Vorrei, ma non riesco…

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo

 

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Dopo aver parlato nello scorso articolo del calo del desiderio, approfondiremo ora le difficoltà legate all’eccitazione, fase che, dopo il desiderio, innesca dei cambiamenti che preparano il corpo all’atto sessuale.

È possibile raggiungere l’eccitazione attraverso due vie: una psicogena, fatta di attenzioni e atteggiamenti di premura verso il partner e una mediata dai riflessi spinali, conosciuta come arco riflesso, sui quali viaggia lo stimolo di una zona sollecitata producendo una risposta, cioè l’eccitazione. Attraverso queste modalità, il pene e la vagina possono irrorarsi di sangue, quindi aumentare la dimensione e rispettivamente avere l’erezione e la lubrificazione.

In presenza di anomalie in questo ciclo di stimolo-risposta possiamo parlare di un disturbo legato all’eccitazione che, escludendo cause organiche, è rintracciabile nell’emotività più profonda, spesso legata alla paura dell’altro o della relazione. Siamo figli dell’evoluzione e di un sistema sessuale che non si attiva in casi di pericolo reale o percepito. Se l’uomo ha paura è programmato per scappare: il suo sangue sarà pulsato verso le parti del corpo che gli consentiranno di fuggire e salvarsi; il pene e la vagina non sono tra questi, quindi non può esserci erezione o lubrificazione.

Tra le difficoltà più frequenti, conosciamo il disturbo erettile quando l’uomo non riesce a raggiungere o mantenere l’erezione; di eiaculazione precoce quando eiacula dopo circa un minuto di rapporto, non necessariamente coitale.

Per quanto riguarda le donne, si è visto che spesso desiderio ed eccitazione coesistono influenzandosi reciprocamente. Il conosciuto “vaginismo”, ovvero la condizione che impedisce alla donna la penetrazione, è stato accorpato alla dispareunia, caso in cui vi è penetrazione ma con molto dolore , in un disturbo della penetrazione genito – pelvica.

Come si interviene in questi casi? Se il sesso innesca il sistema dell’allarme, si guida la coppia a riscoprire una sessualità che non attivi questo sistema. Una sessualità fatta di “esercizi”, senza penetrazione, il cui fine è raggiungere una maggiore cooperazione tra partner e un’ esposizione graduale alle emozioni sessuali. Oltre a questo lavoro più mansionale e direttivo, se ne consiglia uno nel profondo, volto a indagare aspetti emotivi richiamati dalla sessualità, come l’ansia da prestazione, la paura del rifiuto, la paura della relazione che spesso portano all’evitamento del sesso e a un allontanamento del partner, aspetto che spesso comporta stati di autosvalutazione e senso di colpa.

Smorzare questo circolo vizioso che si autoalimenta è indispensabile per tornare a godere appieno di una sessualità complice e appagante.

Dott.sa Serena Marino

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