Questo è il mese di Erminio Macario, il principale attore piemontese del varietà, colui che portò la barzelletta in teatro, per eludere il divieto di satira imposto dal regime fascista. Infatti Macario nacque il 27 maggio 1902, ovviamente a Torino. È stata la maschera sabauda del ‘900, popolare in tutto il mondo, lui che, come molti artisti di quell’epoca, era nato in un contesto povero. Proveniva da Porta Palazzo, la sua era una famiglia umile, il padre Giovanni, quando Erminio aveva soltanto quattro anni, partì per l’America, cercando fortuna come pittore di affreschi. Mandava regolarmente il denaro alla moglie Albertina ma morì sette anni dopo aver lasciato l’Italia. Erminio crebbe all’oratorio salesiano Don Bosco, quello della basilica Maria Ausiliatrice; fu un modo per togliersi dalla strada. Ma fu anche il luogo in cui Macario mosse i primi passi nel mondo della recitazione, salendo sul palco per opere organizzate dall’oratorio stesso. Ma di solo teatro non si poteva campare: così sin da giovanissimo si dedicò a svariati lavori, tra cui il barbiere e l’operaio alla Fiat, nel tempo libero fondò anche una propria compagnia di recitazione. Lui ambiva ad affermarsi come attore drammatico, fino a quando, passeggiando nella Galleria Subalpina, venne a sapere che un gruppo teatrale cercava un comico grottestco. Era il 1923, fece il provino e lo presero. Fu anche il periodo in cui conobbe la prima moglie, Maria Giuliano, coreografa, con la quale ebbe una storia sentimentalmente breve ma duratura nella collaborazione artistica. Nel 1925 Macario “sbarcò” a Milano, con le sue popolarissime riviste; recitò al Dal Verme, al Lirico e al Fossati e trovò subito un grande successo, soprattutto in quest’ultimo, che negli anni precedenti aveva ospitato un mito della recitazione dialettale milanese come Edoardo Ferravilla. In quell’anno Isa Bluette, una delle prime vedette della storia della rivista, torinese e con esperienze in Francia, stava formando una propria compagnia e chiamò Erminio Macario; l’intesa tra i due fu immediata. Qui il nostro attore inventò tantissime “macchiette”, comiche e burlesche, acquisendo quella maschera torinese che lo ha fatto diventare famoso e intramontabile. Nel 1929 Erminio Macario formò la propria compagnia e negli anni e nei decenni avrà modo di collaborare con circa cento attrici (tra cui Isa Barzizza, Sandra Mondaini, Delia Scala) e decine di attori (tra cui Totò, Alberto Sordi, Ugo Tognazzi e Gino Bramieri). Ma per Macario c’è stato anche tanto cinema: 42 film girati (tra cui “Sole”, del 1929, “La famiglia Passaguai fa fortuna” (1952), “Totò di notte” (1962) e il celeberrimo “Lo smemorato di Collegno” (1962), tanta Tv, con trasmissioni in cui lo abbiamo trovato in compagnia di Mina, Raffaella Carrà, Rita Pavone e tanti altri miti del piccolo schermo. Nel 1978 conusse “Macario più”, una trasmissione del sabato sera che toccò i 22 milioni di spettatori televisivi. L’anno dopo fu il mattatore di “Buonasera con… Macario”.
A livello familiare, dopo la separazione dalla prima moglie, conobbe Giulia Dardanelli e si convinse che doveva essere lei la sua seconda consorte nonchè madre dei futuri figli. Per l’annullamento del matrimonio chiese l’intercessione di Padre Pio e ottenuto il riconoscimento di nullità, sposò Giulia dalla quale ebbe i figli Alberto e Mauro.
Tra le opere di maggior successo citamo “Una storia in blue-jeans”, “Le sei mogli di Erminio VIII”, “Miserie ‘d Monsù Travet” (1970), “Carlin Cerutti sarto per tutti” (1974) e l’ultima della sua carriera, “Oplà, giochiamo insieme” (1979). Proprio durante la recita di quest’ultimo lavoro, Macario ebbe i primi sintomi di un cancro, che non gli diede scampo. Morì il 26 marzo del 1980.
Macario, la maschera di vizi e virtù dei piemontesi
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