“Prima ti infangano, poi ti isolano, poi ti ammazzano.”
“Questa è la storia di un uomo che resiste, che prova a fare la differenza, che non voleva essere un martire né un eroe.”
Queste parole sono incise, come su una lapide, sulla quarta di copertina dell’ultimo lavoro editoriale, edito da Bompiani, di Roberto Saviano.
“Solo è il coraggio”, questo è il titolo del corposo volume e dedicato alla vicenda umana e professionale di Giovanni Falcone.
Si tratta di un viaggio approfondito e documentato che ha al centro la figura di Falcone ma non solo. In realtà narra la vicenda di quel pugno di uomini che formarono il cosiddetto “pool antimafia” della Procura di Palermo.
Saviano in questo lavoro sceglie la forma narrativa tipica dei romanzi.
Questa tecnica rende la lettura del libro piacevole e scorrevole, se non fosse altro che, durante la lettura, monta in te una rabbia per come sono andate le cose.
Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Peppino Ayala, Leonardo Guarnotta, Giuseppe Di Lello, Rocco Chinnici, Ninni Cassarà, Cesare Terranova e poi Antonino Caponnetto non sono solo dei nomi: sono la testimonianza di come sono andate le cose, di come l’Italia abbia perso. Come dimenticare inoltre Pio La Torre e Piersanti Mattarella…
L’elenco è lungo. Molti di questi magistrati del pool di Palermo furono trucidati dalla mafia, dominata dai vari Totò Riina, il “Papa Greco”, Totuccio Contorno e altri, perché avevano osato sfidare Cosa Nostra a viso aperto.
Sognavano l’impossibile: liberare la Sicilia e l’Italia da un cappio che le strangolava e continua a strangolare il nostro Paese. Anche se su queste organizzazioni criminali ( mafia, camorra e ‘ndrangheta) sembra che sia calato il silenzio. Nessuno ne parla più. Queste cose non sono più all’ordine del giorno né dei partiti, né dello stato, né dei cittadini. Ammesso che nel passato siano mai state veramente considerate una vera priorità.
Pochi sono veramente consapevoli del fatto che le “mafie” continuano ad essere vive e vegete. Come afferma il giudice Gratteri, uno dei massimi esperti di queste vicende.
Come gli uomini del pool anche Gratteri è stato delegittimato, come si evince dalla sua recente bocciatura a procuratore antimafia nazionale.
Anche Falcone fu ripetutamente delegittimato bocciando le sue candidature al CSM e a procuratore capo di Palermo. Fu bocciato anche come procuratore antimafia nazionale. Lo strumento che aveva concepito preoccupava molto i capi della Cupola. Il messaggio era chiaro: Falcone era isolato. Chi deve comprendere questi segnali li coglie perfettamente e lucidamente.
Saviano per questo suo notevole lavoro, a mio avviso, va annoverato,
– assieme a Scurati- come uno dei maggiori scrittori d’inchiesta non solo italiani. Egli ci accompagna nella conoscenza di queste complesse vicende che hanno caratterizzato la storia degli ultimi quarant’anni. L’eroica storia del pool di Palermo e la tragica fine dei suoi protagonisti, Falcone e Borsellino in primis e senza dimenticare gli altri, è tutt’altro che chiusa.
Ci interpella e ci pone delle domande ineludibili che molti, forse troppi, fanno finta di non cogliere.
Poi, in occasione delle ricorrenze vengono celebrate manifestazioni, cortei e quant’altro per ricordare quegli uomini che pagarono con la vita. Essi non volevano essere eroi: furono costretti a diventarlo.
Questo ci racconta Saviano, ci ammonisce.
Sarebbe opportuno che squillassero meno fanfare: per ricordare? No, per fare i conti con noi stessi.
Le storie che ci racconta Saviano non riguardano solo Falcone, Borsellino e tanti altri, ma anche don Peppe Diana, don Puglisi, Dalla Chiesa, Mauro De Mauro, Boris Giuliano, Peppino Impastato. E si potrebbe continuare.
Grazie, Roberto.
Solo è il coraggio
Il libro di Saviano dedicato a Giovanni Falcone
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