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lunedì, Aprile 29, 2024

    Le braccia alzate

    C’è da pensarci.
    Inesorabilmente cresce la massa di chi auspica l’arrivo dell’uomo forte, del regime che spiana qualsivoglia problema, una sorta di Vajont che metta ordine e faccia sentire al sicuro: una voglia di “giustizia”, intesa ovviamente a beneficio proprio.
    Mentre guardavo le immagini in diretta dei disordini di Roma, dell’assalto alla sede della CGIL e al pronto soccorso dell’Umberto I, mi è tornato in mente Capitol Hill all’ Epifania, e l’omuncolo addobbato con le corna di un povero bisonte.
    Certo in scala ridotta, ma non è assolutamente ridotta la voglia di distruggere o perlomeno attaccare una già traballante democrazia: è difficile ripararsi da quel vento, quel desiderio ormai palese di fascismo che si respira da tempo in buona parte dell’Europa, e lo dimostra il fatto che dodici paesi abbiano chiesto soldi alla Comunità per costruire muri anti-migranti, stati che hanno già subito sulla propria pelle cosa vogliano dire divisioni, separazioni, confini e filo spinato, la cortina di ferro, il Patto di Varsavia.
    Nulla da fare: il muro, quello storico, quello di Berlino, nel crollare, è riuscito chissà come a figliarne altri in mezzo mondo, più moderni e duraturi, inespugnabili, angoscianti.
    Insieme ai muri cresce e si allunga a dismisura l’idea che un regime forte possa lenire le ferite della società, curarne i malanni: chi desidera un orrore simile ritiene che questo porterebbe alla giustizia e alla libertà.
    Certo una contraddizione.
    E tra non molto gli ultimi testimoni di ciò che fu realmente il fascismo non ci saranno più, e assisteremo al saluto romano come una prassi, un gesto normale come altri, alla banalizzazione, nel tempo, di cosa si celi e perché, dietro a quel saluto, insomma qualcosa di più pittoresco che pericoloso, come il saluto del falconiere della Lazio all’Olimpico, che ha fatto urlare “Duce, Duce” ai presenti, mentre la splendida aquila, Olimpia, osservava la scena. Ma sì, goliardia, come vedere un ex brigatista a braccetto dell’estrema destra in corteo a Milano.
    Gente che insulta Liliana Segre e vuole un pregiudicato come presidente.
    Perché i capi di Forza Nuova sono in libertà? E perché questa gente ha addirittura una sede? Perché semplicemente esistono come gruppi organizzati?
    E per quale motivo il popolo dei “no tutto” non prende le distanze da questi delinquenti?
    Come altre volte, ciò che è accaduto a Roma non è certo a causa dell’entrata in vigore del green pass: naturalmente per tanti sì, ma è stata una ghiotta occasione data agli estremisti per mettere sotto assedio la Capitale.
    È il vento puzzolente che arriva da mezza Europa, quel desiderio malato di ficcare in ogni situazione la violenza: è già accaduto, ma questo nuovo modo, viaggia di pari passo con una malcelata ignoranza, aiutato da internet in tutte le sue forme, spesso veicolo di oscurantismo, e poca conoscenza.
    Questi personaggi esistevano già, e da tanto tempo, e le loro idee erano tollerate, molti episodi anche, e di braccia alzate col saluto romano ne abbiamo viste troppe anche negli stadi ed in molte altre manifestazioni, quindi ora è una indignazione a scoppio ritardato da parte delle autorità, quelle stesse che mai si interrogano sulla ormai dilagante e dimostrata disaffezione nei confronti della politica.

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    Luciano Simonetti
    Luciano Simonetti
    Sono Luciano Simonetti, impiegato presso una azienda facente parte di un gruppo americano. Abito a Caselle Torinese e nacqui a Torino nel 1959. Adoro scrivere, pur non sapendolo fare, e ammiro con una punta di invidia coloro che hanno fatto della scrittura un mestiere. Lavoro a parte, nel tempo libero da impegni vari, amo inforcare la bici, camminare, almeno fin quando le articolazioni non mi fanno ricordare l’età. Ascolto molta musica, di tutti i generi, anche se la mia preferita è quella nata nel periodo ‘60, ’70, brodo primordiale di meraviglie immortali. Quando all’inizio del 2016 mi fu proposta la collaborazione con COSE NOSTRE, mi sono tremati i polsi: così ho iniziato a mettere per iscritto i miei piccoli pensieri. Scrivere è un esercizio che mi rilassa, una sorta di terapia per comunicare o semplicemente ricordare.

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