La bella stagione porta con sé la voglia di uscire all’aria aperta; e la pandemia, che ci ha limitato nei viaggi verso paesi lontani, ci ha permesso se non altro di riscoprire molti luoghi straordinari ma spesso sconosciuti del nostro territorio.
Uno di quelli che amo di più è la borgata Pich, nei pressi di Rossignoli, sul territorio di Ciriè. Da Caselle, i Pich possono essere raggiunti in bicicletta attraverso un magnifico sentiero dalla borgata Francia.
Questo luogo ha sempre evocato in me qualcosa che rimanda al viaggio e a indefinite lontananze, forse anche per il fatto che la cappella dei Pich è dedicata a San Giacomo Apostolo. Ma qual è il motivo della devozione della borgata al grande santo viaggiatore, ricordato soprattutto per il cammino di Santiago di Compostela?
“Credo che nessuno ne conosca davvero l’origine”, ci risponde Gianfranco Novero, storico abitante della frazione. “Una motivazione – ma che viene sempre detta in tono scherzoso – è che San Giacomo “a vòida la cossa” (versa la zucca), cioè fa piovere. Il Santo infatti viene sempre rappresentato con la zucca sul bastone e in quel periodo dell’anno la campagna ha sempre sete e la pioggia è accolta come una benedizione.”
Da sempre la borgata si è distinta per la cura che i pochi abitanti dedicano al territorio. Nel 2013 è stato creato il primo pilone nel tronco, a opera dalla famiglia Novero. “È stato realizzato con il ramo di un cedro che aveva tra i 180 e 200 anni e che si trovava nel parco del castello di Valperga”, ci spiega Gianfranco.
“L’albero era sanissimo ma purtroppo era stato colpito da un fulmine ed era diventato un pericolo. I miei figli, che fanno gli arboricultori, hanno provveduto al suo abbattimento. Con due pezzi del tronco sono state realizzate le grandi colonne all’inizio della borgata, mentre da un terzo è stato ricavato il pilone stesso. Alla sua base si può vedere la scritta: “Vorsù da Novero Gianfranco, fait da Pietro e Francesco, piturà da Anna. A.D. 2013”.
Pietro e Francesco sono i miei figli, Anna mia moglie.” Il pilone è dedicato a Santa Ildegarda di Bingen, personaggio straordinario vissuto fra il 1098 e il 1179 in Germania. Fu donna di grande cultura naturalistica, ma non solo: viene ricordata anche come drammaturga, poetessa, musicista e compositrice, filosofa, linguista, cosmologa, guaritrice. Fu anche l’inventrice di una delle prime lingue artificiali di cui si abbiano notizie, la cosiddetta Lingua ignota, formata da 23 lettere, che la santa utilizzava probabilmente per fini mistici.
Poco oltre il pilone, proprio all’inizio del sentiero, un tempo era anche presente un altro bellissimo regalo per il viandante: un’edicola curata da Giustina Caudera, nella quale il visitatore poteva trovare ricette di stagione realizzate con ingredienti disponibili nel territorio, stampate o talvolta scritte a mano su piccoli foglietti che potevano essere portati via. Purtroppo oggi l’edicola con le ricette non esiste più perché alcuni anni fa era stata vandalizzata. La borgata Pich rappresenta un bell’esempio di come con pochi, semplici interventi sia possibile riqualificare il territorio, facendo rivivere la sua storia e la sua antica spiritualità.
