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lunedì, Aprile 29, 2024

     L’incanto dei gruppi Croda Rossa d’Ampezzo – Fanes

    Nelle Alpi Retiche, fra le Dolomiti Orientali

     

     

     

    Seconda tappa. Di buon ora, dopo una rigenerante dormita e una sostanziosa colazione, data un’ultima occhiata all’imponente Croda del Becco (2810 m), lasciamo il Rifugio Biella (2327 m s.l.m.) incamminandoci in direzione ovest per circa un chilometro sulla sterrata 6 – 23 che agevolmente, perdendo quota, perviene all’imbocco sulla destra dei sentieri 23 – 6A. Rimanendo sull’Alta Via 1 (sentiero 6A) ai piedi del Monte de Fanes, dopo circa due chilometri in direzione SSE , voltando ad ovest si va a percorrere un tratto della Val Salata,  raggiungendo il bivio in cui,  lasciato il 6, si percorrono alcune centinaia di metri del 6A per raggiungere il Rifugio Sennes (2126m s.l.m.) (60′), situato nello spettacolare e silenzioso ambiente del Parco Naturale Fanes – Senes – Braies, dal quale si gode di un ampio panorama su alcune tra le più belle vette dolomitiche: Croda Rossa (3146m), Cristallo (3221m), Serapis (3205m) e la Tofana (3243m). Di qui riprendiamo il cammino proseguendo tra verdi pascoli, ma poi la sterrata scende in picchiata al Rifugio Pederù (90’/150′) situato in località San Vigilio nella Val dai Tamersc a quota 1548m s.l.m. Luogo idilliaco, uno stupendo pianoro ai piedi di una corona di imponenti monti. Dal rifugio, seguendo le indicazioni, lasciamo la sterrata per il più escursionistico sentiero, il 7, che si snoda con ripidi tornanti sui fianchi della Furcio dai Fers (2523m). I tornanti consentono di superare i primi metri di dislivello e di immettersi nel Valun de Fanes, interessante per le numerose specie floreali. Si prosegue in una zona pianeggiante con alternanze di tratti rocciosi, bassa vegetazione arborea e splendidi esemplari di pino cembro. Dopo circa tre chilometri si ritorna sulla sterrata ( possibili scorciatoie nel tratto dove inizia nuovamente la salita ), punto favorevole per ammirare le vette del Gruppo del Piz de Sant Antone (2655m). Giunti a quota 1988 m si cambia direzione, superando verso sud circa quaranta metri di dislivello; al bivio si devia a sinistra sul sentiero 11 per raggiungere il vicino Rifugio de Fanes a quota 2060m. (120’/270′). Proseguendo sul sentiero 11, ex carrozzabile militare oggi chiusa al traffico in seguito all’inclusione nel Parco Naturale, si sale al desertico passo di Limo ( Ju de Limo in ladino) posto a quota 2174m s.l.m. da dove inizia un buon tratto in discesa. Lo scenario montano è indescrivibile: superato il lago di Limo si prosegue per circa quattro chilometri tra pascoli e bassa vegetazione, superando l’Utia de Gran Fanes (2100m s.l.m.), il passo Ju dall’Ega (2157m s.l.m.), giungendo al bivio dove si lascia alla destra il sentiero 11 deviando a sinistra sul 20B che sale deciso alla Forcella di Lech (2486m s.l.m.), situata tra la Cima del Lago (2654m) e la Cima Scotoni (2874m) poi disceso un ripido ghiaione si raggiunge il lago di Lagazuoi, (lech de Lagacio (2182m) in lingua ladina, lingua non dialetto facente parte al gruppo linguistico retoromanzo , un raggruppamento di lingue neolatine parlate nel centro-orientale dell’arco alpino; ne fanno parte il romancio (Svizzera), il ladino (Trentino-Alto Adige-Veneto) ed il friulano (Friuli). Imboccato alla destra il sentiero 20 in poche centinaia di metri si raggiunge il Rifugio Scotoni (1985m s.l.m.) meta della nostra seconda tappa (190’/460′). Il rifugio situato in una suggestiva conca circondata dai monti Lagazuoi, Fanes, Scotoni e Centurines, costruito nel 1967, è una confortevole baita tutta in pietra e legno arredata in stile tirolese con ventun posti letto suddivisi in più camere e con bagni sia in comune che privati. L’ora è tarda, appagati dalla spettacolare scarpinata attraverso paesaggi a noi sconosciuti finora, concludiamo la giornata nel modo più confacente; succulenta cena. Poi prima del riposo uno sguardo alle cartine per il percorso dell’indomani ed un’ultima capatina all’esterno ad osservare stupiti nel silenzio della notte, lontani dai chiarori della città, le miriadi di stelle che brillano in cielo.

    Cartografia: ed. Tabacco, 03 Cortina d’Ampezzo e Dolomiti Ampezzane, 1:25.000

    Francesco Reymond

     

     

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