“Se non siete curiosi, lasciate perdere”.
Achille Castiglioni, architetto
Da un po’ di tempo, nonostante il mio irrequieto girovagare, avevo il desiderio di vedere questi luoghi e l’occasione si è presentata poco tempo fa in compagnia di Anja Wenger e ci siamo andati.
La Costiera Amalfitana, fiore all’occhiello della penisola italiana, vanta dal 1997 la denominazione di “Patrimonio dell’Umanità” dichiarata dall’Unesco.
La sua posizione favorevole la rende meta turistica dai tempi degli antichi romani ed è da sempre un punto di riferimento dal valore culturale e naturale tipico mediterraneo.
La sua unicità è dovuta al fatto di non essere solo infrastrutture e servizi, bensì di luoghi esclusivi incastonati come pietre preziose all’interno di rocce e della flora mediterranea.
Amalfi
Giunti ad Amalfi, non ci si può sottrarre alla curiosità di una passeggiata tra le sue stradine e monumenti, percorrendo la strada principale che inizia dalla centrale Piazza Sant’Andrea e visitare lo stupendo Duomo di Amalfi, nato dalla fusione di due basiliche preesistenti. La sua costruzione durò quasi mille anni e fu ultimato soltanto nel 1900, per cui lo stile varia dal romanico al barocco, ma rimane forte l’influsso arabo-siciliano, il risultato è un’elegante e suggestiva unione di marmi e particolari dorati che ricoprono le cinque navate.
L’entrata è preceduta da una ripida scala e al disotto dell’edificio vi è una coloratissima cripta, che accoglie le spoglie di Sant’Andrea da cui la cattedrale prende il nome.
All’interno vi è anche conservata una statua marmorea di San Lorenzo, scolpita da Pietro Bernini, autore della fontana della Barcaccia in Piazza di Spagna a Roma e padre del famoso scultore del Vaticano.
Accanto alla cattedrale troviamo il Chiostro del Paradiso, un antico luogo di sepoltura nobiliare in stile romanico e arabo, costruito nel XIII secolo. Anche se il nome di “Paradiso” indicava un cimitero collegato a una chiesa, il luogo ha certamente un grande fascino, fra il bianco decorato del marmo, l’ombra dei portici a vela e le grandi palme piantate al centro del quadriportico dai particolari arabi. Ancora oggi è possibile osservare i classici sarcofagi marmorei e i bassorilievi.
Ravello
Nacque come luogo di rifugio per gli abitanti della costa durante il periodo delle invasioni barbariche, in quanto la difficile percorrenza delle strade dei Monti Lattari rappresentava un forte vantaggio, ma successivamente vi si insediò una potente famiglia patrizia. A partire dal ‘600 divenne un centro turistico per le classi sociali più ricche grazie ai suoi pittoreschi scorci.
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Non sono in pochi a definire Ravello una cittadina magica e ne sono prova le sue varie rappresentazioni artistiche e le personalità di rilievo che hanno passeggiato fra le sue strade: dal Decamerone di Boccaccio alle tele di Turner, che ne hanno descritto il fascino, alle visite dei musicisti Verdi e Wagner.
Buona parte della fama di Ravello è appunto dovuta dagli interventi di personaggi famosi, che ne ampliarono il patrimonio artistico edificando o restaurando splendidi palazzi, come nel caso di Lord William Beckett, che ordinò la costruzione di Villa Cimbrone e del botanico Francis Neville Reid, proprietario di Villa Rufolo.
Oggi Ravello riesce a conservare le tracce di un passato illustre e ricco di tradizioni, come la lavorazione della ceramica e le tecniche dell’intreccio. Inoltre, da oltre 60 anni si tiene ogni anno il Festival della Musica di Ravello, dove artisti internazionali eseguono di brani di musica classica e leggera.
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Qui troviamo Villa Rufolo, uno degli edifici più suggestivi di Ravello grazie al suo stile caratteristico dominato da influenze arabe. Costruita nel XIII secolo dalla potente famiglia Rufolo, vedrà come ultimo proprietario Francis Neville Reid, botanico scozzese che restaurò l’intera struttura e arricchì i magnifici giardini con numerosi esemplari di piante. Fra imponenti torri a base quadrata, stucchi, ceramica vietrese, slanciate colonnine e archi a ogiva, ci si perde in un ambiente di grande fascino.
Splendidi sono i viali alberati e l’ampio panorama offerto dai vari terrazzamenti fioriti, dai quali è possibile ammirare il golfo e la costa.
Proprio quest’ultimi colpirono il musicista Richard Wagner nel 1880, che riconobbe nelle aiuole colorate l’espressione concreta del giardino di Klingsor, ambientazione del II° atto della sua opera “Parsifal”. Dal 1953, 70° anniversario della morte del musicista, ogni anno si tengono all’interno della Villa i Concerti Wagneriani.
Il Duomo di Ravello, dedicato a Santa Maria Assunta, è la più importante costruzione religiosa, in quanto custodisce le reliquie del santo patrono, San Pantalone. Qui è infatti custodita una boccetta del suo sangue raccolto il giorno del martirio. Ormai rappreso, il liquido sembra sciogliersi ogni anno in occasione dell’anniversario della morte del santo.
Pur mantenendo la struttura a croce latina con tre navate, il duomo ha subito numerosi restauri dopo la sua originaria costruzione risalente al X secolo.
Si accede all’edificio tramite un portale in bronzo, finemente inciso e rappresentante più di 50 figure particolareggiate. Fra i colonnati e le sculture in marmo, sono di grande pregio i due amboni policromatici, in quanti costituiti dall’intarsio di vari minerali, dove sono ricorrenti disegni di pavoni e riferimenti biblici a Giona.
Positano
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Si presenta come un agglomerato di case colorate e illuminate dal sole, quasi un presepe sapientemente posizionato sui pendii della montagna.
Come tutti i luoghi che vantano origini antiche, anche Positano può fare sfoggio di numerosi miti che raccontano la sua nascita. Il più antico ha come protagonista la divinità marina greca Poseidone, che fondò la città per la ninfa Positea come pegno del suo amore.
La sua bellezza ha da sempre attratto turisti da ogni dove, compresi gli antichi romani, che avevano fatto del borgo una meta ambita per le vacanze estive, ne è testimone l’antica Villa Romana con accesso al mare.
L’intera struttura riflette le varie necessità sentite nel corso della storia: le strade strette e le scalinate sono sistemi di difesa adottati per far fronte agli attacchi delle città nemiche, soprattutto durante l’epoca del Ducato d’Amalfi, repubblica marinara in continuo conflitto con Pisa, mentre le tre torri d’avvistamento risalgono al periodo del conflitto con i Saraceni.