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venerdì, Maggio 17, 2024

    LA FRAGILE MA INDISTRUTTIBILE BELLEZZA

    VISITA AL LABORATORIO CERAMICO DI NERICATA

    Mi è capitato di raccogliere, durante le visite in luoghi antichi, cocci di argilla, frammenti di muri: per me, è un’emozione grande pensare alle mani che li hanno impastati, cotti, usati; sentire l’anima antica attraversarmi la pelle e stupirmi ancora una volta della durevolezza dell’argilla cotta! Anche oggi avverto il fascino di questa lavorazione della terra che mi guida, in vacanza sulle colline, a Castelnuovo Don Bosco.

    Arrivo al laboratorio di Caterina Sciancalepore in un giorno assolato di agosto: entro dal portone n°24 che dà su piazza Dante: un grande cortile, da un lato il laboratorio vero e proprio con materiali e strumenti di lavoro, dall’altro una zona espositiva  e sul fondo la bella scenografia di un boschetto di betulle che accoglie piccole creature in ceramica e la vasca con ninfee e pesciolini. Elegante atmosfera nipponica.

    Spazio, bellezza, natura: Caterina, in arte Nericata, l’inconfondibile zazzera bianca, mi accompagna gentile e disponibile nella mia esplorazione curiosa tra le sue opere in porcellana e gres. E’ stato un colpo di fulmine alla prima edizione di FLOR, la manifestazione torinese che  accosta, alla magnificenza dei fiori, attività che hanno  un’utilità collegata al mondo floreale o più semplicemente ne condividono la poesia. E le opere di Nericata, per me ma anche per gli innumerevoli estimatori, sono poesia.

    Poesia è l’uccellino affacciato sulla tazzina da caffè di porcellana bianca o sul doppio piattino dalle forme irregolari. Poesia è questo suo saper viaggiare sempre sul filo tra l’utile e il bello, la concretezza e la fantasia, la razionalità e l’emozione.

    Non mi par vero di poter fare qualche domanda a Caterina!

    – Dove sono le radici del tuo sapere ceramico?

    – Sono partita come tanti, da un libro fondamentale:”Il poema ceramico di frère de Taizè Daniel de Montmollin, ricercatore e maestro sommo. Gli accosto i libri del mio primo maestro italiano Giancarlo Scapin che mi ha insegnato oltre le tecniche, anche come vivere la vita del ceramista e donare il sapere senza esserne gelosi!

    Quindici anni fa, nel mio percorso ci sono stati lunghi stages di tornio e cottura a legna in Francia con Micheline Eschnbrenner. Questi maestri sono morti entrambi, ma le loro parole e i loro gesti sono vivi dentro il mio cuore e nelle mie mani.

    Caterina mi fa vedere alcuni dei libri che le sono stati cari in questi anni e scopro che due di questi li ho amati moltissimo: romanzi scritti da…ceramisti come “Un’eredità di avorio e ambra” di Edmund de Vaal o che parlano di ceramica come “Utz” di Bruce Chatwin.

    -Ti faccio qualche domanda per tutti quei lettori che oltre ad essere affascinati da questo tipo di lavoro, lo affrontano anche solo a livello dilettantesco. Abbiamo davanti un vaso strano, bellissimo, che mette voglia di sentirne le ruvidezze, oltre che di perdersi tra le sfumature e gli imprevisti scintillii d’oro.

    – Gli ultimi lavori come questo, così diversi dai miei pezzi bianco-assoluto-porcellana sono creati in grès con la tecnica del pince i vasi più piccoli e con quella del colombino o lucignolo quelli più grandi. Ho realizzato i manufatti con una terra refrattaria molto ricca di ferro, ho cotto a 950° per lasciare i pori aperti, per aggrappare meglio lo smalto che ho composto con pochi ingredienti tra cui cenere d’ossa, che nella seconda cottura a 1280° hanno dato vita a un craquelet che mi ha soddisfatta.

    – Quanti tipi di terre esistono da modellare? C’è una ricerca anche in questo senso, un po’ come i pittori che si preparano i colori partendo dai minerali?

    -Io uso i grès francesi e oltre ad una porcellana sempre francese, anche una australiana che diventa traslucida che uso per gioielli e cose piccoline, perché è molto cara.

    Altri amici ceramisti si preparano le terre da sé, comprano vari minerali e compongono le loro… ricette speciali !

    – Mi rendo conto, e questo mi frena dall’iniziare, che come in tutte le tecniche artistiche non ci si può improvvisare. Ci vuole tempo per provare e riprovare. Tu quando hai iniziato?

    -Nel 1995 circa, prima per giocare con mia figlia Cecilia, poi per hobby, infine come lavoro dal 2002. Solo facendo si impara. Cecilia, contagiata dalla mia passione, ora lavora creando gioielli con uno stile tutto suo!

    -Mi incuriosisce la parte ludica di questa attività: mettere le mani nell’argilla, sentirla scivolare tra le dita, sentirsi un po’ Creatore.

    – La parte ludica, il gioco, è iniziato dopo un lungo lavoro di apprendistato di tecniche ceramiche, quando con la porcellana, la terra che più si adatta al movimento e alle cose minute, ho cominciato a creare piccoli uccellini che sotto una foglia o dentro un fiore si riparano e nascondono, su un filo sottile di porcellana che da un bordo all’altro di una ciotola si chiedano :…”e adesso dove andiamo?” Magari sull’orlo di un bicchiere, dove si affacciano a curiosare! Ogni oggetto mi racconta delle cose, mi serve questo gioco e crea un dialogo particolare con le persone che scelgono e amano questi oggetti.

    -Dove possiamo ammirare i tuoi lavori e accogliere i tuoi messaggi di bellezza?

    – Potete venire a Castelnuovo e a FLOR che dovrebbe tenersi a Torino in via C.Alberto, il 10 e 11 di ottobre. Ed ecco il mio sito Internet :NERICATA ceramiche ludiche.

    Saluto Caterina e torno a casa con una candida scatolina in porcellana sul cui coperchio …saltella un uccellino e un altro, sembrerebbe un usignolo, me lo regala lei, da infilare tra i fiori del giardino.

     

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    Nazarena Braidotti
    Nazarena Braidotti
    Braidotti M.Nazzarena in Gaiotto Nata a Ciriè(To), tre figli, ex insegnante a Caselle, vive a Torino. Laurea in Lettere con una tesi sul poeta P.Eluard, su cui ha pubblicato, per Mursia, un “Invito alla lettura”. Grandi passioni: la scrittura, tenuta viva nella redazione di “Cose Nostre” e altri giornali locali e l’acquerello.

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