone della Croce Rossa e della Croce Verde che portano la roba a casa.
Questa telefonata mi ha fatto un grande piacere. Mi domando se coloro che vivono in quegli orrendi alveari chiamati città abbiano lo stesso trattamento. Di solito si accorgono che il vicino di pianerottolo è morto a causa degli avvoltoi sul balcone o dall’odore per le scale… ma per favore.
Un altro lato positivo è che c’è molto tempo per leggere o guardare film: ad esempio ne ho scoperto uno bellissimo che è passato quasi inosservato: Il vento fa il suo giro (Giorgio Diritti, 2005). Racconta della mentalità chiusa e a volte falsa presente nelle valli occitane in alta montagna, ma andrebbe bene anche nelle valli di Lanzo. Da una storia vera, un onesto pastore francese vorrebbe integrarsi in una comunità occitana chiedendo solo di lavorare ma viene ostacolato dalla cattiveria, gelosia e diffidenza della maggior parte degli abitanti, che preferiscono piuttosto che il paese venga lentamente abbandonato a sé stesso.
Un altro capolavoro è Torneranno i prati (Ermanno Olmi, 2014): uno struggente spaccato sulla vita in trincea sull’Altopiano di Asiago di una compagnia militare, durante la guerra del 1915-1918.
Per finire con La foresta di ghiaccio (Claudio Noce, 2014), una storia drammatica sui mercanti di umani al confine sloveno, in posti molto freddi e inospitali dove l’unica soddisfazione è bere alcoolici la notte.
Poi ho scoperto dei gruppi musicali incredibili, come quello bravissimo di folk rock russo Otaba Yo o quello di gipsy punk Gogol Bordello per arrivare alla fantastica Melbourne Ska Orchestra. Provare per credere.
Ora vorrei fare una piccola dedica alla mia maniera: a tutti i prepotenti, a coloro che si sentono intoccabili grazie ai soldi, a tutti i razzisti, a coloro che pensano di essere superiori alle altre persone, a coloro che picchiano donne e bambini, a chi si arroga il diritto di togliere la vita ad una persona o ad un animale per gioco, a tutti i lei non sa chi sono io, a tutti coloro che se ne fregano di inquinare e bruciare il nostro unico e bellissimo pianeta. Siete solo dei piccoli, inutili bipedi insignificanti. Nulla.
Perché tutti quanti in questo momento siete lì tremanti in ginocchio davanti a questo microscopico virus, che se vuole vi fa fuori in un secondo, senza guardare i soldi che avete, le armi che esibite o il dio nel quale credete (a proposito, qualcuno ha visto dove si è nascosto dio durante questa pandemia?).
In mezzo ai cuscini nel letto c’è un sacchetto di stoffa pieno di lavanda, che mi piace annusare. Ma da quando è arrivato il virus non sento più niente, come i gusti. Sparito tutto, una sensazione sgradevole: sto mangiando e bevendo cose totalmente insapori e inodori. Fantastico, sono diventato improvvisamente vegano.
Ma stamattina, annusando il sacchetto ho sentito un lontanissimo aroma: la lavanda profuma ancora. Ora dovrei mettere fuori l’immondizia. Chissà, se l’addetto alla mitragliatrice si distraesse un attimo…
Bear