Circa un anno fa avevamo dato una notizia che faceva ben sperare. Il Governo aveva reintrodotto la possibilità per i contribuenti di destinare alle associazioni culturali una quota pari al due per mille della propria IRPEF. Ottima notizia, finalmente un segnale di attenzione al settore della cultura popolare, un aiuto concreto a promuovere la formazione musicale ecc. ecc. Ci avevamo creduto.
“Inattesa doccia fredda” la definisce il Sole 24 Ore. La nuova Legge di Bilancio non ha più confermato questo istituto per il 2022: le Milleproroghe ne hanno persa una. Nei modelli di dichiarazione dei redditi 2021 già usciti (730/2022 ma anche CU 2022), la possibilità di scelta è stata oscurata. Chiaramente non è stata invece abrogata la scelta del due per mille per i partiti politici visto che anche i più riottosi si sono ormai convinti che i soldi servono (ma basta là!).
Ci sentiamo presi in giro. Non abbiamo ancora visto l’incasso del 2021 (sicuramente magro) che già questo “fiume di denaro” viene girato altrove.
E, con i pasticci amministrativi della trasmigrazione al nuovo cacofonico RUNTS (Registro Unico Nazionale del Terzo Settore), rischiamo di non riuscire ad entrare neanche nel cinque per mille.
E poi, cinque per mille? Dobbiamo veramente mettere in concorrenza le nostre associazioni con organizzazioni eroiche che stanno aiutando la gente in Ucraina, Siria e tanti altri posti di dolore? O che assistono chi è in difficoltà tra noi? Temo di non avere dubbi.