Nel giugno del 2018 è stato inaugurato il secondo pilone nel tronco, nell’ambito di Pilun, Progetto di arte Sacra Contemporanea. Il pilone è stato collocato sull’esatto confine tra i comuni di Ciriè e San Maurizio e nasce da una sinergia che ha coinvolto, oltre ai coordinatori del progetto Pilun, la famiglia Novero e in particolare Pietro, che ha tagliato e preparato il grande tronco che ospita le icone, la famiglia Caudera, che ha concesso l’uso del terreno e Paolo Caudera che ha realizzato il tetto dell’edicola e la particolarissima croce in ferro posta sulla sommità. Il musicista Roberto “Furfi” Bagaini, in arte Omegaliquido, membro de Ifasti, ha composto e realizzato il brano Natura Votiva associato al pilone e parte dell’album in progress “Pilun Ham”, che vede coinvolti diversi musicisti di fama nazionale e non solo. Ogni brano è associato a uno dei piloni del progetto e può essere richiamato, insieme ad una scheda esplicativa, attraverso un codice qr posizionato su ogni pilone. Le tre icone presenti all’interno dell’edicola sono opera dell’artista romana Debora Malis, la quale scrive al riguardo:
“Una delle caratteristiche del progetto Pilun per me più stimolanti è la continuità fra l’arte popolare in senso tradizionale e l’arte neo pop. Ho eseguito dei Santi giovinetti, quasi bambini, per suscitare maggiore empatia nei loro confronti sottolineando il loro essere tramite tra l’umano e il divino. Ho rappresentato i tre Santi con i loro tradizionali attributi ma ho cercato per ognuno di loro un piccolo elemento narrativo per rendere più comunicativa ed in qualche modo più ironica la visione. San Maurizio è caratterizzato dall’armatura e lo scudo crociato, inoltre viene spesso rappresentato con la lancia del Destino che, la leggenda vuole, egli portasse in battaglia. Nella mia interpretazione lascio che quella stessa lancia lo trafigga a simboleggiare il martirio come imitazione di Cristo. San Ciriaco è caratterizzato dalla palma del martirio, dal libro degli esorcismi e dal demone che egli tiene alla catena che, nel mio caso, diviene una testina di diavolo piuttosto stilizzata così da sembrare più una proiezione intellettuale che un demone dell’inferno. Gli attributi di San Gregorio taumaturgo sono la mitra e il bastone pastorale, l’ho immerso nell’acqua perché la leggenda vuole che salvò il paese di Robassomero fermando la piena del fiume piantando il bastone nel suolo.” Anche questo pilone ha, come tutti gli altri del progetto Pilun, la sua epigrafe latina: “Procul venimus, hic in silva domum invenimus, omnia audimus. insiste, viator, verba nemoris ausculta et iter tuum narra.”
(Veniamo da lontano, qui nella foresta abbiamo trovato casa, tutto sentiamo. Fermati, viandante, ascolta le parole del bosco e racconta la tua storia).
Nell’estate successiva è stato realizzato il terzo pilone nel tronco, dal titolo Maria piena di Grazia, che contiene al suo interno una stupenda opera dell’artista di Piacenza Cristina Costanzo, la quale, con le sue figure vuole toccare emotivamente lo spettatore e sbloccare meccanismi in apparenza arrugginiti. “Esse raccontano il mio vissuto”, spiega l’artista, “ma anche quello di chi le osserva, perché chiunque in quello sguardo trovi parte di sé.” E con questo terzo pilone votivo, il bosco dei Pich ha iniziato a configurarsi come un magnifico e, unico nel suo genere, museo di arte sacra contemporanea all’aperto. Nel frattempo, gli abitanti della borgata, hanno iniziato a inserire alcuni variopinti cartelli nel bosco, oltre che una panca di legno proprio accanto all’edicola, dove i viandanti possono riposare, pregare, ascoltare i suoni del bosco o meditare. E proprio lo spiazzo dove si trova il Pilone dei Tre Santi, sull’esatto confine tra Ciriè e San Maurizio, potrebbe diventare in futuro una suggestiva location per eventi estivi immersi nella magia del bosco notturno: letture, recital e concerti minimali alla luce delle candele.
Al momento il progetto Pilun, come la maggior parte delle altre cose, è fermo, ma si spera che questa iniziativa, che fino ad ora è andata avanti con il solo contributo volontario di chi ha creduto nell’idea, senza alcun appoggio, né interessamento – né tanto meno finanziamento – da parte di enti pubblici, possa riprendere vita.
“Il progetto è solo fermo per via dell’emergenza covid”, assicura Angelo Barile, uno dei fondatori e attuale curatore del progetto dalle pagine facebook di Pilun. “Non appena sarà possibile tornerà con nuovi eventi e sorprese”.
Per raggiungere il sentiero dei piloni si può far riferimento a questa mappa:
https://goo.gl/maps/ChWVmS4XH892
L’album Pilun Ham con le musiche originali composte per i piloni è disponibile su https://pilun.bandcamp.com/album/pilun-ham