In Italia, con una frequenza ossessiva soprattutto da parte delle forze di
destra, si solleva la presunta iniquità del sistema della tassazione. Viene
descritto come un Moloch che esige continuamente vittime sacrificali.
L’obiettivo, non troppo nascosto, è quello di vellicare il corporativismo
di certi ceti sociali adusi a sistematiche pratiche evasive.
Quando si parla di tasse di cosa parliamo? Facciamo un piccolo parziale
elenco a uso di noi tutti.
Precisazione indispensabile: lo Stato non è un’entità soprannaturale piovuta
dall’alto. È formato da tutti i cittadini: da Mattarella all’ultimo nato.
Teniamolo sempre presente.
Allora precisiamo: a cosa servono le tasse, perché sono indispensabili?
Servono a finanziare: i pronto soccorso che, spesso, tirano fuori dalla bara molti malcapitati, compresi quelli che non pagano le tasse; un servizio sanitario per tutti e gratis, compresi costosi interventi chirurgici; fornire supporti e sostegno economico a persone inabili o anziane; fornire un’istruzione a tutti i cittadini attraverso una scuola a disposizione di tutti; dare una pensione sociale minima anche a chi non ha mai versato contributi; organizzare e mantenere un servizio di polizia per l’ordine pubblico; far funzionare un complesso servizio burocratico necessario per la vita dello Stato; realizzare strutture di vario tipo a sostegno delle attività economiche esociali come: strade, ponti, ferrovie, rete dell’energia elettrica, gas, acqua, telefonia e tanto altro; un sistema carcerario possibilmente educativo e finalizzato al recupero dei rei e non vendicativo; creare una tutela del territorio, del paesaggio, del patrimonio
storico artistico: l’anima della comunità; favorire la diffusione della
pratica sportiva come strumento di prevenzione e socialità; favorire la
ricerca scientifica, strumento indispensabile per conoscere la natura e
realizzare strumenti e preparati per combattere epidemie e favorire uno
sviluppo tecnologico che aiuti a combattere i cambiamenti climatici e tanto
altro; favorire la conservazione delle tradizioni popolari musicali, culinarie, teatrali e la cultura in generale; favorire la diffusione di un sistema di biblioteche su tutto il territorio a sostegno della crescita e diffusione della cultura; sostenere e favorire l’imprenditorialità giovanile e femminile; combattere il disagio economico dei tanti Italiani esclusi dal benessere; sostenere un sistema previdenziale aperto a tutti; difendere e tutelare la vita e salute dei lavoratori particolarmente quelli esposti a rischi elevati a causa della natura di certe attività.
L’elenco dei compiti propri dello Stato potrebbe continuare a lungo.
Lo Stato organizza e favorisce il funzionamento di molte di queste attività
attraverso enti specifici, società industriali a partecipazione statale, enti
regionali e locali.
Lo Stato è una macchina organizzativa estremamente complessa e
ramificata. Non solo. Ogni società statuale è inserita in un complesso
sistema di alleanze politiche ed economiche sovranazionali, necessarie per
realizzare una vasta rete solidaristica che dia solidità e aiuto ad un singolo
Stato in caso di necessità o pericoli.
Sappiamo bene che l’Italia ha bisogno di molte riforme. Non solo: è
necessario combattere un malcostume diffuso a, quasi, tutti i livelli. Come
certificato dal notevole debito pubblico che ammonta, ormai, a quasi
tremila miliardi di euro.
Abbiamo le potenzialità per superare le difficoltà. Per poter cogliere le
opportunità occorrerebbe un ceto politico illuminato e preparato ad
affrontare le sfide. Questo è un nodo dolente: attualmente la classe politica
italiana esprime un’imbarazzante modestia: soprattutto i partiti al governo.
Anche l’opposizione non brilla.
A tutto questo servono le tasse. Non sono né belle né brutte, sono necessarie. Pagare tutti per pagare meno. In realtà possiamo definirle: la quota sociale per aderire alla comunità nazionale.
Da dove passa la strada virtuosa? Dalla crescita culturale degli Italiani.
Questo è l’attuale limite strutturale.>
La lista della spesa
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