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domenica, Ottobre 13, 2024

    Ma adesso cosa fai tutto il giorno?

    Good Morning Cose Nostre! Che bello. Che bello finalmente andare in giro quando gli altri sottoposti lavorano. Sono andato in pensione nell’estate del 2022, e ancora oggi non ci credo.
    Eppure, è successo. Dopo un lieve momento di panico al momento della domanda a INPS, dove una gentile impiegata mi rispose “Guardi che lei risulta già deceduto”, ma poi chiarì il malinteso mentre i bravi volontari della Croce Verde mi stavano rianimando dopo la notizia, ci sono proprio andato.
    La sensazione più bella è quella di non avere più l’impegno fisso di alzarmi al mattino presto per uscire, indipendentemente da pioggia, tsunami, bufera, neve, afa torrida o maremoto. Ho sempre odiato le costrizioni, e fin da piccolo non mi è mai piaciuto dovermi alzare presto. I miei ritmi di risveglio sono come quelli di un bradipo: lentamente, senza urla o rumori e senza luci artificiali come i neon.
    A proposito, ricordo che negli ultimi tempi avevo un collega che alle otto del mattino accendeva tutte le luci trasformando il grigio ufficio in un solarium, poi accendeva subito la radio con i brani da truzzo: in effetti, dovendo condividere abitudini e comportamenti, ho imparato molto sui serial killer.
    Notevoli anche quelle volte che, rientrando dalla pausa pranzo, trovavo parecchi colleghi che mangiavano in ufficio. Che dagli aromi vari diventava una gastronomia multietnica con tutte le specialità più puzzolenti dell’Italia intera: dalla ‘nduja alla bagna cauda. Con finestre chiuse.
    Un’altra bella sensazione è quella di non essere più obbligato a frequentare persone insignificanti, tamarre e a volte arroganti, note come “colleghi”. Per otto ore al giorno. Per quarantatré anni: una vita passata a svolgere lavori a volte odiosi, perdendo gli anni migliori e i viaggi più belli.
    D’accordo, i colleghi storici sono ormai amici e ci frequentiamo, ma si contano sulle dita di una mano.
    Andando in pensione in estate, credevo di essere in ferie: così, dopo due settimane mi sono presentato regolarmente per quasi un mese alle otto in ufficio, per essere scacciato dal sorvegliante che mi guardava con pietà. Ragazzi, quarantatré anni non sono pochi, il guinzaglio non si toglie subito.
    Poi ho iniziato ad assaporare la libertà, come alzarsi alle dieci e fare colazione, poi decidere se è il caso di fare un po’ di spesa verso le undici, magari con un piccolo aperitivo. Oppure prendere la moto per fare un giretto nelle vicinanze, e durante il rientro scoprire qualche nuova trattoria e fare sera.
    Questa, per me, deve essere la pensione: riprendersi quel divertimento che è mancato negli anni.
    Ma non è così per tutti. Ci sono persone che non riescono a staccare, anzi per alcuni andare in pensione è un dramma per molti motivi: c’è chi non lavora per vivere ma vive per il lavoro perdendo famiglia e amici, c’è chi impazzisce al pensiero di stare a casa con la moglie e viceversa tutto il giorno, c’è chi più fa soldi e più ne vorrebbe, c’è chi è convinto di essere importante e senza di lui l’azienda chiuderebbe o semplicemente c’è chi non ha mai avuto altri interessi o svaghi oltre al lavoro. Molto triste.
    Nella zona “rurale” dove vivo, ci sono parecchi elementi così: indossano sempre la ex tuta da lavoro che non si tolgono nemmeno a letto e fanno di tutto di più, sempre a testa bassa, mai una vacanza e al limite una sola cena annuale, naturalmente con gli ex colleghi per parlare ancora una volta di lavoro.
    Ricordo di un meccanico di Corio che, appena pensionato, andò in un sexy shop per meccanici e si comprò una fresa gonfiabile: ancora oggi si sentono gli ululati in tutta la vallata.
    Altri tempi, altre mentalità: oggi basta vendere fumo sul PC facendo l’influencer per qualche anno, per poi ritirarsi in pensione a trenta anni su una spiaggia dei Caraibi… il tutto esentasse.
    Invece, una buona parte delle persone che raggiunge la pensione impazzisce. Letteralmente. Se prima uno faceva l’impiegato imbullonato tutto il giorno alla scrivania, appena va in pensione diventa un supereroe iperattivo: bicicletta a mezzogiorno sotto il pieno sole di luglio, nuoto, pilates, camminate, trekking, corse in montagna, palestra, tennis, padel, pentol, pesi, partite di calcio, di basket, di pallavolo e di bocce, volontariato, organizzatore, Cammino a Santiago di Compostela, balli latino-americani e chi più ne ha ne metta. C’è gente che ha svaligiato i negozi di articoli sportivi. Poi passerà alle farmacie.
    Ovvio che dopo i primi due giorni di Pentathlon forzato iniziano le visioni, la pressione fuori controllo e i battiti del cuore paragonabili a quelli di un Colibrì: questo spiega le numerose corse delle ambulanze e gli intasamenti nei Pronto Soccorso. Tra l’altro, è ritornato il Covid. Ma andrà tutto bene.
    Da quando sono in pensione la domanda più odiosa che mi possano fare è: “Ma adesso cosa fai tutto il giorno?”. Come se uno fosse quasi obbligato a riprendersi mille impegni, altrimenti muore.
    La mia risposta è e sarà sempre: “Niente”. Faccio l’influencer dei materassi: fisso il soffitto con espressione assente. Bon.
    Bear

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