“Una noce sola non fa rumore”. Comincio con un proverbio che è valido fin dalla notte dei tempi: se vogliamo far sentire la nostra voce, dobbiamo essere in tanti. È uno dei proverbi che mi ha suggerito internet quando ho cercato quale potesse essere il termine giusto per rappresentare quel rumore specialissimo che fanno le noci quando le muovi perché asciughino bene al sole: la parola non l’ho trovata, l’unico suono simile, secondo me, è quello dei ciottoli mossi dalla risacca. Pensiamoci: la caccia al vocabolo è aperta!
Guardo il bottino delle noci stese ad asciugare al sole caldissimo del pomeriggio e tutto sommato sono soddisfatta: cinque cassette. In realtà sono davvero poche, considerando che sul mio pezzo di collina crescono ben dieci noci. Leggevo proprio l’altro giorno che si sta cercando di identificare le varietà di noci sviluppatisi spontaneamente da incroci. In Italia le varietà più celebri sono la Noce Chandler e la Noce di Sorrento, la più diffusa e pregiata, ma si trovano anche la Noce Comune, la Malizia, la Corniciola, la Noce Tardiva (O San Giovanni), la Noce Bleggiana, la Noce Feltrina e la Noce Lara. Non so a quale varietà appartengano i miei noci, so solo che raccolgo frutti che vanno da dimensioni extra piccole fino a giganti; le piccoline però sono sempre buone, mentre le grandissime, i “cocu” come li chiamano qua, hanno malli grandi come limoni, ma poi il gheriglio, è comunque di pezzatura normale e spesso malato. La mia è la storia settembrina e quotidiana per salvare almeno qualche frutto. Di veleni non se ne parla; prendo quello che la natura mi lascia ed è un regalo prezioso. “Le mie noci sono tutte nere, sono malate, non se ne salva una!”, mi dicono gli amici. È vero, anche le mie sono aggredite ormai da qualche anno dalla mosca del noce che penetra nel mallo. Si potrebbe combattere con prodotti a base di piretro. Mi spiega mio figlio Davide (scienziato ormai canadese) che tutti gli alberi stanno soffrendo lo stress da cambiamento climatico: come succede a noi, diventano più fragili, muoiono addirittura o non reagiscono come prima alle aggressioni di malattie o attacchi di insetti e parassiti. Ci vorrà del tempo perché tornino a essere combattivi, a comunicare agli alberi vicini che si sta avvicinando un nemico, a chiudersi o addirittura creare sostanze che neutralizzino i veleni. In attesa che la natura provveda a riequilibrarsi nonostante i nostri cattivi comportamenti che peraltro sono poca cosa rispetto ai processi che non dipendono da noi, io cerco di salvare quel che posso. Ho sperimentato che raccogliendo presto il mallo appena accenna a screpolarsi, ne salvo qualcuna. Per me non vale più l’altro vecchio proverbio che raccomandava di non battere le noci, ché è tempo perso. Mi armo di una lunga canna e tutti i giorni cerco di far cadere dei frutti. Se c’è un po’ d’erba la ricerca delle noci diventa una seconda caccia al tesoro e vado in pari con lo scoiattolo rosso che dall’alto perde ogni tanto un frutto. Eh sì: ho due avversari temibilissimi: uno scoiattolo e uno? due? tre? topolini; lo so perché riconosco i loro avanzi: gusci perfettamente aperti a metà e gusci rosicchiati quel tanto da tirar fuori tutto il gheriglio. Ho scoperto a mie spese che non puoi dimenticare accanto al portone un mucchietto di noci tutta la notte…Al mattino non le trovi più. Dopo la lotta con gli avversari, si passa alla pulizia del mallo. È stato buffo scoprire che perfino internet suggerisce di dare un colpo di stivale sul mallo per farlo aprire, pensavo di averlo inventato io, invece già i primitivi usavano questa tecnica! Bene, ma io ne ho studiata un’altra dopo che quest’anno mi si è infiammata la caviglia a forza di calci! Seduta, usavo invece quello strumento che in cucina serve per aprire i coperchi dei barattoli e con l’aiuto delle mani protette da guanti il risultato era sicuro. Certo, lo strumento spesso bucava anche i guanti e senza accorgermene avevo in breve le mani color cuoio. Ma perché tutto questo lavoro direte voi? Potrei elencarvi tutti i benefici delle noci: contengono polifenoli, antiossidanti, acidi grassi. Qualche noce al giorno sembra avere effetti benefici su umore, cuore e pressione, muscoli e cervello. Io sono felice di queste qualità delle noci perché mi piacciono moltissimo e le uso in molte ricette: dal semplice pane e noci (evviva, “pan e nus mangé da spus” e cancellerei il “nus e pan” mangé da can), ai tomini grigliati con formaggio e noci, al gorgonzola con mascarpone e noci, al sugo composto di noci frullate e panna o dal pesto di noci e salvia, fino alla torta di noci specialità di mamma Teresa.
Se avete ancora un po’ di pazienza racconto un’attività secondaria cresciuta di pari passo con la laboriosa raccolta delle noci. Ricordate l’articolo sulla calligrafia e il relativo libro di Ernesto Casciato? Nel libro c’è un capitolo dedicato agli inchiostri e la ricetta che utilizza il mallo verde è diventata la guida per le mie attività di novello stregone con pentola di liquido nerastro. Ve la riscrivo nel caso vi lasciaste contagiare: 500 grammi di mallo secco e un litro di acqua in cui lasciar depositare il tannino. Frullare per ridurre in poltiglia, filtrare pressando con un telo bianco, breve bollitura e aggiunta di qualche chiodo di garofano e un po’ di aceto: l’inchiostro è pronto. Credetemi: riempire pagine di calligrafia con il “brou de noix vert” fatto da voi è impagabile. Dimenticavo: per chi ama disegnare, le noci sono modelle interessantissime e pazienti!
Naz
Una noce sola non fa rumore
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