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lunedì, Aprile 29, 2024

    Meyerbeer, chi era costui?

    Roberto Monaco presenta la sua monografia sul compositore ottocentesco

    Un mese fa, su questa pagina, si era parlato di alcuni compositori di famiglia ebraica le cui musiche sono state eseguite a Torino attorno al Giorno della memoria. Ma non si tratta certo degli unici compositori di origine ebraica. Ad esempio, l’Europa dell’Ottocento fu attraversata da un musicista ebreo non particolarmente prolifico, per i canoni dell’epoca, ma destinato a scrivere una pagina fondamentale nella storia del teatro d’opera. Nato nel 1791 nei pressi di Berlino come Jakob Beer, divenne Meyerbeer fondendo il cognome materno con quello paterno, e italianizzò il proprio nome in Giacomo quando, dopo alcune composizioni tedesche, venne in Italia per perfezionarsi e tentare la carriera nella patria dell’opera lirica. Ma raggiunse il vero successo dopo essersi trasferito a Parigi, dove compose i titoli più emblematici del genere del grand-opéra, tanto che da allora il nome di Meyerbeer è inscindibilmente legato, da chi lo conosce, al teatro d’opera francese. Purtroppo, a gennaio di musiche sue a Torino non se ne sono ascoltate, anzi, si può dire che in Italia una loro esecuzione sia un evento di rarità sconfortante. Alcuni mesi fa è però uscito un volume a lui dedicato, “Meyerbeer. La vita. Le opere” nella collana “Scritti di musica” dell’editore Musica Practica/Voglino Editrice. Ne è autore Roberto Monaco, docente emerito del Politecnico di Torino cui sono legato da stima e amicizia, che ho incontrato perché ci presentasse con parole sue il nuovo libro.

    Roberto, perché un fisico-matematico decide di scrivere un volume su un operista dell’Ottocento?

    Sono appassionato d’opera dagli anni in cui frequentavo l’Università, e ho coltivato questa passione anche con studi abbastanza approfonditi. Andando in pensione ho deciso di mettermi a scrivere, e questo è il mio secondo volume di argomento musicale, dopo “Conversazioni liriche”, nel quale ho raccolto alcune mie presentazioni di opere, realizzate per il Teatro Baretti. In questo momento è in fase di stampa il terzo, “Donizetti e la Francia”, che uscirà in occasione del prossimo Salone del Libro.

    Come è nato il tuo interesse per Meyerbeer?

    Mi è venuta curiosità per un autore molto frequentato nell’Ottocento, e oggi quasi completamente dimenticato, soprattutto in Italia; e ho dovuto constatare che in italiano mancava un volume monografico su di lui. Ho perciò deciso di scriverlo io, raccogliendo una bibliografia quasi interamente straniera. Avendo avuto in precedenza poche occasioni di ascoltare la sua musica, scrivere il libro è stata per me anche l’occasione per studiare questo personaggio, in cui ho trovato un’interessante figura di cittadino del mondo.

    Come hai strutturato il tuo libro?

    Si articola in due parti. La prima è dedicata alla vita del compositore, e in essa si aprono delle finestre di presentazione delle sue opere e delle loro vicende compositive. La seconda contiene dodici schede musicali dedicate alle sei opere italiane e alle sei opere francesi di Meyerbeer, con le relative trame e alcuni spunti sull’intonazione musicale. Alle opere francesi è dedicato più spazio perché sono oggettivamente più interessanti e importanti, in quanto Meyerbeer è sempre stato considerato il più significativo esponente, quasi il padre, del genere del grand-opéra.

    Ritieni che le opere di Meyerbeer meritino di essere riprese con più frequenza al giorno d’oggi?

    Ritengo assolutamente di sì, alcuni titoli sono molto interessanti e li si potrebbe riprendere anche senza eccessive spese per gli allestimenti. Le difficoltà che oggi si incontrano stanno nel fatto che si tratta di opere complesse, di ruoli che i cantanti spesso non hanno voglia di studiare, sapendo che poi avranno poche occasioni per cantarli, e che i teatri (soprattutto quelli italiani) tendono a riproporre sempre lo stesso repertorio; di conseguenza, ciò che esula dal consueto finisce per rimanere confinato in festival specialistici.

