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Comune di Caselle Torinese
mercoledì, Maggio 15, 2024

    Sul Monte Gran Bernardè, in Val Grande

    Nelle Valli di Lanzo

    Sulla carta dei sentieri dell’Istituto Geografico Centrale 1:50000 Valli
    di Lanzo e Moncenisio, circa a metà della sua larghezza e poco sotto il
    bordo superiore, quello a nord, troviamo sul confine con la Francia le
    tre Levanne: Occidentale (3511 m) – Centrale (3619 m) – Orientale (3555
    m). In questo punto ha origine la dorsale che separa la Valle di Locana a
    nord con la Val Grande a sud. Sulla dorsale svettano da ovest a est i
    monti Corno Bianco (2891 m), la Bellagarda (2901 m), l’Unghiasse (2939
    m), il Bessun (2908 m), il Tovo Piccolo (2729 m), Cima Giardonera (2784
    m), il Tovo (2673 m), la Cialma (2193 m). Ritornando verso ovest tra il
    Bessun e l’Unghiasse notiamo una propaggine che volge a sud – est
    elevandosi a spartiacque tra il Vallone di Vassola ed il Vallone di
    Unghiasse, culminando ai 2747 m del Monte Gran Bernardè. È possibile
    raggiungere il monte da entrambi i valloni, perciò optiamo per il
    percorso più breve. Ci serviamo dell’auto per raggiungere Lanzo, poi
    Germagnano, quindi, superato Pessinetto, al primo semaforo svoltiamo a destra
    in direzione Forno Alpi Graie. A Chialamberto risaliamo alla nostra
    destra la strada per Vonzo. Al secondo bivio andiamo a sinistra per
    Pianardi – Ronco Bianco (1171 m). Lasciamo l’auto. Iniziamo l’escursione
    immettendoci sul Sentiero Balcone  ch,e proveniente  dalla Madonna della
    Frassa (nord – ovest), sale a nord per girare attorno alla Torre Marina
    (1782 m) e ridiscendere nuovamente alla Frassa. La Torre Marina (43’),
    come i vicini Torrioni del Biollè, il Bec di Mea ed il Roc du Crot, è una
    parete rocciosa frequentata dagli appassionati dell’arrampicata; noi la
    raggiungiamo seguendo il sentiero ben segnalato dal segnavia rosso –
    bianco che sale a nord nel bosco. Superata a destra la balza, il sentiero
    piega a sinistra per l’Alpe la Daia (1700 m) (30’/73’). Continuiamo a
    seguire il sentiero sino alla quota di circa 1800 m s.l.m. dove lo
    abbandoniamo per risalire, a nord – est, gli ampi pascoli in direzione
    dell’alpe San Bernè (1969 m) (45’/118’), poi proseguendo verso ovest
    raggiungiamo l’Alpe le Giornate (2287 m) (37’/155’). L’andare per monti
    è ricerca di quiete, voglia di autentico, occasione per lasciare a valle
    disparati pensieri, non in questa occasione. Un pensiero o meglio un
    quesito ci accompagnerà al ritorno in pianura oltre al ricordo di uno
    spettacolare paesaggio: gli “ometti” o meglio le torri presenti in
    quest’ultimo tratto, erette accatastando con maestria sassi uno
    sull’altro sino a superare i due metri di altezza, austere sentinelle
    del nostro avanzare, perché sono li? Da quanto tempo? Chi le ha erette?
    Il silenzio del luogo, l’aspetto di gigantesco monumento funerario
    primitivo della vicina vetta sassosa, inducono ad associarle
    all’esercito cinese di terracotta. Agli ottomila guerrieri appunto di
    terracotta, armati e rivestiti da armature in pietra a guardia della
    tomba del primo imperatore Qin Shi Huang, fissato ricercatore
    dell’elisir dell’immortalità, famoso per la costruzione della Grande
    Muraglia. Il belare e la corsa di alcuni mufloni richiamano alla realtà.
    Molto, molto meno sono le torri. Ma il dubbio rimane: perché sono lì?
    Forse il riporre in modo artistico il
    risultato di un lontano spietramento, forse un modo per segnalare in
    caso di nebbia i salti di roccia o per chi guarda da valle un mezzo per
    stimare l’altezza della neve? Proseguiamo, il dislivello che separa
    dalla cima è ancora notevole. Impieghiamo novanta minuti per giungere
    sul monte Gran Bernardè (2747 m) (90’/245’). Cartina e bussola alla mano
    in lotta con il vento riusciamo ad individuare le tre Levanne, la
    Girard, la Ciamarella, la Clavarino, la catena del Martellot, Punta
    Francesetti, la Bessanese, la Torre d’Ovarda, la Lera…Vediamo i laghi
    Laietto, il lago Grande di Unghiasse, i due laghetti del Seone…Il
    ritorno lo effettuiamo sulla via dell’andata.

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