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mercoledì, Maggio 15, 2024

    Vorrei, ma non riesco…

    Riceviamo e volentieri pubblichiamo

     

    Dopo aver parlato nello scorso articolo del calo del desiderio, approfondiremo ora le difficoltà legate all’eccitazione, fase che, dopo il desiderio, innesca dei cambiamenti che preparano il corpo all’atto sessuale.

    È possibile raggiungere l’eccitazione attraverso due vie: una psicogena, fatta di attenzioni e atteggiamenti di premura verso il partner e una mediata dai riflessi spinali, conosciuta come arco riflesso, sui quali viaggia lo stimolo di una zona sollecitata producendo una risposta, cioè l’eccitazione. Attraverso queste modalità, il pene e la vagina possono irrorarsi di sangue, quindi aumentare la dimensione e rispettivamente avere l’erezione e la lubrificazione.

    In presenza di anomalie in questo ciclo di stimolo-risposta possiamo parlare di un disturbo legato all’eccitazione che, escludendo cause organiche, è rintracciabile nell’emotività più profonda, spesso legata alla paura dell’altro o della relazione. Siamo figli dell’evoluzione e di un sistema sessuale che non si attiva in casi di pericolo reale o percepito. Se l’uomo ha paura è programmato per scappare: il suo sangue sarà pulsato verso le parti del corpo che gli consentiranno di fuggire e salvarsi; il pene e la vagina non sono tra questi, quindi non può esserci erezione o lubrificazione.

    Tra le difficoltà più frequenti, conosciamo il disturbo erettile quando l’uomo non riesce a raggiungere o mantenere l’erezione; di eiaculazione precoce quando eiacula dopo circa un minuto di rapporto, non necessariamente coitale.

    Per quanto riguarda le donne, si è visto che spesso desiderio ed eccitazione coesistono influenzandosi reciprocamente. Il conosciuto “vaginismo”, ovvero la condizione che impedisce alla donna la penetrazione, è stato accorpato alla dispareunia, caso in cui vi è penetrazione ma con molto dolore , in un disturbo della penetrazione genito – pelvica.

    Come si interviene in questi casi? Se il sesso innesca il sistema dell’allarme, si guida la coppia a riscoprire una sessualità che non attivi questo sistema. Una sessualità fatta di “esercizi”, senza penetrazione, il cui fine è raggiungere una maggiore cooperazione tra partner e un’ esposizione graduale alle emozioni sessuali. Oltre a questo lavoro più mansionale e direttivo, se ne consiglia uno nel profondo, volto a indagare aspetti emotivi richiamati dalla sessualità, come l’ansia da prestazione, la paura del rifiuto, la paura della relazione che spesso portano all’evitamento del sesso e a un allontanamento del partner, aspetto che spesso comporta stati di autosvalutazione e senso di colpa.

    Smorzare questo circolo vizioso che si autoalimenta è indispensabile per tornare a godere appieno di una sessualità complice e appagante.

    Dott.sa Serena Marino

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