    Pensi che la figura e l’opera di Meyerbeer possano interessare il lettore e il musicofilo di oggi?

    Penso proprio di sì. Come accennavo in precedenza, Meyerbeer fu una sorta di “cittadino del mondo”, un ebreo tedesco trilingue che valorizzò la sua vita e il suo talento girando per l’Europa; nel corso dell’Ottocento fu popolarissimo e fu in un certo senso penalizzato dai nazionalismi sorti alla fine di quel secolo, che avevano difficoltà a inquadrare la sua figura. Certo, le sue opere si prestano poco a letture registiche modernizzanti, perché il grand-opéra mette in scena vicende storiche rimanendo molto legato ad esse, ma ritengo che una vicenda storica coerentemente allestita possa interessare anche il pubblico di oggi. Resta da dire della natura un po’ eterogenea del grand-opéra rispetto al repertorio consueto, ma, anche su questo punto, credo che un pubblico correttamente formato lo possa apprezzare.

    Salutando Roberto Monaco, ci auguriamo che i nostri lettori, dopo aver approfondito la conoscenza della figura di Meyerbeer con il volume recentemente uscito, abbiano presto l’opportunità di ascoltare una sua opera a Torino, senza dover affrontare lunghi viaggi all’estero.

    Questo mese al botteghino…

    Unione Musicale: (https://www.unionemusicale.it/) Numerosi appuntamenti da camera, tra il Conservatorio e il Teatro Vittoria. Si segnala, al Conservatorio: il 5 aprile, il pianista Pietro De Maria prosegue l’integrale delle Sonate per pianoforte di Beethoven, con op. 14 n. 2, op. 28 (Pastorale), op. 31 n. 3 (La caccia), op. 110. Il 3 aprile, al Teatro Vittoria, il soprano Alena Dantcheva e il liutista Michele Pasotti interpretano musiche rinascimentali e barocche.
    Filarmonica: (https://www.oft.it/it/)
    Accademia Stefano Tempia: (https://www.stefanotempia.it/)
    Polincontri Classica: (http://www.policlassica.polito.it/stagione)
    Educatorio della Provvidenza: (https://www.educatoriodellaprovvidenza.it/)
    Concertante: Concerti da camerail 4 aprile, ore 17, a Villa Tesoriera;
    Orchestra Rai: (http://www.orchestrasinfonica.rai.it/) Due appuntamenti diretti da Ottavio Dantone e dedicati al Settecento, anche quello meno noto: il 23-24 marzo si ascolteranno pagine di Joseph Kraus, Joseph Boulogne (Concerto n. 1 per violino e orchestra, solista Roberto Ranfaldi) e Andrea Luchesi, prima della Sinfonia “Rullo di timpani” di Haydn. Il 30-31 marzo Sinfonia degli addii di Haydn e Sinfonia K. 543 di Mozart. Il 6 aprile concerto di Pasqua, diretto da Fabio Luisi, con pagine sinfoniche da opere wagneriane.
    Concerti Lingotto: (https://www.lingottomusica.it/) Il 5 aprile l’Orchestra da Camera di Mantova, diretta dal violino Carlo Fabiano, propone la Sinfonia in sol minore K. 183 di Mozart e il Concerto per violoncello n. 2 in re maggiore di Haydn, con il violoncellista Giovanni Sollima, che si cimenta anche nei propri pezzi Natural Songbook e Facit Neap. 17. Per la stagione dei giovani, il 21 marzo recital del pianista Aristo Sham, vincitore del concorso pianistico “Casagrande”. Il 28 marzo si esibisce il Quartetto Leonkoro, vincitore del  “Premio Borciani”.
    Teatro Regio: (https://www.teatroregio.torino.it/) Dal 30 marzo al 14 aprile Il flauto magico di Mozart, con Ekaterina Bakanova, Joel Prieto, Alessio Arduini, Tamara Ivanis, In-Sung Sim (cui si alternano Shira Patchornik, Giovanni Sala, Gurgen Baveyan, Beate Ritter), direttore Sesto Quatrini, regia di Barrie Kosky e Suzanne Andrade.

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